"Gli Atc non hanno soldi? Riscopriamo il volontariato"

“Gli Atc non hanno soldi? Riscopriamo il volontariato”

Redazione

“Gli Atc non hanno soldi? Riscopriamo il volontariato”

Sab, 16/12/2023 - 08:14

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L'intervento di Sergio Gunnella, presidente di Acr/Confavi Umbria

La risposta fornita dall’assessore regionale alla Caccia Roberto Morroni sulla mancanza di fondi, al momento, per rimborsare almeno in parte le spese sostenute dalle associazioni venatorie per le operazioni di monitoraggio e studio della fauna selvatica, non convincono il presidente di Acr/Confavi Umbria, Sergio Gunnella.
“Personalmente, pur digerendo che lei abbia la caccia al quinto posto fra le deleghe affidatole – scrive Gunnella rivolgendosi direttamente a Morroni – non le pare che ciò che sborsano gli uomini dei boschi (i cacciatori, ndr) umbri ogni anno, basta e avanza? Mi piace ricordarle che da diversi lustri la tassa regionale richiesta da queste parti è di 84 euro, che, fortunatamente, è il massimo consentito dalla normativa nazionale. Nel Lazio, invece, di euro se ne pagano 32,65 e in Toscana 23”.
Gunnella ricorda poi le parole di Morroni a proposito del “valore aggiunto” formidabile nella corretta gestione faunistico-venatoria svolto dal cacciatore. “Allora – attacca Gunnella – non capisco perché lei, fino a oggi, non abbia mai pensato di porre modifica al regolamento regionale n. 6 firmato Lorenzetti dal lontanissimo 2008”. Un regolamento che secondo il presidente di Acr/Confavi Umbria penalizza il volontariato. Perché da una parte la Regione prevede la corresponsione, ai presidenti degli Atc, di un compenso mensile fissato dalla Giunta regionale. Ma poi sono i tre Atc, soggetti privati di seconda categoria che gestiscono anche cosa pubblica, ad avere l’onere di sborsare in solido ciò che altri hanno deciso d’ufficio.
“Così facendo – accusa Gunnella – si finisce col tagliare l’erba sotto ai piedi di quel cacciatore/contribuente e volontario che, proprio in nome del volontariato, forse il presidente l’avrebbe fatto a costo zero”.
Quanto ai fondi “che non sono sufficienti neppure a coprire le spese correnti”, Gunnella replica: “Se è vero (come è vero) che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, non ci trovo nulla di strano che poi i danni provocati dalla stessa siano a carico del pubblico. Così come gli oneri riguardanti i Centri regionali di riproduzione della fauna selvatica e lo stesso Osservatorio faunistico regionale. Seguendo le norme dettate dalla legge di mercato, a ben vedere, non sempre la strada dell’aumento delle entrate è quella giusta per uscire dalla crisi. Esiste anche quella della diminuzione delle spese. Ma questa – conclude Gunnella – è un’altra storia da riprendersi dopo le consultazioni elettorali”.

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