La risposta fornita dall’assessore regionale alla Caccia Roberto Morroni sulla mancanza di fondi, al momento, per rimborsare almeno in parte le spese sostenute dalle associazioni venatorie per le operazioni di monitoraggio e studio della fauna selvatica, non convincono il presidente di Acr/Confavi Umbria, Sergio Gunnella.
“Personalmente, pur digerendo che lei abbia la caccia al quinto posto fra le deleghe affidatole – scrive Gunnella rivolgendosi direttamente a Morroni – non le pare che ciò che sborsano gli uomini dei boschi (i cacciatori, ndr) umbri ogni anno, basta e avanza? Mi piace ricordarle che da diversi lustri la tassa regionale richiesta da queste parti è di 84 euro, che, fortunatamente, è il massimo consentito dalla normativa nazionale. Nel Lazio, invece, di euro se ne pagano 32,65 e in Toscana 23”.
Gunnella ricorda poi le parole di Morroni a proposito del “valore aggiunto” formidabile nella corretta gestione faunistico-venatoria svolto dal cacciatore. “Allora – attacca Gunnella – non capisco perché lei, fino a oggi, non abbia mai pensato di porre modifica al regolamento regionale n. 6 firmato Lorenzetti dal lontanissimo 2008”. Un regolamento che secondo il presidente di Acr/Confavi Umbria penalizza il volontariato. Perché da una parte la Regione prevede la corresponsione, ai presidenti degli Atc, di un compenso mensile fissato dalla Giunta regionale. Ma poi sono i tre Atc, soggetti privati di seconda categoria che gestiscono anche cosa pubblica, ad avere l’onere di sborsare in solido ciò che altri hanno deciso d’ufficio.
“Così facendo – accusa Gunnella – si finisce col tagliare l’erba sotto ai piedi di quel cacciatore/contribuente e volontario che, proprio in nome del volontariato, forse il presidente l’avrebbe fatto a costo zero”.
Quanto ai fondi “che non sono sufficienti neppure a coprire le spese correnti”, Gunnella replica: “Se è vero (come è vero) che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, non ci trovo nulla di strano che poi i danni provocati dalla stessa siano a carico del pubblico. Così come gli oneri riguardanti i Centri regionali di riproduzione della fauna selvatica e lo stesso Osservatorio faunistico regionale. Seguendo le norme dettate dalla legge di mercato, a ben vedere, non sempre la strada dell’aumento delle entrate è quella giusta per uscire dalla crisi. Esiste anche quella della diminuzione delle spese. Ma questa – conclude Gunnella – è un’altra storia da riprendersi dopo le consultazioni elettorali”.