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Gran finale ad Umbria Jazz con Al Jarreau, Mario Biondi e Take6. Quando la voce è tutto

(Carlo Vantaggioli)– Con la voce declinata al maschile chiude l’edizione 2014 di Umbria Jazz, funestata dalla pioggia nella prima settimana, e per qualche minuto a rischio anche nella esplosiva serata finale. Tutto è iniziato alle 18 di ieri, 20 luglio, con l’apertura dell’Arena Santa Giuliana anticipata per il concerto dedicato al canto “a cappella” dei formidabili Take6. Una performance ad alto tasso di divertimento e di piacevole ascolto di un genere che con il tempo non ha mai smesso di piacere al pubblico che ancora si incanta nel miracolo di più voci combinate che diventano una intera orchestra. I Take6, ovvero Claude McKnight, Mark Kibble, Joey Kibble, David Thomas, Alvin Chea e Khristian Dentley sono insieme sin dagli anni ’80 e hanno riportato in auge il genere patrimonio dei grandi gruppi anni’60 del R&B come The Temptations, arricchendo però i loro spettacoli con gag, dialoghi con il pubblico e riarrangiamenti di autori e cantanti famosi. Ieri pomeriggio in tal senso non è mancato nulla al pubblico accorso nel caldissimo pomeriggio perugino, tanto che molti spettatori “tarantolati” dalle note contagiose dei Take6 si sono messi a ballare in totale libertà in platea alle note armoniose e perfette di pezzi di Michael Jackson o degli Earth Wind and Fire. Insomma uno spettacolo di quelli che vorresti vedere almeno una volta a settimana per ritemprarti dalle brutture umane.

Alle 21 è il momento di Al Jarreau. L’ultima volta ad UJ del vocalist di Milwuakee è stato nel 2012, con uno spettacolo che lo vide protagonista nonostante fosse reduce da una brutta malattia che ne ha segnato il fisico. Già allora, nonostante l’amore sviscerato che nutriamo per questo incredibile protagonista della scena musicale degli ultimi 40anni, temevamo che le sue apparizioni live potessero subire una battuta d’arresto per l’inevitabile fatica di un concerto basato su pezzi scritti per mettere a dura prova la voce dell’artista. E invece lo ritroviamo oggi, con uno spirito intatto ed una forza musicale che farebbe invidia a qualche giovane artista sfaccendato, che dovrebbe prendere esempio. Chiariamo subito che la voce iperbolica di Jarreau non è più la stessa, perchè le cose cambiano per loro natura, sopratutto se hanno a che fare con il corpo umano. Quello che non cambia però è l’orecchio musicale ed il carattere di quest’uomo, che a rischio di sembrare retorici, ieri sera ci ha fatto una tenerezza infinita. Il vincitore di 5 Grammy, Al Jarreau, reinventa se stesso e da vecchio saggio della voce cantata, costruisce uno spettacolo fatto di canzoni, musica suonata magnificamente da un gruppo solidissimo, dialoghi sulla bellezza della vita, “Siate seri nelle vostre cose, ma divertitevi…” e gag infinite sulla sua voce, che lui conosce meglio di chiunque altro.

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Ride, usa il falsetto come un bambino ma colpisce allo stomaco se decide di usare i suoi bassi profondi e ancora incanta quando decide che è ora di usare lo strumento come solo lui sa fare per imitare la sezione ritmica di un pezzo. Si muove a fatica sul palco, si mette a sedere di peso su una sedia al termine di un pezzo, tira il fiato e l’unica cosa che lo preoccupa è il pubblico che già teme che qualcosa non vada. “Come và? Tutto ok ?…”, dice ridendo di gusto. E poi via, si ricomincia da capo. Parla anche delle cose tristi della vita come dell’amico e sodale artistico George Duke, scomparso nel 2013 e con il quale muove i primi passi negli anni ’60, o dei morti del volo della Malaysia Airlines, li abbraccia tutti evidentemente commosso e ringrazia Papa Francesco per ciò che fa. Si comporta dunque come un vecchio nonno farebbe parlando con i nipoti ai quali si spiega la vita. E poi attacca il suo cavallo di battaglia Take Five!
Da intenditore, promuove le nuove speranze del bel canto come il suo bassista e vocalist Chris Walker, decisamente bravo e poi fa da “padrino” ad un cantante italiano che è cresciuto a pane e Al Jarreau. E per farlo attacca l’unica canzone possibile per far capire chi insegna qualcosa a chi, Teach me Tonight. E sulle note di “Insegnami stasera” fa il suo ingresso sul palco Mario Biondi. I due si conoscono da qualche anno ed hanno anche qualche progetto insieme ma Biondi non resiste e dice rivolto al pubblico “Sono come un bambino la notte di Natale”. In verità lo è anche il pubblico che balla sulle gradinate e sulle sedie in platea, mentre si chiude il concerto con un bis sulle note di Roof Garden. E come scrivemmo nel 2012, che Dio ce lo conservi in salute Al Jarreau.
A Mario Biondi, il compito di chiudere l’edizione n°41 di Umbria Jazz. In platea c’è una certa agitazione, sembrerebbe di gentili signore, che non vedevano l’ora di sentire il vocione black di Biondi che ha ormai definitivamente abbattuto ogni confine diventando una vera star internazionale, richiestissimo anche dagli stessi compositori che lo scelgono per interpretare i loro brani. Uno su tutti il grandissimo Burt Bacharach che ha scritto un pezzo solo per Biondi e che il cantante non manca di eseguire nei suoi concerti.
Il concerto del cantante siciliano è sempre un grande spettacolo, non solo per le indubbie doti vocali di Biondi ma anche per la fantastica band che lo segue da anni, la Italian Jazz Players, composta da musicisti di primissimo livello come i fratelli Daniele e Tommaso Scannapieco, sax -flauto e basso elettrico e contrabbasso, Gianfranco Campagnoli tromba, Lorenzo Tucci batteria , Claudio Filippini piano, Ciro Caravano tastiere e voce, Michele Bianchi chitarra. Piccola nota per Ciro Caravano che i più ricordano come vocalist dei Neri per Caso, rivelatosi nel concerto di ieri sera un formidabile musicista dotato di ogni giocattolone elettronico possibile nel campo delle tastiere.

