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Furto nella scuola di polizia di Spoleto, a processo ex allievo agente

Si era accorto di vari ammanchi di denaro, sempre per poche decine di euro, dal suo portafoglio e non riusciva proprio a capire cosa stesse accadendo, visto che il portafoglio lo teneva in un posto in teoria più che sicuro: l’armadietto della sua stanza all’interno della scuola di polizia, dove stava frequentando il corso da allievo agente insieme ad altri giovani. Ma indagando più a fondo, con il consenso dei suoi superiori ed addirittura avvalendosi dell’aiuto di una microcamera, è riuscito ad “incastrare” un suo ex collega di corso. Che è finito sotto processo accusato del furto di 30 euro.

Ex allievo agente imputato – Il curioso caso è approdato ieri mattina (5 aprile ndr.) davanti al giudice Augusto Fornaci ed a ripercorrere i fatti è stata la parte offesa, un giovane del sud che nel 2011 si trovava a Spoleto, all’istituto per sovrintendenti di polizia “R. Lanari”, per frequentare il 180esimo corso di allievi agenti. Come lui c’erano numerosi altri aspiranti poliziotti. Uno dei quali, però, è finito ora sul banco degli imputati, difeso in aula dall’avvocato Stemperini (a rappresentare la pubblica accusa, invece, il pm Roberta Maio).
Il racconto del derubato – “Il primo fatto strano – ha raccontato il giovane in udienza – l’ho notato mentre ero in un bar: ero con altre persone ed avevo tirato fuori il portafoglio per pagare, ma non ho potuto offrire io la consumazione come volevo fare perché il denaro dentro non c’era più. Qualche settimana dopo, era di sera, ho ritirato dei soldi al bancomat, 200 euro, che mi servivano l’indomani per fare un pagamento. Ho lasciato il portafoglio nell’armadietto del mio alloggio, nella mia stessa camera dormivamo in tre, per appena un quarto d’ora. Al mio ritorno in stanza, però, mi sono accorto che mancava una parte di soldi”. L’allievo agente a quel punto si era recato dal capo area per segnalare l’accaduto. L’ipotesi che prende corpo è che un suo compagno di stanza e di corso lo avesse derubato. Da qui la decisione di acquistare una microcamera da piazzare di nascosto nell’armadietto.
Le indagini fai-da-te – Tempo qualche giorno e, stando al racconto del giovane, uno dei compagni di camera era stato ripreso armeggiare intorno all’armadietto. Le immagini però non erano chiare, non mostravano con precisione un furto. Però nel portafoglio erano spariti altri soldi. Sempre su indicazione dei superiori, quindi, la microcamera era stata piazzata in modo da poter fare riprese migliori e le banconote nel portafoglio erano state fotocopiate, così da essere riconoscibili, attraverso il numero di matrice, in caso di un altro furto. Ed un nuovo furto era avvenuto. “La telecamera – ha raccontato la parte offesa – ha ripreso l’imputato che apriva l’armadietto, prendeva il portafoglio dal borsello, sceglieva alcune banconote e le prendeva”. Immediata, a quel punto, la denuncia ai superiori ed anche la querela. Così da avviare le indagini e anche la richiesta di chiarimento all’attuale imputato. Il denaro, appena 30 euro, era stato quindi trovato in possesso dell’altro giovane e prontamente restituito al proprietario.
Rinvio a giugno – In aula è stato ascoltato anche il sostituto commissario che aveva “coadiuvato” l’allievo agente nelle indagini fai-da-te, che ha confermato i fatti. Ora non rimane che ascoltare un altro testimone e poi la discussione prima di scoprire l’esito di questa curiosa vicenda penale. Si tornerà in aula il 21 giugno.
L’inchiesta Bps davanti al gup – Sempre ieri 5 aprile in tribunale si è tenuta anche l’udienza preliminare relativa all’inchiesta sulla Banca popolare che vede coinvolte 14 persone. Di nuovo c’è stato un nulla di fatto, in attesa che il giudice per l’udienza preliminare Amodeo si pronunci sulla richiesta di ammissione di parte civile di Bps e Scs.