Il sottosegretario al Ministero dell'Ambiente Claudio Barbaro aveva parlato di "una necessaria azione coordinata di rimozione" per salvaguardare il delicato ecosistema di Umbria e Toscana, l'Aidaa non ci sta e annuncia costituzione di un comitato
In Italia i castori non si vedevano da 500 anni ma ora che sono tornati – stando alle parole espresse nei giorni scorsi dal sottosegretario al Ministero dell’Ambiente Claudio Barbaro (“serve un’azione coordinata di rimozione“) – sembra proprio che non siano del tutto graditi.
Arriva infatti lo stop immediato delle associazioni animaliste, che dicono “No a quello che pare essere uno sterminio annunciato dei castori insediati in Toscana ed Umbria“. L’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente (Aidaa) lancia così un’appello a esperti e associazioni animaliste e ambientaliste, per la costituzione di un comitato che si opponga all’eradicazione dei castori non solo sotto il profilo legale, ma anche scientifico.
Castori sul Tevere tra Toscana e Umbria, dal Ministero “Sono troppi, vanno rimossi”
“Una rimozione dei castori, come l’ha definita il sottosegretario, in realtà vuole dire eradicazione violenta – scrivono gli animalisti dell’Aidaa – quello che vogliamo spiegare è che il castoro non è un animale distruttore e che la sua presenza non è nefasta ma rappresenta un vantaggio anche se la reintroduzione (tra l’altro bene accolta dalla popolazione della Valtiberina) è avvenuta in maniera non programmata”. Pare infatti che l’”abbondante” ricomparsa dei castori eurasiatici – come sottolineato in Parlamento – “risulti attribuibile ad immissioni di natura illegale e non autorizzate dalle autorità competenti”.
Barbaro nella commissione Ambiente della Camera aveva invitato Toscana e Umbria a pianificare interventi gestionali urgenti “necessari in relazione ai gravi impatti che la specie verosimilmente produrrà ad un ecosistema delicato come i corsi d’acqua, nonché a specie ed habitat ad essi collegati, anche di interesse comunitario”.