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Futuro del Teatro Verdi, 826 posti e niente palchetti

Non sarà un teatro all’italiana, quindi con palchetti, il Teatro Verdi di Terni, che sarà ricostruito rispettando la fisionomia che aveva negli ultimi anni ed avrà 826 posti. Lo evidenzia il sindaco Leonardo Latini in  una nota dopo un incontro che si è tenuto venerdì alla presenza della soprintendente Marica Mercalli.

“La città – evidenzia il Comune di Terni in una nota – attende da troppi anni il recupero al meglio del proprio teatro per non motivare questa Amministrazione a fare, fare bene, nel pieno rispetto assoluto della legge e degli organi preposti alla tutela del patrimonio storico, architettonico ed artistico del Paese ma anche per dare sicurezza e funzionalità alla struttura.

Per questa ragione venerdì mattina una delegazione presieduta dal Sindaco e composta dall’Assessore ai lavori pubblici, dal dirigente Arch. Piero Giorgini e dall’Arch. Mauro Cinti si è recata in Soprintendenza per un ulteriore, definitivo incontro con la Dott.ssa Marìca Mercalli e l’Arch. Serena Agresti. Non è potuto intervenire l’Assessore alla Cultura impegnato altrove”.

L’amministrazione comunale ricorda che dopo la lettera del 13 agosto scorso della Soprintendenza contenente il “Parere preventivo ed il percorso da attivare”, dopo i non pochi approfondimenti con esperti del settore avvenuti anche recentemente, era infatti opportuno analizzare tutte le informazioni a disposizione per poter procedere nel percorso che porterà alla riqualificazione definitiva.


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È stato ripercorso tutto l’iter fin qui seguito compresa la valutazione richiesta alla Direzione Generale ABAP sulla “linea di intervento da adottare relativamente al recupero ed alla riqualificazione” dell’immobile incluso il parere del Comitato tecnico scientifico costituito dai professori Tomaso Montanari, professione ordinario di storia moderna, Emanuela Carpani, Soprintendente ai beni culturali di  Venezia,  Giulia Orofino, professore ordinaria di Storia dell’Arte medievale, Presidente del corso di laurea in valorizzazione dei beni culturali all’Universita di Cassino e del Lazio e Maria Cristina Terzaghi, professore associato di storia dell’arte moderna presso l’Universita di Roma Tre.

È stato ribadito tale verdetto con cui si auspica: “il mantenimento del complesso con le trasformazioni subite nel tempo, evitando falsificazioni e limitando l’intervento ad una rifunzionalizzazione che assicuri la conservazione delle parti originarie (ndr. la struttura della galleria) ed il miglioramento tecnico funzionale e architettonico delle restanti parti”. Con la conseguenza espressa all’unisono fra Soprintendenza e Comitato di “non ritenere opportuno il prospettato tentativo di ripristino della facies ottocentesca del teatro per la parte degli allestimenti interni alla sala spettatori e dei palchi laterali”.

Appare quindi, alla luce della copiosa documentazione fornita a chiunque nella massima trasparenza ma anche di quanto accaduto da oltre dieci anni a questa parte, – evidenzia il Comune – che questa Amministrazione abbia il dovere di portare a conclusione l’unico iter possibile andando ad un concorso di progettazione esecutivo di alto livello che “dovrà tener conto delle prescrizioni date presentando modifiche  migliorative al progetto di massima già presentato”.

Quanto alla rigidità del vincolo che elimina qualsiasi possibilità di ritorno ad un teatro all’italiana, non più esistente da oltre settanta anni, è stato ribadito che ciò è possibile solo in rari casi in cui, dopo l’apposizione dello stesso, emergano nuovi studi, come ad esempio l’attribuzione di un quadro al Caravaggio, questo è l’esempio che è stato fatto, tali da far rimuovere le ragioni che lo avevano motivato. Non è questo il nostro caso.

Quanto al numero dei posti si ricorda che quello del Teatro Verdi post bellico ristrutturato dal Lucioli in seguito ai bombardamenti erano circa 900, non tutti comodamente fruibili in condizioni migliori di acustica e visibilità ma che le cogenti normative successivamente intervenute in tema di sicurezza, vie di fuga, ecc,  avevano ridotto il numero negli ultimi anni in cui era stato utilizzato a circa 750, numero che si intende riportare a circa 826. Consultati alcuni dei più noti organizzatori di spettacoli a livello nazionale viene confermato che non sono di certo poche decine di posti in più o in meno a determinare il successo di una struttura considerato che l’introito dei relativi biglietti oscilla di poche migliaia di euro, ma sono altre le variabili da considerare.

Questa amministrazione, nella piena consapevolezza del ruolo che le compete, esperite tutte le strade per approfondire le possibili soluzioni esistenti, – prosegue la nota – procederà in piena collaborazione con gli organi di indirizzo e controllo statali preposti, nella volontà di restituire alla città il Teatro Verdi, nel più breve tempo possibile. Fin dai prossimi mesi verrà pertanto indetto il concorso di progettazione cui si auspica possano partecipare tutti gli studi a ciò abilitati anche locali, aventi  esperienza specifica, di livello nazionale ed internazionale, onde procedere fin dal prossimo anno al primo appalto per il primo stralcio in relazione ai fondi disponibili il cui finanziamento non si intende perdere“.