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Biondi canta molte delle sue ultime hit ma anche cavalli di battaglia come Rio De Janeiro Blues o altre ancora. Balla e si propone come il più consumato dei crooner, scherza e dimostra di conoscere bene la lezione di Al Jarreau, ma anche degli Incognito o del mai dimenticato Isaac Hayes, al quale somiglierebbe in maniera imbarazzante anche fisicamente, se non fosse per il colore della pelle. Nel concerto di Perugia, Biondi sembra anche voler affinare una certa estensione della sua voce verso i registri alti, non lasciandola ancorata per la maggior parte del tempo sui rassicuranti e suoi congeniali registri bassi e profondi. Ed è giusto così, un’artista completo di livello internazionale non può avere angoli in ombra e Mario Biondi è al sole già da qualche tempo. Grandi applausi di una platea entusiasta di rivederlo al Santa Giuliana dopo l’ultima volta nel 2012, in cui cantò con 38 di febbre, ma senza fare una piega.

In chiusura di UJ14 purtroppo, oltre al bello non manca però anche la faccia triste e brutta della manifestazione.
Siamo stati testimoni involontari di una scena che dire vergognosa è poca cosa. Nell’intervallo tra il concerto dei Take6 e l’inizio di quello di Al Jarreau, nel Ristorant Stage alle spalle dell’Arena Santa Giuliana, un signore si sente male e si accascia a terra. Subito vengono chiamati i soccorsi della Croce Rossa che presidiano l’area e che sono posizionati con un ambulanza dietro alle gradinate. I sanitari ed un Carabiniere si sono precipitati correndo nella zona davanti al ristorante ed hanno subito stabilizzato l’uomo che apparentemente aveva avuto un attacco di cuore, seguiti a poca distanza di tempo (un minuto o due) dall’ambulanza chiamata dagli stessi sanitari che per raggiungere il posto deve attraversare un passaggio coperto dai praticabili in legno che conducono in Arena. Caricato sulla lettiga l’uomo per il trasporto in Ospedale, e mentre l’ambulanza era intenta a fare manovra per uscire dal punto da cui era arrivata, un uomo che poi abbiamo appurato essere uno dei responsabili della sicurezza in Arena, si è avvicinato all’autista dell’ambulanza apostrofandola per essere passata sui praticabili in legno andando addirittura a prendere il malato davanti al ristorante tra il pubblico. Per inciso il gruppo di Tuba Skinny che stava suonando nel ristorante, non ha affatto interrotto la sua esibizione, mentre invece il pubblico presente ci è sembrato molto solidale con il guaio occorso all’uomo a terra, come sembra che sia naturale tra essere umani.
Ma il responsabile della sicurezza sembra aver avuto a cuore molto di più la sorte dei praticabili in legno e dell’onore del ristorante per arrivare a dire all’autista dell’ambulanza “ Avete fatto un bel casino…”, mentre nella lettiga dietro c’era un uomo con un probabile attacco di cuore che attendeva di essere trasportato all’Ospedale. Tanto era inverosimile la faccenda che lo stesso Carabiniere presente si è rivolto in modo secco e deciso al “figuro” dicendogli di non intralciare e rimandare a dopo le polemiche, mentre chi scrive era esattamente a un metro dalla scena, insieme ad altri amici rimasti sbalorditi dal comportamento di questo soggetto, che forse sarebbe il caso che si occupi in futuro di sicurezza e recinzioni di pollai, fatte salve le incolpevoli galline, sia chiaro!

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(Video di Nicola Palumbo- Foto di Tuttoggi.info)