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GIOVANNI PAOLO II RACCONTATO DA CHI LO HA CONOSCIUTO DA VICINO. AL DUOMO UNA GIORNATA DI INTENSE EMOZIONI (Foto, guarda)

Jacopo Brugalossi

Un Papa comunicatore, un Papa viaggiatore, un Papa stratega, un Papa globale, un Papa umano. Tutti questi aggettivi sono stati attribuiti a Giovanni Paolo II decine e decine di volte. Fa un effetto diverso dal solito però, se a pronunciarli sono un Cardinale, un Vescovo e cinque eminenti giornalisti che con Papa Giovanni Paolo II hanno condiviso viaggi, storie, eventi; in sostanza una buona parte della loro vita.
Nella “tavola rotonda” di oggi sotto il porticato del Duomo, Alessio Vinci, il popolare conduttore televisivo di Matrix, ha moderato un intenso ed appassionato dibattito sulla figura di Karol Wojtyla, raccontata da chi l’ha conosciuto veramente da vicino. A partire dal Cardinale Leonardo Sandri, colui che diede al mondo la notizia della morte del Santo Padre, commuovendo con le sue parole milioni di persone: “Il nostro amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo II è tornato alla casa del padre”. Parole che Vinci ha ammesso di aver ripreso quando toccò a lui il compito, in qualità di corrispondente dall’Italia della CNN, di dare l’annuncio della morte ai telespettatori americani.
Oltre a Vinci, altri quattro eminenti giornalisti hanno preso parte al dibattito. John Allen, scrittore e corrispondente del National Catholic Reporter; Greg Burke, corrispondente dall'Italia di Fox Television; Rachel Donadio, corrispondente dall'italia del New York Times e Marco Politi, biografo papale ed editorialista del Fatto Quotidiano. La tavola rotonda avrebbe dovuto fungere da introduzione all’inaugurazione della mostra fotografica realizzata da Philip Pullella, ma si è repentinamente trasformata nell’evento principale della giornata, tanta è stata la forza emotiva dei racconti di coloro che hanno avuto il privilegio di interagire con Giovanni Paolo II. Un Papa che, per usare la parole pronunciate dal Cardinale Sandri, “ha davvero cambiato la storia, perché si sentiva a proprio agio nella storia degli uomini, sia dal punto di vista umano che da quello divino”.
Monsignor Renato Boccardo ha commosso e fatto sorridere i tanti presenti raccontando alcuni aneddoti della vita del Pontefice, come quello accaduto nel 2002, quando il Papa, già indebolito dalla vecchiaia e debilitato dalla malattia, affrontò il viaggio in Canada per la giornata mondiale della gioventù. Durante la permanenza a Toronto, che sarebbe dovuta durare una settimana, giunsero dal Messico e dal Guatemala due inviti al Pontefice il quale, nonostante il parere negativo del medico e dei suoi collaboratori, decise di accoglierli e prolungare il viaggio, che durò in tutto 18 giorni. “Si può fare”, furono le sue parole, semplici ma grandi come il suo spirito, instancabile nell’opera di evangelizzazione dell’umanità intera.
E’ stato ancora l’Arcivescovo di Spoleto a raccontare un memorabile aneddoto riferito ad un’altra giornata mondiale della gioventù, quella del 1993 a Denver. In quell’occasione, salendo la scalinata che l’avrebbe portato al suo scranno, il Papa si fermò un momento a guardare la marea umana di giovani che gioivano e cantavano per lui, lasciandosi sfuggire una lacrima di commozione colta immediatamente dalle macchine fotografiche e dalle telecamere di mezzo mondo. All’indomani, i giornali americani riportarono il commento di uno dei giovani presenti che disse testualmente: “Michael Jackson non ha mai pianto per me”.
“Giovanni Paolo II è riuscito ad entrare nel cuore di tutti, a far sentire importante ogni persona che assisteva ad un suo intervento o a cui stringeva la mano – ha detto l’editorialista del Fatto Quotidiano Marco Politi – ed è stata proprio questa capacità di trovare un confronto diretto con l’umanità che l’ha reso grande”. Secondo Politi, Giovanni Paolo II è stato il primo Papa a capire le potenzialità della globalizzazione ed a sfruttarle a vantaggio della sua opera di evangelizzazione. “E’ stata questa la forza della sua strategia – continua Politi – quella di non aver tenuto la parola di Dio chiusa in Vaticano, ma di averla portata in quasi tutti i paesi del mondo, compiendo viaggi a volte massacranti, parlando con rispetto ad altre religioni, riconoscendo sempre la dignità della professione di ogni fede”.
Ma il messaggio di Papa Wojtyla non era solo un messaggio religioso; era anche un messaggio di pace, di giustizia, di diritti umani. Secondo John Allen, scrittore e corrispondente del “National Catholic Reporter”, Giovanni Paolo II è stato un formidabile comunicatore. E’ riuscito nel suo intento, quello di evangelizzare il mondo, perché ha capito la forza della comunicazione. Non ha mai visto la stampa come una minaccia per la chiesa, anzi, ha sempre dialogato con i media, costruendo tramite loro un ponte per una diffusione dei suoi messaggi. “Lui aveva capito la forza delle parole – ha sottolineato Allen – e che le parole, se usate nel modo giusto, possono ancora cambiare il mondo”.
Al termine della tavola rotonda, Il Cardinale Sandri, l’Arcivescovo Boccardo, i giornalisti, le numerose autorità cittadine intervenute e tutti i presenti si sono recati all’interno della Chiesa della Manna D’Oro per ammirare la mostra allestita da Philip Pullella. Lo stesso curatore della mostra ha fatto da cicerone al Cardinale Sandri, secondo il quale le foto rappresentano alcune “perle” del pontificato di Giovanni Paolo II. Dello stesso avviso l’Arcivescovo Boccardo, che ha detto: “la mostra è un tesoro della città di Spoleto, che spero possa far crescere tanto la comunità religiosa quanto quella civile”.