Che fine ha fatto l’Atto aziendale dell’Azienda ospedaliera di Perugia? In Regione, dove ogni atto di autorganizzazione dell’Azienda deve essere approvato con delibera della Giunta, pare non ve ne sia traccia, per quanto lo abbiano cercato. Né è saltato finora fuori dagli uffici amministrativi della stessa Azienda ospedaliera.
Ricerche che sono scattate dopo la richiesta formale di accedervi inoltrata al direttore generale Marcello Giannico dall’avvocato Marzio Vaccari per conto della Cisl Medici.
Un carteggio, quello tra Vaccari e Giannico, iniziato il 7 maggio e che avrebbe portato alla fine l’Azienda a fare un passo indietro sulla scelta di trasferire due dottoresse nella nuova Struttura semplice di Senologia che con delibera del 9 marzo scorzo ha voluto istituire all’interno della Struttura complessa di Radiologia. Un trasferimento con passaggio dalla Radiologia universitaria del primario Michele Schialpi a quella del primario Michele Duranti.
Provvedimento osteggiato dalla Cisl Medici (e che tanti malumori aveva creato all’interno dell’ospedale) che si è rivolta all’avvocato Vaccari per far valere le ragioni delle due professioniste. Vaccari, evidenziando che sia la deliberazione del dg, sia la conseguente disposizione di servizio, non trovavano giustificazione in una modifica dell’atto aziendale, aveva diffidato l’Azienda ospedaliera affinché fosse annullata la delibera 425/2021 e il dotto. Duranti dall’adottare qualunque atto diretto a darle esecuzione.
Il dg Giannico il 10 maggio ha risposto ricordando che con provvedimento n. 2023 del 10 dicembre 2015, successivamente recepito dalla Giunta regionale, veniva individuato un massimo di 75 Strutture semplici attivabili nell’ambito dell’organizzazione aziendale. Di queste, ne sono state attivate effettivamente 38 alla fine del 2016, riservandosi di attivarne altre “in qualsiasi momento, in relazione alle successive necessità aziendali che si fossero manifestate“.
Strutture semplici, sottolineava Giannico, istituite senza comunicazione preventiva alla Regione e senza che alcuna di queste delibere sia stata “oggetto di contestazione“. Con questo manifestando la legittimità degli atti adottati.
La Cisl Medici, attraverso una nuova comunicazione affidata all’avvocato Vaccari, rileva profili di “illogicità” e di “sproporzione” nel provvedimento del 2015 con cui si prevedeva l’attivazione fino a 75 Strutture semplici, dato che dopo quasi sei anni ne sono state attivate appena la metà.
Ma soprattutto si rileva come il dg, nella sua nota, non faccia mai riferimento all’atto aziendale. Di cui Vaccari, per conto della Cisl Medici, chiede copia all’Azienda ospedaliera e alla Regione.
Insomma, da un provvedimento singolo, quello del trasferimento di due dottoresse, è scaturito un nuovo caso che coinvolge la sanità umbra. Perché se le dottoresse sembra potranno rimanere al loro posto – anche se l’Azienda non ha inoltrato comunicazioni ufficiali in merito, se non una smentita alle notizie di una ipotetica esternalizzazione dei servizi di diagnostica strumentale pesante – resta il giallo dell’Atto aziendale, l’atto di autorganizzazione che ogni Azienda deve avere, al momento ancora “fantasma”.