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Gli albergatori umbri dicono no alla tassa di soggiorno

Si sono espressi unanimemente contro la tassa di soggiorno gli albergatori aderenti a Federalberghi della provincia di Perugia – Confcommercio, riuniti oggi in assemblea nella sede di via Settevalli, a Perugia.

Le argomentazioni di Federalberghi sono state riassunte in nove punti, altrettanti motivi che giustificano il No della organizzazione:

1.La tassa, anzitutto, renderebbe il territorio umbro meno competitivo sul mercato nazionale ed internazionale.

2.Si creerebbe il rischio, a livello regionale, di un effetto “a macchia di leopardo”: alcuni Comuni potrebbero introdurre la tassa di soggiorno ed altri no, oppure potrebbero decidere di applicarla con importi diversi alterando le regole base del mercato e della concorrenza.

3.Le strutture ricettive diventerebbero gli unici sostituti d'imposta mentre tutti gli altri settori economici, che beneficiano degli effetti del turismo, ne risulterebbero esenti (ad esempio ristoranti, commercio, artigianato, musei, trasporti, parcheggi, ecc.).

4.E’ inaccettabile scaricare il peso della crisi e della mancanza di risorse dei Comuni sui turisti, sia italiani che stranieri, che scelgono di visitare l’Umbria e che contribuiscono al benessere del territorio.

5.Gli aumenti di costo per i gruppi organizzati sarebbero elevatissimi, con il rischio che gli operatori professionisti decidano di dirigere il loro traffico su altre location dove non sussista la tassa. Oggi la realtà dei fatti è che le trattative si conducono sul filo dello sconto di un solo euro, ed è quindi inimmaginabile una proposta che preveda improvvisamente un aumento delle tariffe anche fino al 20% a persona al giorno!

6.Gli operatori del turismo – tour operator, agenzie di viaggio ed altri – programmano i loro pacchetti con molto anticipo e non possono adeguare le tariffe una volta pubblicati i propri cataloghi o inviate le proposte. I programmi per il 2012 sono già stati completati.

7.Se qualche impresa ricettiva dovesse decidere di accollarsi la tassa di soggiorno per non perdere clientela e fatturato, si otterrebbe l’effetto perverso di impoverire ulteriormente chi risiede e lavora nel territorio in un momento di crisi profonda, con il risultato di finire in una spirale che indebolirebbe il sistema stesso.

8. L’introduzione della tassa comporterebbe inoltre un aggravio ulteriore di costi per l’impresa, costretta ad effettuare modifiche ai software operativi e al restyling dei moduli per le ricevute.

9. Il personale, impiegato direttamente o indirettamente nel comparto, potrebbe subire, insieme ai propri datori di lavoro, le conseguenze negative di questa scelta.

“Le nostre città – ha detto il presidente Federalberghi della provincia di Perugia Vincenzo Bianconi – non possono essere paragonate a Roma, Firenze o Venezia, che esercitano una attrazione ben più forte. Con si può pensare di ripianare i bilanci in questo modo; prima deve venire la razionalizzazione dei costi nelle pubbliche amministrazioni, sia a livello centrale che periferico”,

“Sarebbe del tutto improprio – ha aggiunto Andrea Barberi, vicepresidente Federalberghi – ipotizzare per Perugia, ad esempio, livelli di tassa simili a quelli della città di Firenze (da uno a cinque euro per persona al giorno), con la quale il nostro capoluogo, pur incantevole, non può certo essere confrontata in termini di numero di arrivi, presenze, occupazione media delle strutture ricettive (in Umbria siamo al 32per cento per la ricettività alberghiera e addirittura intorno al 17per cento per l’extralberghiero), fatturato medio per struttura (in forte e progressivo calo dal 2008), solo per citare alcune voci. Non riusciamo davvero a credere che l’amministrazione comunale di Perugia voglia prendere in considerazione l’introduzione di una tassa che avrebbe ripercussioni negative sui flussi turistici nella nostra città”.

Gli albergatori Federalberghi – Confcommercio”, è stato detto in conclusione, “sono perciò pronti a contrastare con tutti i mezzi a disposizione l’imposizione della tassa di soggiorno, che in alcuni casi metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa di aziende del settore e che certamente andrebbe ad indebolire ulteriormente l’intero comparto del turismo ricettivo, spesso indicato come uno dei pochi volani rimasti per la crescita e lo sviluppo dell’economia umbra”.