Cronaca

Furti e rapine, picchiarono 14enne durante un colpo | In manette il quarto uomo

E’ finito di nuovo in manette H. V., trentasettenne di origine albanese, già accusato nei mesi scorsi di essere un membro di una banda criminale, che prediligeva i furti di auto, in abitazioni e rapine. La polizia di Perugia era riuscita a far scattare le manette per 3 persone già all’alba dello scorso 2 febbraio: si tratta di B. B., 34enne, D. A., 33enne, e K. E., anche lui 34enne e tutti di origine albanese. L’accusa mossa nei loro confronti da parte degli agenti della Quarta Sezione della Squadra Mobile di Perugia è di “reati contro il patrimonio“. I malviventi, in particolare, nel corso di un assalto ad un’abitazione, avevano addirittura percosso un giovane quattordicenne che li aveva sorpresi in azione all’interno della propria casa, procurandogli lesioni al capo. La gravità dei fatti aveva indotto gli investigatori a svolgere attività incessanti, per giungere rapidamente alla identificazione dei responsabili scongiurando, così, il pericolo di nuovi fatti simili, o magari anche più gravi.

Le indagini – In un pomeriggio dello scorso gennaio, a Ponte Felcino, tre individui con il volto completamente travisato si era introdotti all’interno di un’abitazione, riuscendo ad impossessarsi di oggetti e di un carnet di assegni bancari. Il figlio del proprietario di casa, nel far rientro nell’abitazione, li aveva sorpresi all’interno, e i malviventi che, non facendosi scrupolo alcuno della sua giovanissima età, lo avevano colpito alla testa con un oggetto contundente assicurandosi così il bottino ed guadagnando la via di fuga. Dopo le percosse era stato necessario un ricovero del malcapitato presso il reparto di pediatria dell’Ospedale Silvestrini.

Alla scena aveva assistito anche una testimone diretta, che era riucita a seguire con lo sguardo le tre persone in fuga, notando chiaramente l’auto a bordo della quale si allontanavano: una Opel Astra di colore grigio chiaro, della quale spiccava il particolare argenteo nella zona posteriore del portellone, sopra la targa. L’auto in questione, dopo le indagini, verrà individuata da personale di questa Squadra Mobile a Pretola: come si accerterà, si tratta di un’auto rubata nel novembre 2015 ed utilizzata per i furti.

Singolare il fatto che, come altre indagini hanno rivelato nel tempo, l’auto sia stata trovata parcheggiata in maniera conforme alla segnaletica e in un luogo in cui si confondeva con le auto di altri residenti, con l’evidente scopo di poterla riutilizzare in altri furti.

Per identificare i malviventi, e per costruire un efficace castello probatorio a loro carico, gli agenti hanno cominciato a monitorarli e pedinarli. Già dopo alcune ore, le indagini hanno consentito di ricostruire i successivi movimenti del gruppo, effettuati durante la notte: le soste effettuate corrispondevano a furti consumati o tentati in abitazioni private in varie zone residenziali della città.

L’identificazione dei primi indagati – La prosecuzione dell’attività d’indagine ha permesso di identificare, inizialmente, due componenti della banda, B. B. e D. A. riconosciuti dagli agenti in una delle incessanti fasi di pedinamento ed osservazione. Gli stessi venivano riconosciuti poiché coinvolti in pregressi reati. Con lo stesso metodo di ricostruzione investigativa la polizia è anche riuscita ad identificare il terzo componente del gruppo, K. E., anch’egli vecchia conoscenza della Squadra Mobile di Perugia.

Le prove – I pedinamenti successivi hanno consentito il recupero di una delle auto rubate, all’interno delle quali sono stati ritrovati numerosi oggetti, tutti provenienti da vari furti commessi in città e provincia dagli oramai identificati malviventi. L’attività investigativa effettuata “a ritroso” ha consentito di ricostruire i numerosissimi episodi delittuosi portati a termine dalla banda e di restituire il maltolto alle vittime. I malviventi sono stati così arrestati il 2 febbraio in esecuzione della Ordinanza di Custodia Cautelare emessa a loro carico.

L’ultimo ricercato – Il quarto componente del gruppo criminale, H. V. albanese del 1979, era riuscito a sottrarsi alla cattura e a far perdere le tracce di sé, probabilmente trovando rifugio presso qualche connazionale compiacente e successivamente facendo rientro in Albania. Ma il 15 aprile, l’uomo era stato alla fine individuato su un volo proveniente dall’Albania diretto a Perugia e tratto in arresto.

I fatti attuali – H. V., una volta arrestato, aveva riferito di svolgere regolare attività lavorativa come giardiniere presso una casa di riposo di Roma, riservandosi di produrre il relativo contratto, custodito presso la casa circondariale di Perugia. Dalla documentazione risultava che H. V. era stato effettivamente assunto da una società con sede a Roma e, in considerazione di questo, il Tribunale del Riesame annullava l’ordinanza applicativa della misura cautelare, con conseguente scarcerazione.

Ma la Squadra Mobile ha effettuato una verifica relativa al rapporto di lavoro di H. V. Dagli accertamenti svolti è emerso che la società datrice di lavoro era inattiva dal 2013, ossia circa due anni e mezzo prima dell’assunzione dell’uomo; l’oggetto della società era finalizzato ad attività di perforazioni e trivellazioni e nulla avendo a che fare con la gestione di residence per anziani. Nei luoghi dove, a dire dell’H., aveva sede la casa di riposo presso cui lavorava come giardiniere, v’erano solo alcuni immobili in costruzione, attualmente non completati e in stato di abbandono. L’alibi dell’H. V. ha iniziato a vacillare pesantemente.

Dagli ulteriori accertamenti effettuati è inoltre emerso che questi non era nuovo a questo tipo di comportamenti e che anche in occasione di precedenti arresti aveva offerto false attestazioni su pregressi rapporti di lavoro per far credere all’Autorità Giudiziaria di essere un onesto lavoratore del tutto estraneo ai fatti, tutti delitti contro il patrimonio.

L’alibi dell’H. V. è così crollato del tutto: e così il competente GIP ha emesso a suo carico due ordinanze di custodia cautelare in carcere. La prima poiché ha reso false dichiarazioni davanti al giudice e la seconda per i furti e rapine già commesse, per i quali, come detto, il Tribunale del Riesame lo aveva scarcerato poiché “tratto in inganno” proprio dalle false dichiarazioni. H.V., non senza fatica, è stato rintracciato dalla quarta sezione dopo prolungate ricerche a Ponte San Giovanni e arrestato. Attualmente è detenuto nel carcere di Capanne.

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