Dopo le denunce (qui i vari articoli) si aprono i primi procedimenti penali a carico dei cosiddetti “furbetti del Cas”, coloro cioè che avrebbero dichiarato il falso per ottenere il contributo per l’autonoma sistemazione in seguito al terremoto del 2016.
Tre i distinti casi che martedì mattina sono approdati davanti al giudice per l’udienza preliminare di Spoleto Federica Fortunati. Si tratta di persone di Norcia, Cascia e Monteleone di Spoleto. Tutti sono accusati di falso ideologico e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I primi due – difesi entrambi dall’avvocato Vincenzo Brandimarte – sono stati rinviati a giudizio, il processo si aprirà in primavera davanti al giudice Festa. Nel caso invece del monteleonese, l’udienza preliminare è stata rinviata ad ottobre per verifiche sulla capacità di intendere e di volere della persona indagata.
In tutti i casi, le cifre erogate illegittimamente, secondo le verifiche della Finanza e dei Comuni interessati, sono state nel frattempo restituite, ma questo non incide sulle contestazioni penali che vengono loro mosse.
Tra le due persone rinviate a giudizio c’è un 62enne di Cascia, dipendente comunale in un altro ente, al quale viene contestato di aver usufruito del Cas per circa 9.700 euro (per il nursino, invece, l’accusa è di circa mille euro), attestando il falso – questo almeno quanto sostiene l’accusa – relativamente a due diversi immobili, proprio per ricevere il contributo per l’autonoma sistemazione.
Secondo la normativa emergenziale, infatti, per ottenere il Cas occorre avere avuto la dimora abituale (e non solo la residenza), alla data del sisma, in un’abitazione poi dichiarata inagibile e dichiarare di essersi spostati in un altro alloggio da indicare. Ed appunto le dichiarazioni del casciano, la prima subito dopo il sisma, la seconda in un periodo successivo, attraverso le autocertificazioni, non sarebbero state veritiere, secondo quanto poi sarebbe stato riscontrato anche dagli uffici comunali che avevano avviato dei controlli. Il Comune di Cascia, per questo, si è costituito parte civile nel processo che si aprirà a fine marzo, attraverso l’avvocato Antonio Cappelletti, avanzando una richiesta di risarcimento per 10mila euro.
Sarà ora il giudice monocratico del tribunale di Spoleto a doversi pronunciare sulla colpevolezza o innocenza del casciano e del nursino imputati nei due diversi processi penali.