Perugia

FuoriRoma, la favola di Perugia “dal cuore nero” | Quando la città cambiò colore

C’era una volta, e c’è ancora, una città adagiata (o forse è meglio dire “arroccata”) su un’acropoli. Questa che stiamo per narrarvi è la storia degli ultimi dieci anni della città di Perugia, così come il programma di Rai3 “FuoriRoma”, condotto da Concita De Gregorio, ce lo ha voluto raccontare durante la nona puntata andata in onda ieri sera, 10 ottobre.

Così a Perugia, come in ogni favola che si rispetti, c’è un protagonista e un antagonista. Sta al lettore decidere per chi parteggiare e chi scegliere: nella versione della De Gregorio, probabilmente condivisa dalla maggior parte degli spettatori, a contendersi la città c’erano (neanche tanto tempo fa) un sindaco uscente, espressione della sinistra da sempre al governo locale, Wladimiro Boccali, e uno sfidante, ex segretario di Forza Italia, Andrea Romizi, attuale sindaco del capoluogo umbro.

Una favoladal cuore nero“, che assume i contorni foschi quando in scena esplode il caso dell’omicidio di Meredith, la giovane studentessa inglese uccisa nella notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre del 2007. Una rottura dell’equilibrio iniziale (per dirla usando il linguaggio delle carte di Propp), che, unita all’immagine di “Perugia capitale della droga” e alla paura per i furti e le rapine in città sposò in pieno qualche anno fa tutto ciò che ruota, in politica come in società, intorno alla parola ‘sicurezza‘.

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Nel racconto della De Gregorio è come se Perugia nel 2014, stanca della china in cui si era adagiata, avesse bisogno di un nuovo conquistatore: ecco allora arrivare “il principe” Andrea Romizi, così come è chiamato scherzosamente da amici e alleati di partito (la sua sposa, l’avvocato Angela Guerrieri, diventa così di diritto “la principessa”), oltre che dall’avvocato Fiammetta Modena che lo ha cresciuto e lanciato politicamente, riponendo in lui ogni speranza dopo non essere riuscita a diventare presidente della Regione Umbria.

E mentre scorrono le riprese aeree, nella splendida cornice del Cassero di Perugia, la De Gregorio lo intervista, provando durante la puntata anche ad entrare nella sfera intima del sindaco. Romizi lo ammette: non pensava, almeno non così consapevolmente, di essere eletto a primo cittadino. Così come Boccali, anche lui di fronte alle telecamere di “FuoriRoma”, dichiara di essere stato percepito dai perugini come “l’ultimo capitolo di un libro già letto“, rappresentato in città dalla vecchia guardia dell’ex sindaco Renato Locchi. E Boccali, che di Locchi è stato il ‘delfino’, dopo la prima legislatura da sindaco, perde la corona in quel 2014, vittima di una congiura di palazzo, di chi, tra i suoi stessi alleati, voleva dargli una piccola lezione. Non certo fargli perdere Palazzo dei Priori, ma almeno farlo vincere per il rotto della cuffia. Lui li chiama, citando Vinicio Capossela, “l’accolita dei rancorosi”.

La storia raccontata dalla trasmissione televisiva ruota tutta intorno alla sfida tra Boccali e Romizi. Il primo ne esce con le ossa rotte, quasi al confino seppur compaia negli ultimi tempi in occasioni pubbliche di rilievo (si pensi all’arrivo del premier Renzi al Capitini per la campagna per il ‘sì’ al referendum del 4 dicembre). Il secondo è dipinto come “il bravo ragazzo educato, boy scout di poche parole“, che forse ha in mente un disegno più grande per il suo futuro.

Scorrendo le immagini (il breve documentario non dura più di 30 minuti), le apparizioni del patron di Umbria Jazz, Carlo Pagnotta, della psichiatra Laura Dalla Ragione, dei 7 Cervelli, di Apomatto e degli attuali gestori del cinema PostModernissimo di via del Carmine, non si trasformano che in brevi cameo, funzionali nella storia più per chi vive Perugia quotidianamente, che per chi, cittadino di un qualunque centro d’Italia, senta parlare del capoluogo umbro poche volte l’anno, e per lo più per manifestazioni come Eurochocolate.

Certo Pagnotta non si contiene, e si lascia consapevolmente sfuggire  anche di fronte al pubblico di “FuoriRoma”, una frase di un copione già visto: le sue parole al vetriolo sono tutte per la manifestazione “Perugia1416“, da lui definita “una buffonata. Se avessero dato a me quei 50mila euro in più per Umbria Jazz“… e il resto già lo conosciamo (per chi invece non ne fosse al corrente o avesse perso alcuni passaggi della vicenda, vi invitiamo a leggere questo articolo: Pagnottata conto terzi, Umbria Jazz all’asta | Il patron contro Perugia 1416).

Ci piace ricordare che Perugia, alla fine della storia, ritrova se stessa: rivive nelle sue vie del centro storico, grazie ad associazioni come Fiorivano le viole, che hanno strappato al degrado e all’abbandono interi quartieri. Rialza la testa, lottando contro l’insicurezza e la paura per un crimine serpeggiante, più che reale. Restituisce a cittadini, studenti, visitatori e turisti la sua storia, quella di una città dalla fortissima impronta medievale, unita quanto divisa tra l’acropoli e le periferie dei “ponti”. E se Romizi continua, da principe o da primo cittadino, a governare la sua città, Boccali ha almeno una consolazione, che recita alla De Gregorio in chiusura di puntata: “almeno adesso non danno più tutta la colpa al sindaco“.

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