“Le amministrazioni comunali di Giove e Penna in Teverina hanno promosso questo progetto individuandolo come la principale opportunità di sviluppo e di benessere sociale per i due territori e per il futuro dei propri giovani”. Il progetto in questione è quello che potrebbe portare alla fusione dei due municipi dell’Amerino, per il quale è stato avviato un percorso di partecipazione con associazioni di categoria, dipendenti pubblici, forze sociali e cittadini, che si concluderà il 31 dicembre.
“Solo se le informazioni di ritorno da questi passaggi saranno prevalentemente favorevoli alla fusione – spiega il dossier che accompagna la proposta di fusione tra Giove e Penna in Teverina – si potrà arrivare alla delibera dei consigli comunali”. La fasi successive prevedono che la giunta regionale inoltri all’assemblea legislativa dell’Umbria la proposta formulata dai due consigli comunali coinvolti, per procedere alla convocazione di un referendum consultivo. Nel caso in cui l’esito del referendum sia positivo, il disegno di legge di fusione passerà all’esame del consiglio regionale che lo trasformerà in legge, facendo decadere le attuali amministrazioni, rette da un commissario prefettizio fino al ritorno alle urne. Che, se tutto procederà secondo i piani, ci sarà a maggio del 2019.
Questo l’iter burocratico di un progetto che, almeno sulla carta, è già ben delineato. Il nuovo municipio si estenderà su una superficie di 25,16 chilometri quadrati e ospiterà una popolazione composta da 3.040 unità. “Nel nuovo Comune – è il dettaglio fornito dal dossier – i dipendenti sarebbero 15 a tempo indeterminato e 3 a tempo determinato, consentendo una riorganizzazione funzionale degli uffici ed un maggiore livello di specializzazione per rendere maggiori e migliori servizi al cittadino. Questo consentirebbe anche alcuni risparmi valutabili in circa 20.000 euro l’anno”.
Il piano prevede che le due sedi municipali di Giove e Penna in Teverina continueranno a rimanere aperte per fornire ai cittadini i servizi demografici (anagrafe, stato civile, leva ed elettorale), l’ufficio tecnico e la ragioneria, i servizi sociali e l’ufficio di cittadinanza. “Saranno accentrati i soli servizi che non prevedono il contatto diretto con i cittadini”. E sarà cura degli stessi uffici aggiornare la toponomastica, con l’obiettivo di lasciare quanto più inalterato possibile il nome delle vie, comunicare le variazioni di residenza ai fornitori di servizi pubblici, o ancora modificare – laddove necessario – documenti di riconoscimento, patenti di guida, tesserini per caccia e pesca.
L’opzione della fusione potrebbe portare con sé anche vantaggi economici. Oltre a minori spese (unico revisore dei conti, unico consiglio comunale, risparmi sulle manutenzioni e così via) stimate in circa 40.000 euro l’anno, l’accorpamento farebbe incassare una premialità di circa 3,3 milioni di euro in dieci anni. Il conto complessivo dice che mettersi insieme porterebbe nelle casse del nuovo comune oltre 4 milioni di euro in dieci anni “che, insieme alla maggiore possibilità di accesso al credito – ipotizza il dossier – potrebbero rendere possibile la realizzazione di obiettivi altrimenti non raggiungibili come, ad esempio una nuova scuola antisismica o una riduzione delle tasse comunali”.
Insomma, sulla carta funziona tutto. Adesso la parola passa ai cittadini. E chi ha proposte per il nuovo nome da assegnare al Comune, si faccia avanti.
(Christian Cinti)