di Claudio Pace
Cosa augurare in questo Natale da villaggio globale?
A chi rivolgere il pensiero, in questo momento cosi nero?
Alle persone a me care e a quelle ostili,
alle persone con cui vivo tutti i giorni,
in famiglia, al lavoro, nei negozi, per strada
e a quelle con cui ho vissuto i giorni passati.
Ma anche quelle che conoscerò, a Dio piacendo, nel prossimo anno che viene,
sia che mi vorranno male o mi vorranno bene.
A quelle che incontro nel mondo surreale del Web e dei social network
e che qualche volta ho la fortuna di conoscere nel mondo reale
per scoprire che sono molto più “persone”, ancor più di quello che dalla loro immagine virtuale traspare.
A quelle che mi erano amiche e che adesso sento molto lontane,
per ragioni che a me spesso appaiono balzane.
Ma un pensiero va a chi prima c’era accanto e adesso
riempie il cielo stellato di un mondo a noi trascendente,
dove si entra felicemente, bevendo degnamente,
il sangue versato da uno, diverso da noi, completamente.
Forse era un folle o forse era Dio, la Seconda Persona Divina,
che volle farci uguali a lui, facendosi completamente uguale a noi,
e votare se stesso ad un martirio supremo di amore che non odia ma perdona,
sacrificio sommo, che volle avvenisse sotto gli occhi della Madre e del discepolo amato
che da quel momento la prese con sé. Già, la stessa Madre, consapevole
fin dagli inizi del destino del suo bambino, ma che non esitò
a mostrarlo e a donarlo ai primi uomini che lo accolsero,
dei poveri e umili lavoratori, nei pascoli erbosi, che credettero
al Grande Segno manifestato a loro dalle gerarchie celesti:
“invenietis infantem pannis involutum et positum in praesepio”.
Ecco il Natale che vi auguro, credere ancora agli uomini che credono ancora
e insieme al “Segno” proclamato dalla voce degli angeli!
Buon Natale!