Primo: arrivare ad un gestore unico regionale, dalle attuali 35 aziende che operano oggi nella gestione dei rifiuti in Umbria. Secondo: riportare il servizio nell’ambito del controllo pubblico, perché solo così si può assicurare legalità, trasparenza e qualità del servizio. Terzo: costruire impianti per il trattamento dei rifiuti adeguati alle esigenze e filiere virtuose per il riutilizzo dei materiali derivanti dalla raccolta differenziata, così da rendere davvero possibile l’obiettivo rifiuti zero. Sono questi, in estrema sintesi i messaggi che la Fp Cgil ha lanciato ieri, 15 dicembre, nel corso dell’assemblea pubblica sul sistema dei rifiuti in Umbria, organizzata dal sindacato presso la Camera del Lavoro di Perugia e alla quale hanno partecipato decine di lavoratori dell’igiene ambientale, oltre a rappresentanti istituzionali (c’erano il vicesindaco di Perugia, Urbano Barelli, il sindaco di Corciano e presidente dell’Auri, Cristian Betti, il sindaco di Marsciano, Alfio Todini, quello di Todi, Carlo Rossini e i dirigenti regionali Ciro Becchetti e Andrea Monsignori).
Forte la preoccupazione che è emersa dal dibattito per il futuro dei 750 lavoratori di Gesenu – come sottolineato da Fabrizio Cecchini, lavoratore dell’azienda e coordinatore del settore igiene ambientale per la Fp Cgil Umbria – ma anche per il sistema nel suo complesso, perché nel medio periodo – ha osservato – “le discariche presenti in Umbria non saranno più in grado di rispondere alle necessità di conferimento“.
“È anche per questo che una revisione strutturale del Piano Regionale Smaltimento Rifiuti, ormai superato e non più adeguato a rispondere ai bisogni del territorio umbro, non è più rinviabile – ha detto Massimo Cenciotti, coordinatore nazionale Igiene Ambientale per la Fp Cgil – come non più rinviabile è un’assunzione di responsabilità diretta delle Amministrazioni pubbliche ai vari livelli, per garantire legalità, occupazione e qualità del servizio”.