Si fa attendere con ansia l’esame del Dna sulle ossa umane ritrovate nella Skoda Fabia carbonizzata noleggiata da Davide Pecorelli, il 45enne imprenditore scomparso in Albania ormai da 18 giorni.
I risultati del profilo genetico arriveranno nei prossimi giorni. I resti umani trovati nella vettura sono ancora all’Istituto di Medicina Legale in Albania, e di fatto sono l’unico vera prova che, oltre a stabilire se Davide sia vivo o meno, potrebbe dare una svolta alle indagini.
Gli investigatori e le forze dell’ordine albanesi, coadiuvate dall’Interpol, sembrano avere le idee chiare già da giorni: “la morte di Davide Pecorelli sarebbe avvenuta in maniera accidentale“, data l’assenza intorno all’auto – ritrovata in una piazzola sul ciglio di uno strapiombo – di qualsiasi traccia di spari o di un’azione dolosa (si è pensato addirittura ad un difetto tecnico dell’auto). Esperti di pirotecnica, tecnici automobilistici e forensi, comunque, sono ancora impegnati per scoprire la causa dell’incendio, quella della morte e ricostruire le dinamiche dell’evento.
Non la pensa così la Procura di Perugia, che ha aperto un fascicolo per omicidio. Gli inquirenti umbri – che vogliono avere l’ultima parola sul caso – hanno in possesso anche il Dna del fratello di Davide, che sarà confrontato proprio con le analisi genetiche effettuate a Tirana. La Polizia italiana, inoltre, nei prossimi giorni, si dovrebbe recare in Albania per incontrare i colleghi balcanici e mettere insieme tutti i pezzi di questo puzzle intricato.
Sono tante infatti le domande ancora senza risposta. Intanto, però, emergono novità sugli spostamenti dell’imprenditore che, nei giorni trascorsi nella sperduta Puka, non avrebbe incontrato nessuno (a testimoniarlo diversi filmati delle telecamere che lo riprendono sempre da solo).
L’unico contatto dato per certo sarebbe quello con il personale dell’hotel Turizmi, dove ha passato due notti (su tre prenotate), quelle del 4 e 5 gennaio. Secondo l’albanese Report Tv, Pecorelli avrebbe invece avuto numerosi incontri a Scutari (60 km da Puka), dove la Skoda, secondo la localizzazione del satellite, sarebbe rimasta per diverse ore in un parcheggio, anche se le persone che avrebbe visto non sono ancora state identificate.
La scomparsa di Davide Pecorelli risale alle 16.15 del 6 gennaio scorso, ora e data dell’ultimo ingresso sul suo Whatsapp. Ed è proprio al giorno dell’Epifania che risalirebbe l’incendio dell’auto, “sul quale – ha detto la giornalista albanese Klodiana Lala – “la polizia locale avrebbe potuto essere più trasparente“, visto che nell’immediato non era stata data nemmeno notizia del ritrovamento dei resti umani. Addirittura la vettura carbonizzata sarebbe stata notata 24 ore dopo il fatto.
Restano dubbi anche sul ritrovamento di cellulare e orologio, rinvenuti semi integri in un rogo che sarebbe riuscito – per quanto ne sappiamo – a far rimanere integro solo il 5% di ossa di un intero corpo umano.
Gli inquirenti italiani intanto cercano di far luce anche nel “mondo” di Davide Pecorelli, imprenditore molto attivo in diversi settori, da quello dell’estetica fino a quello ricettivo-alberghiero. Le forze dell’ordine hanno perquisito proprio l’hotel di Lama (San Giustino) e l’abitazione dell’uomo, oltre ad aver sentito l’attuale compagna per carpire più informazioni possibile.
Si sta cercando di capire anche quali affari potesse avere in ballo in Albania, dove Davide era già stato già 5 volte (4 nel 2020 e una nel 2021, in agosto aveva aperto un’attività a Valona) e soprattutto perché abbia voluto soggiornare per tre giorni (il terzo non è mai più tornato in hotel) proprio in una zona montana e sperduta come Puka, “un luogo non certo adatto a fare affari” ha sentenziato giorni fa il giornalista Artan Hoxha.
Questo giallo, come detto, dipende molto dall’imminente risultato dell’esame del Dna, prova fondamentale per capire se all’interno di quella Skoda Fabia divorata dalle fiamme ci fosse stato Davide o meno. Al momento – purtroppo o per fortuna – tutte le ipotesi sono aperte, compresa quella della scomparsa volontaria del 45enne, che avrebbe potuto confondere le acque per lasciarsi alle spalle possibili problemi legati alle sue attività, acuiti dall’emergenza pandemica. Un’eventualità che resta difficile solo pensare per chi conosce la persona, benvoluto, amabile e amorevole padre di ben 4 figli, ai quali – tutte le volte che si allontanava da casa – non hai mai fatto mancare una telefonata quotidiana.