Spoleto è una città viva. Si è conclusa domenica la prima edizione itinerante del Festival Free Wor(l)d per la Libertà di Espressione il cui obiettivo è stato quello di rimettere al centro le persone e la cultura.
Per tre giornate, dal venerdì alla domenica, precedute da alcune date fuori festival, un ricco programma è stato presentato alla cittadinanza che con entusiasmo e interesse vi ha partecipato attivamente. Presenti tra il pubblico, piacevolmente sorpresi dall’iniziativa messa a punto anche il sindaco Umberto de Augustinis e la vice e assessore alla scuola Beatrice Montioni.
Dalle mostre inaugurate il venerdì, una fotografica “Saudade” prodotta da otto studentesse dai 17 ai 19 anni e dedicata alle emozioni, ad una d’arte intitolata a figure iconiche femminili le “Visionarie” di Maura Coltorti, si è passato ai laboratori esperienziali e ad una proiezione cinematografica, “A mano disarmata”. Il film tratto dalla storia della giornalista di Repubblica Federica Angeli serviva da preludio e lente di ingrandimento per il convegno che sabato mattina avrebbe aperto la serie di approfondimenti, tutti moderati come forza propulsiva dell’intero Festival dai ragazze e dalle ragazze che hanno o che frequenteranno il Corso di giornalismo propedeutico “Walter Tobagi”, in collaborazione con le professoresse, in particolare Luigina Renzi, Paola Salvatori, Emanuela Valentini, Tiziana Santoni che per i ragazzi sono state il supporto e il punto di riferimento e per il Festival sostegno e rete.
All’Archivio di Stato il sipario si è alzato di fronte alle scuole e a numerosi giornalisti che, anche da Roma, sono accorsi per parlare di libertà di informazione, di colleghi costretti sotto regime di tutela, di censura, del peso che hanno le querele temerarie – Stefano Corradino con cui hanno moderato le studentesse Chiara Patricolo ed Olimpia Tempesti; Riccardo Noury, Graziella Di Mambro, Giuseppe Federico Mennella, Carlo Ceraso, Riccardo Regi e Claudio Bianconi, e l’archivista Maria Paola Bianchi – contro quella “informazione come bene comune” più spesso negata da una legge che, essa stessa, consente questo tipo di intimidazione e che andrebbe dunque modificata come molte associazioni da tempo chiedono al Parlamento di fare.
Il focus sull’informazione scinde diversi punti di vista: nel secondo convegno si è parlato di ambiente e di mafie con Francesco De Augustinis e d Elisabetta Proietti. Interessante e inedito il docu-film presentato sui beni confiscati in Umbria e la presentazione del libro “Tuttofumo” di e con Eugenio Raspi, a moderare insieme a Franco Salcuni lo studente Federico Petrignani. Il terzo convegno, nella serata di sabato, si è incentrato sulla disobbedienza civile e su quel “romanticismo della violenza” che fa del giornalismo una narrazione sbagliata, i casi in cui i media amplificano gli stereotipi e con le loro parole, contrarie al Manifesto di Venezia, ledono doppiamente la dignità della vittima di femminicidio, a moderare con Matteo Papini lo studente Samuele Miraggio.
L’ambizione di arricchire il dibattito pubblico e di lanciare agli spettatori opinioni diverse a cui pensare, è stata ampiamente confermata dalla presenza e dall’interesse profuse nelle sale.
Con la musica del sabato, grazie al Quintetto degli Ottoni “Girolamo Fantini”, la giornata di ieri è iniziata con la riflessione dei diritti, dei doveri e delle libertà a partire da Simone Veil al Caffè Filosofico, per poi proseguire nel pomeriggio con una grande festa curata dalla comunità romena: la musica che unisce i popoli e che ha reso l’idea del Festival ancora più inclusiva.
Ma è con il racconto della cronaca minuziosamente dettagliata della vita e della morte di Marilyn Monroe, di e con Marina Antonini, e della conferenza multimediale a cura di Antonella C. Manni dedicata alle tele e alle donne Visionarie che il Festival ha chiuso domenicasera i battenti rimandando il pubblico ad una serie di appuntamenti Off/Fuori Festival che dovrebbero riprendere a breve e ad una seconda edizione che a quanto sembra gli organizzatori non si sentono affatto di escludere.
Alla narrazione distorta, percepita in declino dai giovani, il Festival ideato dalla giornalista freelance Valentina Tatti Tonni e coordinato insieme a cittadini e 15 tra associazioni, un centro culturale e una libreria, ha voluto fornire un’opzione al futuro, nella possibilità il riscatto.
“In conferenza stampa – ha ricordato proprio Tatti Tonni nel discorso di chiusura – avevo citato una frase a cui tengo molto, cioè che le persone sono importanti. Credo che in questo Festival ne abbiamo dato prova”.