Due “gambe” che devono camminare insieme: da una parta una chimica tradizionale sempre più improntata all’innovazione e all’efficienza, dall’altra una chimica verde in crescita costante e che guarda al futuro. Un futuro che può e deve essere a Terni, perché qui c’è tradizione, competenza e predisposizione a questo tipo di produzioni. C’è sicuramente una sintonia di vedute sul futuro del polo chimico di Terni, come è emerso con chiarezza dal ricco dibattito che si è sviluppato nell’iniziativa “Un Polo chimico per l’Umbria”, organizzata dalla Filctem Cgil di Terni con la partecipazione di imprese, istituzioni e del segretario generale della Filctem Cgil nazionale, Emilio Miceli.
Prima la voce delle imprese: Treofan, Beaulieu e Novamont, tre realtà importanti a livello globale con centinaia di dipendenti in Italia e migliaia nel mondo, che su Terni intendono continuare a puntare e investire, ma che indicano alcune criticità da risolvere: costi energetici, burocrazia e incertezza normativa, nodi sui quali ha insistito in particolare Antonio Paruolo di Treofan. Ma anche il mancato rispetto delle regole, tema posto con forza da Marco Versali, manager di Novamont, che ha mostrato alla platea alcune buste della spesa (l’azienda produce infatti buste biodegradabili), raccolte in varie parti di Italia e tutte “fuorilegge”, come è – ha specificato – nel 60% dei casi nel nostro paese.
L’integrazione con l’università e la formazione sono altri aspetti cruciali, come hanno sottolineato in particolare Leonardo Pinoca di Beaulieu e Attilio Romanelli, segretario generale della Cgil, che ha indicato la necessità di riqualificare l’istruzione tecnica e industriale a Terni, con particolare attenzione alla chimica.
Al centro della discussione – coordinata da Marianna Formica, segretaria generale della Filctem Cgil di Terni – naturalmente anche la “partita” dell’area di crisi complessa per il territorio di Terni-Narni, rispetto alla quale lo stesso Romanelli ha ricordato l’insistenza, inizialmente “in grande solitudine”, con cui la Cgil ha posto la questione, e la soddisfazione, oggi, nel vedere finalmente concretizzarsi questa opportunità con l’istanza presentata al Mise da parte della Regione. “Crediamo che questo strumento, insieme agli altri a nostra disposizione, possa dare risposte rapide e concrete al territorio e al Polo Chimico – ha osservato la presidente della Regione Catiuscia Marini – in particolare sul fronte della chimica verde, delle Pmi innovative, della trasformazione tecnologica delle imprese, della ricerca e della sostenibilità ambientale”.
“Le istituzioni hanno sempre creduto nel futuro del Polo chimico di Terni come patrimonio industriale per il Paese”, ha sottolineato il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, che ha ribadito come “la chimica e la chimica verde siano l’ossatura sulla quale intendiamo costruire lo sviluppo di questo territorio”.
Passi avanti significativi sono emersi anche sul fronte del recupero dell’area ex Basell, anche grazie all’impegno diretto delle imprese presenti nel Polo. Una situazione che solo qualche anno fa sembrava impossibile, come hanno sottolineato gli intervenuti, e che oggi lascia invece intravedere ampi margini di crescita e sviluppo.
Insomma, c’è una nuova luce per le prospettive del polo chimico di Terni. “Se non qui dove?”, si è chiesto nel suo intervento conclusivo il segretario generale della Filctem Cgil nazionale, Emilio Miceli. “Qui ci sono tutte le condizioni per potere fare una chimica di qualità – ha detto – certo, per poter costituire un’ipotesi credibile bisogna che le due gambe, quella della chimica tradizionale e quella della chimica verde si muovano insieme, e che quest’area stia dentro un processo di riconversione. Abbiamo bisogno di capire – ha aggiunto Miceli – cosa succede, ad esempio, sul versante delle bioplastiche, superando lo scontro tra Italia e Unione Europa sull’utilizzazione e sugli standard di questo materiale. Penso comunque – ha concluso il numero uno dei chimici Cgil – che ci sia materia perché Terni mantenga il suo forte ruolo di polo chimico per l’Italia. Per far questo, però, serve una forte volontà politica e una strategia nazionale che in questi anni è purtroppo mancata”.