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GAZEBO FOTOVOLTAICI: COLPI DI SCENA, PRESUNTE TRUFFE E CANDIDATURE A SORPRESA, IN UNA STORIA CHE PROMETTE SVILUPPI

Francesco de Augustinis

Pannelli rubati, inchieste bancarie e azioni nazionali in difesa dei consumatori. Sembra assumere dimensioni sempre più grandi la vicenda dei “Gazebo” fotovoltaici, in cui circa 250 persone in tutta l'Umbria hanno aperto dei mutui da 22 mila euro circa, con rate mensili da 350 euro, per farsi installare “entro e non oltre sei mesi” dalla stipula del contratto un gazebo fotovoltaico da una ditta laziale, senza veder realizzati gli impianti alle scadenze stabilite.

“Ad oggi la maggior parte degli impianti portati in Umbria e mai montati risultano rubati”, ha detto Alessando Petruzzi, presidente della Federconsumatori regionale, che sta conducendo la battaglia legale a nome dei tantissimi che hanno sottoscritto un mutuo con delle finanziarie e si trovano oggi a dover pagare rate per un lavoro mai iniziato. “Mentre dalla sede legale di Energesco a Roma tornano indietro tutte le raccomandate che mandiamo, con le diffide per inadempienza”, ha detto Petruzzi, dalla sede della Cgil di Perugia.

100 IMPIANTI IN 100 COMUNI – La Federconsumatori di Perugia sta facendo oggi da capofila per tantissimi utenti da tutta la regione e non solo, implicati nella vicenda dei gazebo. Il progetto è stato lanciato nel 2008 da Ener (Ente nazionale energie rinnovabili), che a dispetto del nome non è un ente pubblico ma una Onlus (vedi statuto), ovvero un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale, ideatrice tramite il suo “braccio operativo” Energesco Srl, capitale sociale 10 mila e 200 euro, del “Progetto nazionale 100 impianti in 100 comuni”, il cui convegno di presentazione a luglio dello stesso anno ha ricevuto il patrocinio addirittura dal ministero dell'Ambiente (vedi).

Secondo il contratto preventivo che la ditta ha stipulato in questo periodo con tantissimi utenti, avvalendosi spesso anche in Umbria della promozione di enti locali e comunità montane (vedi bando), la Energesco proponeva ai clienti di impegnarsi in mutui da 21.890 euro con delle società finanziarie da lei indicate (in Umbria, le spagnole Santander e Bbva), oltre a un contributo di 300 euro come quota associativa ad Ener, in cambio della costruzione di un piccolo impianto da 3kW sul proprio terreno. L'Energesco, secondo il contratto (leggi), si sarebbe occupata della progettazione, costruzione e manutenzione per vent'anni dei gazebo, pagando “per intero tutte le rate del finanziamento contratto dal cliente per la realizzazione dell'impianto” e chiedendo in cambio la cessione di tutte “le somme derivanti dalla tariffa incentivante stabilita nel conto energia”. Il cliente insomma, avrebbe avuto energia gratis “solo” contraendo un mutuo che non avrebbe dovuto pagare e mettendo a disposizione una piccola dose di terreno.

MAGGIO 2011: NESSUN IMPIANTO MONTATO – La battaglia sulla vicenda è scaturita negli scorsi mesi, quando, scaduti abbondantemente i termini indicati dall'accordo, i clienti si sono trovati in possesso dei pannelli, consegnati nei rispettivi imballaggi, senza nessun “segnale” della società, neanche le istruzioni per il montaggio. L'unica cosa che procedeva regolarmente, era la richiesta delle rate da parte delle finanziarie, che avevano anticipato i soldi. Da qui in poi sono partite tantissime segnalazioni, prese in carico dalla Federconsumatori, che si è mossa subito con un esposto presso la procura di Perugia. “Da allora la Bbva (una delle finanziarie, ndr) ha accettato la sospensione dei crediti”, ha detto Petruzzi. “Anche se nei giorni scorsi, c'erano ancora delle società recupero crediti che contattavano i nostri assistiti”.

INDAGINE INTERNA – Per quanto riguarda le rate dei pannelli, secondo Petruzzi, è probabile che la Bbva abbia fatto partire un'indagine interna. “La banca di Bilbao ha attivato una serie di richieste per aver la documentazione. Sembra che stiano raccogliendo dai cittadini informazioni sui contratti. Gli uffici contenziosi stanno inviando i documenti indietro (alla sede centrale in Italia, ndr)”, ha detto.

“Come mai la banca ha dato i soldi senza sapere che il lavoro fosse fatto, almeno al 20 per cento?”, si domanda il presidente Federconsumatori. “Come mai la banca ha pagato? Se lei compra una macchina, mica la pagano prima che arrivi? Perché hanno pagato anche prima che il lavoro fosse iniziato?”. Petruzzi spera che nei confronti delle finanziarie, si possa raggiungere la risoluzione bonaria dei contratti, legata all'inadempienza, con il rimborso delle rate già pagate a vuoto.

PANNELLI RUBATI – Nel frattempo, un altro colpo di scena sulla vicenda – su cui oltre alla procura di Perugia, secondo fonti di stampa, avrebbe aperto un fascicolo anche la procura di Frosinone – alcuni dei pannelli consegnati in Umbria sono stati sequestrati perché risulterebbero rubati.

“Un utente di Amelia, essendo anche un tecnico, quando è uscita fuori questa cosa (i ritardi nel montaggio, n.d.r.) ha aperto l'imballaggio e ha contattato la ditta produttrice per verificarne le carsatteristiche”, ha detto a TuttOggi.info un intermediario che ha lavorato in Umbria per conto della ditta e che preferisce mantenere l'anonimato. “L'azienda gli ha chiesto i numeri seriali del pannello, che sarebbe risultato appartenere ad una partita rubata”, ha detto. Secondo Petruzzi, sono già almeno tre i casi in Umbria di persone i cui pannelli, sempre imballati, sono stati sequestrati dai carabinieri e lasciati provvisoriamente in custodia. “Oggi (ieri, n.d.r.) c'è stato un altro sequestro di pannelli a Penna in Teverina: i carabinieri sono andati li e hanno sequestrato i pannelli e i pali per sorreggerli, assegnandoli in custodia giudiziaria alla signora. Se venisse confermato il sequestro, i pannelli saranno restituiti alla ditta”, ha detto il presidente della Federconsumatori di Perugia, che considera comunque il sequestro “un passo utile verso l'annullamento dei contratti”.

LA VICENDA DIVENTA NAZIONALE. E C'E' CHI SCENDE IN POLITICA – Secondo Petruzzi si ha notizia di inadempienze su tutta la penisola: “180 persone a Frosinone, 500 tra Rimini e Cattolica, altri a Verona, Campobasso, Vico del Gargano. Adesso abbiamo iniziato ad assistere i cittadini ad Udine e a Frosinone”.

In questa situazione a dir poco caotica, con cittadini che si reputano truffati, più di una Procura in movimento, agenti e intermediari che si dicono “rovinati”, e le società coinvolte che – seppure alquanto difficili da reperire – continuano la loro campagna in nuovi comuni d'Italia, sembra che ci sia anche chi, a dispetto di tutto, si è candidato in politica. Nella lista di candidati alle amministrative di un comune dell'umbria compare infatti il nome di un manager di una delle società coinvolte nelle inchieste.

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