Aids, Umbria terza regione per diffusione | "Non è peste gay" - Tuttoggi.info

Aids, Umbria terza regione per diffusione | “Non è peste gay”

Alessia Chiriatti

Aids, Umbria terza regione per diffusione | “Non è peste gay”

Da Unipg nuovi strumenti per combattere il virus | La testimonianza di Cabiria e Anlaids
Mar, 01/12/2015 - 10:33

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E’ un dato importante quello pubblicato dall’Istat: l’Umbria, secondo l’Istituto, è al terzo posto tra le regioni con maggior numero di casi di Aids all’anno. A parlare sono anche i dati clinici del reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Perugia, in base ai quali nei primi undici mesi del 2015 sono stati riscontrati 34 nuovi casi di infezione da Hiv. Un dato che risuona con ancora più forza proprio oggi (1 dicembre) nella Giornata mondiale per la lotta con il virus dell’Aids, un momento utile a ragionare sulla prevenzione e per comprendere quanto in realtà il rischio di contagio sia alto. Una malattia invalidante, causa di comportamenti discriminatori anche su luoghi di lavoro, conosciuta negli anni ’80 come la “peste gay”, per la sua diffusione tra omosessuali, tossicodipendenti e prostitute. Ad oggi, sembra utile sfatare questo tipo di convinzione, nonostante per molti si tratti ancora di una malattia che colpisce chi è al margine della società.

Così fanno diverse associazioni umbre, che lavorano per l’informazione sul rischio di contagio, non solo per l’Aids, ma in generale per tutte le malattie sessualmente trasmissibili, affermando con chiarezza chea  punto non si tratta di “peste gay”. Ci sono le operatrici e gli operatori dell’Unità di Strada Cabiria (ArciSolidarietà Ora d’Aria), associazione nata nel 1998 su iniziativa dell’Arci. Cabiria opera su tutta l’Umbria, promuovendo servizi di vario genere, come il monitoraggio della prostituzione su strada e “in door”, l’informazione votata alla riduzione del danno per prevenire, attraverso la consapevolezza del rischio, la diffusione del virus dell’Aids, o ancora un contatto con donne e transgender che lavorano per strada per metterle a conoscenza della legislazione, in Italia e in Umbria, anche in materia di immigrazione. Fondamentale è la mediazione con il personale sanitario, per aiutare chi volesse rivolgersi a strutture ospedaliere per test e prevenzione, così come lo studio della strategia di emersione della prostituzione “in door”. Un atteggiamento dinamico, che si trova spesso a interfacciarsi con la Onlus AnlAids, la cui sezione in Umbria è nata nel 1999, e ha come obiettivo il sostegno di persone seriopositive.

Per gli esperti, resta fondamentale la distinzione tra il virus dell’Hiv, che se curato non porta ad un “fine vita”, e quello dell’Aids. Come è naturalmente vitale fare il test almeno una volta nella vita: è gratuito e anonimo. Una novità, nonostante esista ormai da tempo, ma il suo uso sia poco diffuso è il preservativo femminile,  con il quale sono le donne a poter autodeterminare il proprio comportamento sessuale. Le operatrici di Cabiria ad esempio lo distribuiscono per strada alle ragazze.

A Perugia, per sensibilizzare al massimo la fascia più giovane della popolazione, è stato anche realizzato un filmato-spot in dialetto perugino “che vogliamo diventi virale“, hanno detto i vertici di Federfarma, presieduta da Augusto Luciani, alla presentazione dell’iniziativa. Si tratta di un video, già diffuso nel web, cui hanno collaborato i 7 Cervelli, Fabrizio Ravanelli, Accademia del Donca e Coutry House Ottaviani, attraverso il quale viene lanciato il messaggio “L’Aids è ancora vivo. Pensaci. Se hai un dubbio fai il test“.
Vogliamo far capire che il contagio c’è, e accrescere l’informazione per prevenirlo”, è stato detto dai promotori dell’iniziativa, definita da Ravanelli “importante per far capire, a giovani e non, qual e’ il problema, e che il rapporto protetto può salvare la vita“.
La trasmissione del virusavviene principalmente a causa di rapporti sessuali non protetti”, ha spiegato il dottor Carlo Pallotto, della clinica di Malattie infettive, che segue circa 700 pazienti e riscontra proprio in conseguenza a tali rapporti il “54,6% dei casi di contagio“.

La speranza da Unipg – Una buona notizia arriva poi dall’Università di Perugia: è il Selenio la sostanza che al suo interno racchiuderebbe nuovi strumenti per combattere il virus dell’Aids. A dirlo è un lavoro pubblicato sulla rivista americana “J Med Chem”, dai professori Oriana Tabarrini e Claudio Santi del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con Christophe Pannecouque del Rega Institute di Lauven in Belgio, leader mondiale per gli studi biochimici sul virus.
Le nuove molecole sono state progettate e sintetizzate dal dottor Luca Sancineto, presso il gruppo di Catalisi e Chimica Organica Verde del prof. Santi grazie a una borsa di studio erogata dal Consorzio Interuniversitario Nazionale di ricerca in Metodologie e Processi Innovativi di Sintesi.
“Innovativo è il ‘target’ dei nostri composti, la proteina NCp7 – spiega il dottor Sancineto -. Questo ‘bersaglio’ non è facile da raggiungere e controlla passaggi fondamentali per la vita e la replicazione del virus. Le molecole selenorganiche che abbiamo realizzato intervengono inibendo selettivamente questa proteina e uccidendo il virus con un meccanismo contro il quale il virus non ha, ancora, imparato a difendersi. L’altro aspetto interessante è infatti l’attività di questi composti su tutte le varianti del virus HIV comprese le forme resistenti ai farmaci attualmente in uso e gli isolati clinici”.
Un risultato importante, quindi, anche se ancora preliminare, che rimarca l’efficacia della collaborazione multidisciplinare che Perugia sta coordinando proprio nel campo delle ricerche sul Selenio attraverso il network internazionale SeS-Redox and Catalysis, e che punta a scardinare i preconcetti sulla tossicità che hanno per decenni rallentato la ricerca sul Selenio rimarcandone interessanti potenzialità terapeutiche.

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