Una frode internazionale che coinvolgeva Italia, Inghilterra e Romania, a capo della quale, a livello nazionale, ci sarebbe stato uno spoletino. Si chiama “Meeting” l’operazione coordinata dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della Guardia di finanza di Rieti – quest’ultimo guidato dal colonnello Cosimo D’Elia – (in sinergia con il Gico del Nucleo di polizia tributaria di Ancona e i funzionari dal Servizio Centrale Antifrode della Dogana di Roma e Bologna) che ha portato all’arresto di 8 persone, tra cui una a Spoleto, ed alla denuncia a piede libero di altre 25 persone (tra le quali altri spoletini). Un’operazione che già un anno fa aveva portato a scoprire un deposito fiscale a Spoleto con circa 78 tonnellate di alcolici di contrabbando.
L’operazione, denominata “Meeting”, ha permesso di disarticolare un sodalizio criminale operante su tutto il territorio nazionale che, attraverso la presentazione di documenti doganali falsi, faceva risultare esportata dal porto di Ancona verso paesi dell’Africa centrale, merce proveniente in regime di sospensione d’imposta dai depositi fiscali di altri paesi Europei. In particolare, l’attività investigativa ha accertato che alcuni finanziatori indo-pakistani della “City” di Londra, attraverso la mediazione di broker italiani e rumeni residenti all’estero, “offrivano” per ogni falsa spedizione all’estero un compenso di circa 12.000 euro. Il sodalizio, grazie alla connivenza di spedizionieri e funzionari doganali corrotti, riusciva a “regolarizzare” le movimentazioni delle merci attraverso l’emissione di falsi documenti amministrativi elettronici denominati “e-AD”. Tali documenti, che hanno sostituito i vecchi formulari cartacei, sono obbligatori per accompagnare la circolazione dei prodotti soggetti ad accise circolanti, sia a livello nazionale che a livello comunitario, in sospensione di tale imposta. Il disegno criminoso prevedeva l’effettiva immissione in consumo delle bevande alcoliche all’interno dell’Unione europea e del territorio nazionale, in luoghi diversi da quelli dichiarati documentalmente, facendo sì che gli effettivi destinatari della merce potessero evitare il pagamento dell’accisa (oltreché degli altri tributi) per la loro commercializzazione.
Sono stati quantificati in circa 1.200 tonnellate i vari prodotti, prevalentemente alcolici, consumati in frode, per un valore commerciale di oltre 6 milioni di euro ed un’evasione dell’accisa e dell’Iva di 4 milioni di euro, cui va aggiunta, per la commercializzazione “in nero” dei prodotti, un’ingente evasione all’imposizione diretta. Al fine di definire compiutamente ruoli e competenze di ogni singolo membro dell’associazione a delinquere, sono state eseguite mirate e continuative attività di appostamento e pedinamento nei confronti degli indagati. È stato così individuato un soggetto residente a Spoleto, risultato essere non solo il collegamento con i referenti di un più vasto gruppo criminale inglese e rumeno, ma anche colui che, con l’ausilio di un “faccendiere” di Roma, “dirigeva” sul suolo nazionale le varie attività illecite con il successivo coinvolgimento di un funzionario pubblico corrotto, di una guardia giurata e di due spedizionieri, tutti in servizio presso il porto di Ancona.
Ai membri dell’organizzazione criminale è stato contestato, a vario titolo, il reato di associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione ed al pagamento delle accise, nonché quelli di corruzione e falsità in atti, il tutto con l’aggravante della transnazionalità della condotta criminale, reati per i quali sono previsti fino a 16 anni di reclusione. Complessivamente, nel corso delle indagini nello specifico settore, sono state 33 le persone finite al centro dell’inchiesta, di cui 8 oggetto dell’ordinanza di custodia cautelare. Ancora una volta, prosegue incessante ed in sinergia l’attività di contrasto alle frodi fiscali sia da parte delle due istituzioni principalmente impegnate sul fronte della salvaguardia del bilancio comunitario e nazionale, sia da parte delle competenti Autorità Giudiziarie.