A molti lo tsunami politico che si è abbattuto sull’Umbria domenica ha cambiato la vita. In meglio, presumibilmente, per chi ce l’ha fatto. Per gli eletti, cioè, che ora si ritroveranno a dover svolgere un nuovo incarico istituzionale (e nuovo sarà anche per i consiglieri del Pd, ora all’opposizione) ricompensato con un bonifico mensile lordo compreso tra gli 11 ed i 12mila euro al mese. Almeno sino a quando (e soprattutto se) diventerà legge l’eventuale proposta di riduzione che Tommaso Bori, primo degli eletti nel Pd, in campagna elettorale aveva annunciato di voler presentare come suo primo atto in caso di ingresso a Palazzo Cesaroni.
Ma la vita cambierà soprattutto a chi si ritrova fuori dalle istituzioni. Soprattutto se la politica, da carica a carica, era diventato un vero e proprio lavoro. Eppure, “sic transit gloria mundi”.
Le avvisaglie c’erano tutte anche prima del 27 ottobre. Aveva fatto un certo effetto ai dipendenti della Provincia di Perugia ritrovarsi come collega di lavoro Gianpiero Bocci, sottosegretario agli Interni che nel marzo del 2018 era rimasto fuori dal Parlamento, bocciato dalle urne. Lui aveva poi scelto il part time nel suo ufficio di Piazza Italia.
Al lavoro da dirigente della Lega delle cooperative è tornata Catiuscia Marini, dopo le tumultuose dimissioni da presidente della Regione Umbria che hanno portato alle elezioni anticipate dello storico ribaltone. Politicamente è stata osservatrice di queste elezioni, non lesinando critiche agli “uomini” che hanno gestito la campagna elettorale del Pd e del centrosinistra. Anche se, a differenza di altri, sembra che non abbia cercato vendetta nelle urne, provando a dare un contributo per arginare la marea verde. Il futuro politico (per lei che è stata europarlamentare, sindaco di Todi e per 9 anni presidente della Regione Umbria) è tutto da scrivere. Compresa l’ipotesi di un ingresso in Italia viva di Matteo Renzi, di fronte al quale un renziano della prima ora, come Nicola Preiti, ha storto la bocca. Se ne parlerà, comunque, nel 2020.
Professionalmente invece Catiuscia Marini ha scelto di un incarico dirigenziale a Terni all’interno della sua associazione di categoria dove era in aspettativa.
In aspettativa da una vita anche l’ex sindaco di Città di Castello e più volte assessore in Regione Fernanda Cecchini. L’ultimo lavoro indicato nel curriculum è insegnante di sostegno. Nel frattempo – cosa che i più avevano dimenticato o forse mai saputo – era diventata dipendente del Comune di Perugia, passato “nella mani” del centrodestra prima ancora della “sua” Regione. Chissà che nel frattempo non trovi un nuovo incarico politico nella sua Città di Castello, magari in un parziale scambio di posto con il vice sindaco Michele Bettarelli.
Tornano ai loro incarichi libero-professionali gli ex assessori Giuseppe Chianella, architetto, e Luca Barberini (dimessosi dalla Giunta dopo il caso Sanitopoli, ma non dal Consiglio regionale) la cui famiglia gestisce uno studio per commercialisti e revisori contabili. Il professore universitario Antonio Bartolini aveva lasciato anzitempo la Giunta dopo la nomina all’Aran.
Non siederà più in Giunta Fabio Paparelli, che però si è visto almeno conservare il posto in Consiglio. Non così per diversi ex colleghi di partito. Giacomo Leonelli, primo dei non eletti nella lista Pd, dovrà seguire il suo studio legale. Marco Vinicio Guasticchi (già assessore al Comune di Perugia e presidente della Provincia) ha mantenuto il suo posto di dipendente di banca. Carla Casciari, rimasta fuori dalla lista stilata dal commissario Verini, è tornata alla sua attività di informatrice scientifica.
L’ex capogruppo Gianfranco Chiacchieroni, così come il collega socialista Silvano Rometti, possono godersi la pensione. Il risk manager Andrea Smacchi invece in azienda. Aveva già fatto la sua scelta professionale Eros Brega (passato poi al gruppo Liberi e uguali nell’ultimo scampolo di legislatura), manager del Gruppo Acque minerali d’Italia. Aspettativa finita anche per il gastroenterologo Attilio Solinas, che completa la parte dell’emisfero occupata dalla “fu maggioranza”.
Sindaco di Assisi (dove è stato anche vice) e poi consigliere regionale per 9 anni, anche l’ingegner Claudio Ricci dovrà tornare all’attività liberoprofessionale dopo la mancata rielezione come candidato presidente delle tre liste civiche con cui aveva tentato l’attraversata nel deserto (poi diventato oltremodo affollato) della politica umbra.
Il passaggio in Fratelli d’Italia non è valso il rinnovo del biglietto per Palazzo Cesaroni a Sergio De Vincenzi ed Emanuele Fiorini. Il primo torna all’Università ad insegnare nutrizione animale. Fiorini una carica politica comunque ce l’ha, quella di consigliere comunale a Terni.
La possibile candidata presidente del Movimento 5 stelle, Maria Grazia Carbonari, ha pagato l’accordo col Pd. E l’intraprendenza di Thomas De Luca, che ha conquistato l’unico seggio pentastellato. Carbonari torna dunque nello studio commerciale nella sua Foligno.
Mancate riconferme anche per tanti assistenti e portaborse. Anche per questo molti di loro sono stati impegnati in campagna elettorale al pari dei candidati sponsorizzati. Qualcuno di coloro che aveva puntato sul cavallo sbagliato ha anche provato a bussare alla porta di chi ce l’ha fatta. Chi era a Palazzo Cesaroni e negli altri uffici regionali con un contratto di collaborazione resterà in carica fino alla proclamazione degli eletti. Altri, come ad esempio il personale non dipendente a supporto dell’Ufficio di presidenza, fino all’insediamento dei nuovi organismi. Contratti che in molti casi non risolvevano la vita, però…