Il tour umbro di Giorgia Meloni, partito da Terni si è concluso in serata a Spoleto. La presidente di Fratelli d’Italia / Alleanza Nazionale è voluta partire dalla città dell’acciaio per la campagna elettorale che si concluderà con il voto del 31 maggio prossimo. La Meloni, accompagnata dal coordinatore regionale Franco Zaffini, ha voluto incontrare all’uscita dei cancelli della TK gli operai del secondo turno con i quali si è soffermata a parlare a lungo. “Terni può essere presa un po’ come modello e simbolo di un Governo che non è mai stato in grado di gestire le criticità economiche delle nostre aziende ed eccellenze – ha detto la Meloni – si sta permettendo che un sito siderurgico come questo, dove si produce il miglior acciaio inox d’Europa, venga piano piano smantellato da una multinazionale tedesca e che centinaia di operai perdano il proprio posto di lavoro. Ci siamo fatti dettare le regole dall’Europa che, tramite la Commissione Antitrust, ha impedito che le acciaierie potessero essere gestite da Outkumpu. Riteniamo che sia possibile una gestione migliore e più vicina agli interessi dei lavoratori di queste vertenze”.
Subito dopo l’incontro la leader del partito di centrodestra ha incontrato i 20 candidati al consiglio regionale ed è ripartita per Orvieto, Foligno chiudendo il tour a Spoleto dove, ad attenderla in un ristorante della periferia, si sono ritrovate più di 400 persone. Con la Meloni e Zaffini c’era anche il candidato presidente Claudio Ricci. Un saluto alla presidente del Partito è stato reso dal sindaco Fabrizio Cardarelli.
La Meloni, dopo aver salutato i partecipanti alla cena, è tornata sui temi che affliggono le forze dell’ordine e in particolare la polizia penitenziari (a marzo scorso la Meloni aveva fatto visita al supercarcere di Maiano di Spoleto), sull’economia umbra e sulla sanità. Nell’intervista a Tuttoggi ha risposto sul decreto anticorruzione che giace al Senato e ancora sulle acciaierie: “siamo stati profeti – dice la Meloni affrontando la delicata vertenza della TK – quando a dicembre si è chiuso l’accordo salutato trionfalmente dal presidente del consiglio Renzi, abbiamo timidamente segnalato qualche perplessità, e cioè la paura che l’accordo fondamentalmente servisse ad abbassare i riflettori sul tema delle acciaierie per consentire alla Thyssen piano piano di dividere, smobilitare e vendere pezzo-pezzo quello che è un eccellente polo integrato, che funziona come polo integrato. Oggi giustamente gli operai hanno paura perché si torna a parlare di vendita, per quelle situazioni che sembravano scongiurate solo pochi mesi fa. Per questo oggi da Terni abbiamo chiesto al governo di riconvocare un tavolo davanti alle parti sociali per capire se l’azienda sta mantenendo gli impegni presi”.
(ha collaborato Lu.Bi. e Ca.Cer.)
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