Un altro tassello al carcere di Spoleto per far sparire le barriere tra papà detenuti ed i loro figli. Prosegue all’interno della casa di reclusione di Maiano il progetto di genitorialità “La storia di papà”, che grandi emozioni ha già suscitato a dicembre tracciando un percorso per sostenere la funzione genitoriale in un contesto difficile, spesso dimenticato, come quello penitenziario.
Il progetto in questione, infatti, nella seconda parte del 2018 ha condotto alla scrittura e all’incisione del singolo “Grazie a lei”, una canzone inedita scritta e cantata dai nove papà facenti parti del gruppo che hanno raccontato, in musica, la gratitudine nei confronti di tutte quelle figure che si stanno occupando dei figli in loro assenza. Oggi la canzone, musicata dal maestro Francesco Morettini, conta più di mille visualizzazioni su Youtube.
Da questa prima innovativa ed esaltante esperienza il progetto sta proseguendo anche nel 2019, con l’avallo e l’incoraggiamento della Direzione dell’Istituto e del personale tutto, al fine di continuare ad attraversare una serie di tematiche attinenti la genitorialità. Negli incontri ideati e condotti dalle dottoresse Elisa Montelatici, Chiara Napolini e Sonja Tortora, si prova a tenere a mente un duplice aspetto che, evidentemente, riguarda tutti i padri, inclusi i detenuti: da un lato l’attualità delle problematiche inerenti la genitorialità, dall’altro ci si propone di riflettere sulla genitorialità in senso lato, dunque sicuramente in qualità di padri, ma anche come figli, nella relazione con il materno ed il paterno in un significato più ampio ed eterogeneo che travalichi gli stretti confini dell’oggi.
A metà di questo percorso e in vista del prodotto finale che verrà realizzato e consegnato come sempre sotto Natale, si è pensato ad un incontro padri e figli in cui si potesse creare un momento diverso dal solito colloquio e di partecipazione.
Da qui l’idea di un torneo, denominato “Trofeo Papone”, che nei giorni scorsi ha visto, all’interno della casa di reclusione di Maiano, padri e figli formare una squadra e cimentarsi insieme in giochi a staffetta. I detenuti ed i loro figli hanno partecipato a giochi a squadre come la staffetta con cucchiaio ed oliva o ruba bandiera dove i papà giocavano in squadra con i propri figli. Tutto si è svolto, grazie alla disponibilità del direttore del carcere Giuseppe Mazzini e della polizia penitenziaria, nel campo all’aria aperta.
Ovviamente hanno vinto tutti, e non poteva essere altrimenti visto lo scopo dell’iniziativa, ed a ciascuno è stato consegnato un diploma. E’ seguito un buffet preparato dagli stessi papà.
L’obiettivo è stato quello – facilitato dall’impostazione del gioco di squadra- di creare attraverso il gioco una comunicazione e collaborazione tra di loro, non abituati a questo tipo di relazione e contesto. L’idea, perfettamente portata a termine, era quella di una giornata differente per i bambini – e ovviamente i loro padri – che per una volta non hanno avuto intorno a sé sbarre, né hanno dovuto portare un peso non loro o essere obbligati a trovare un argomento in poche ore: per un giorno sono stati soltanto figli che giocano senza pensieri con il loro papà.