“Se ne va un maestro e un amico“. Con queste parole il consigliere comunale e giornalista Giuliano Giubilei ha chiuso il suo post in cui ricorda lo scrittore Andrea Camilleri, il papà di Montalbano, morto all’età di 93 anni all’ospedale Santo Spirito di Roma dove era ricoverato da tempo per l’aggravarsi delle sue condizioni.
Il giorno della presentazione della sua candidatura a sindaco di Perugia, al Circolo Perugina, Giubilei aveva sorpreso tutti mandando in onda un video-messaggio registrato da Camilleri, a sostenerlo. “Montalbano come assessore alla Sicurezza non sarebbe male” aveva poi scherzato Giubilei a proposito delle parole dell’amico Camilleri. Che non aveva mai nascosto il suo impegno politico, ma che nonostante questo era stimato e apprezzato anche da tanti rappresentanti della destra.
“Ogni tanto di pomeriggio – ricorda Giubilei – andavo a trovare Andrea Camilleri. La mattina non si poteva perché vestito di tutto punto, come amava dire, lavorava con Valentina fino all’ora di pranzo ai romanzi o alle altre opere che stava preparando. Gli piaceva parlare e anche ascoltare: mi colpiva la curiosità che a novant’anni, e cieco, aveva per le cose del mondo. Trasmetteva umanità, saggezza, ironia, attenzione per gli altri e ogni incontro con lui ti lasciava qualcosa su cui riflettere. Perfino sul numero di sigarette spente nel posacenere sul tavolo“.
E ancora: “È stato un uomo molto amato: dalla straordinaria moglie Rosetta e dalle figlie, oltre che dal suo immenso numero di lettori. Ultimamente però si era intristito. Non sopportava l’idea di lasciare ai nipoti un paese ridotto così: intriso di razzismo e dominato dalla cattiveria. Sentiva di aver fallito come uomo. E poi per il livello della classe politica che ci governa: è che io sono abituato male, diceva, sono cresciuto con Moro, Berlinguer, La Malfa e prima ancora con Togliatti e De Gasperi!”.
“Non è stato solo un grande scrittore – prosegue Giubilei a proposito di Camilleri – era l’ultimo intellettuale capace di trovare le parole giuste per intervenire e dire la sua sulle grandi questioni del paese: anche per questo era così popolare, non solo per Montalbano. Ma per me era anche un incredibile raccontatore di storie. Non a caso nella parete del suo studio campeggiava una immensa tela, dipinta da mano popolare, che illustrava le imprese di un cantastorie siciliano che girava per i paesi dell’isola. Per dare le notizie quando ancora non c’erano la radio e la televisione, sosteneva Andrea. Qualche storia l’ha messa nei libri, io ho avuto la fortuna di ascoltarla dalla sua viva voce: come quella, indimenticabile, del suo incontro da bambino con la banda del Bandito Giuliano.Se ne va un maestro e un amico”.