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Gesenu, salta assemblea dei soci | Comune a tutela dei 400 dipendenti

Si è fermata all’appello l’assemblea dei soci Gesenu convocata per ieri, venerdì 6 novembre. Dopo il cda di fuoco del giorno precedente, agitato dall’auspicio della parte pubblica della società di un passo indietro dei soci privati indagati, l’assemblea di ieri è di fatto saltata.

Dalle notizie trapelate, il confronto sarebbe stato sospeso per l’assenza di uno dei soci privati e rinviata a inizio della prossima settimana. Martedì, sempre da fonte ufficiosa, la data in calendario segnata per il nuovo incontro che si preannuncia come una resa dei conti all’interno della società partecipata prossima al commissariamento. Alta tensione anche dal fronte sindacale con Cgil, Cisl e Uil, che rimarcano il concetto chiedendo congiuntamente il superamento dell’attuale assetto societario “con l’ingresso di nuovi soggetti imprenditoriali” e “un vero ruolo del pubblico di garanzia e controllo”.

Da Palazzo dei Priori, il vice sindaco Barelli ha dichiarato che l’amministrazione comunale si è attivata per salvaguardare i 400 dipendenti di Gesenu. “Lavoriamo per chiudere i capitoli negativi della Sicilia, dell’Egitto e della altre avventure all’estero, per recuperarla ad una nuova qualità industriale e ambientale, per rilanciarla a Perugia, in Umbria e nel Centro Italia nella prospettiva indicata dall’Unione europea della ‘strategia rifiuti zero’, strategia condivisa dalla presidente Marini e oggetto della recente e positiva legge sui rifiuti dell’Emilia-Romagna”.

Una strategia che però non piace ai 5 Stelle: la situazione per i pentastellati resta “allarmante”, mentre il percorso intrapreso dal Comune di Perugia e dalla Giunta Marini, in particolare per quanto riguarda il Piano regionale rifiuti, va riscritto. Ciò che desta maggiore preoccupazione ai grillini è la produzione di Css (combustibile solido secondario) prodotto dal sovvallo secco ricavato dall’indifferenziato, ossia dai i rifiuti che rimangono dopo una prima cernita. “Questo sta a significare – dicono dal Movimento – che la produzione e l’utilizzo del Css, oltre che a destare preoccupazione, non è nemmeno un’alternativa alla discarica, riducendo solo di pochissimo lo smaltimento: un massimo del 17% del totale smaltito”. La crisi di smaltimento in discarica arriverebbe secondo le stime pentastellate già dal primo semestre del 2016.

di Antioco Fois e Alessia Chiriatti