Un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per un milione e mezzo di euro di beni tra case, auto, moto e conti correnti. La Procura generale di Perugia ha reso noto questa mattina di come, in qualità di organo di esecuzione abbia attivato indagini e controlli patrimoniali poi eseguiti dalla guardia di Finanza di Perugia e di Ancona. Una attività che il procuratore generale Fausto Cardella ha definito “rastrellamento di retroguardia”, riferendosi al fatto che l’indagine è partita dall’esame dei fascicoli di sentenze passate in giudicato e sostanzialmente destinate all’archivio. Una sorta di “controllo finale” dello Stato prima di considerare chiusa una pratica sui condannati dopo i vari gradi di giudizio. “Perchè dopo al condanna resta ancora qualcosa da fare”.
Ecco che così “Qualcosa che potrebbe restare silente negli archivi, torna a galla – stato spiegato dal Procuratore generale – Indice di uno Stato che funziona non solo in prima battuta, raccogliamo ‘briciole’ che si sono perse durante l’attività”. Un’azione di contrasto ai patrimoni illeciti che oggi è considerata una priorità. Perchè “La criminalità va colpita sopratutto nell’aspetto economico.
Nasce l’ufficio generale di coordinamento e organizzazione. Questa attività adesso è stata inquadrata in maniera strutturata ed è nato uno specifico ufficio di cui fanno parte ufficiali di polizia giudiziaria ed ha tra i suoi compiti istituzionali proprio la disamina dei fascicoli destinati all’archivio per “vedere se c’è qualcosa da tirar fuori”.
Cosi la prima “vittima” della nuova attività è un anconetano con due sentenze passate in giudicato che hanno “insospettito” gli operatori del nuovo ufficio. Una condanna per droga e una per truffa annullata dalla cassazione e rinviata a Perugia, tanto è bastato per innescare le indagini. Sui conti correnti dell’uomo che dichiarava “troppo poco” al fisco, è stat trovata una notevole disponibilità, circa 300mila euro. Troppi per qualcuno che dichiarava un mensile da 900 euro e aveva anche ricevuto tutela legale a carico dello Stato. Con la struttura internazionale sono state dunque aggredite le sue proprietà immobiliari in Bulgaria (moglie bulgara). Il soggetto attraverso l’attività illecita aveva dunque accumulato ingenti capitali fittiziamente intestati alla moglie e dirottati verso l’estero. Di mezzo, anche una finta separazione tra i due, ma grazie alle attività “abbiamo ricomposto la famiglia”, è stato detto dagli inquirenti.