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Fontana Piazza Tacito Terni, dal disastro del '95 a progetto pilota internazionale

Luca Biribanti

2 certezze: la fontana di Piazza Tacito è l'unica in Italia ad avere un'opera musiva come base; l'intervento di restauro del 1995 è stato un vero disastro. La buona notizia è che Fabio De Chirico, della sovrintendenza dei beni archeologici, ha annunciato che i mosaici del monumento dei ternani verranno recuperati con un intervento che sarà pilota a livello internazionale. È questo quello che è emerso dalla conferenza stampa di questa mattina, nelle sale della Fondazione Carit, nell'ambito della quale è stato fatto il punto sul restauro della fontana. Il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, l'assessore ai Lavori Pubblici, Silvano Ricci, il presidente Asm, Carlo Ottone, il presidente della Fondazione Carit, Mario Fornaci, e Fabio De Chirico hanno illustrato alla stampa tutte le problematiche legate al degrado del monumento e quali saranno le soluzioni che verranno adottate per il recupero della struttura.
“Questo intervento è il risultato di un lavoro di equipe che restituirà al suo originario splendore la fontana e la metterà di nuovo al servizio della comunità – queste le parole di Mario Fornaci in apertura della presentazione del progetto di recupero musivo – tutte le istituzioni si sono impegnate per il recupero del monumento, in particolare per quello dei mosaici che sono il nodo critico. Ricordo – continua Fornaci – che la Fondazione ha contribuito con 259mila euro, mentre gli altri 723mila euro sono stati concessi dal comune e dall'Asm”.
Qualche cenno storico sulla fontana – il progetto di un monumento che potesse riqualificare l'arredo urbano di Terni è del 1932, bando vinto da Ridolfi-Fagiolo. La fontana è stata inaugurata nel 1936 con grande soddisfazione dei due architetti che, a proposito della lancia d'acciaio dicevano: “Si staglia nella notte come il simbolo e l'essenza stessa di Terni: industriale e dinamica”. Nel 1943 il monumento subì pesanti bombardamenti e fu restaurata nel 1961.

Fabio De Chirico ha poi illustrato i particolari dei problemi legati al recupero dei mosaici del Cagli, che noi di To avevamo già denunciato 2 anni fa, prima che la situazione degenerasse.
“Cagli, nel 1933, aveva 23 anni, e per la realizzazione della parte musiva si era rivolto ai Damiani di Venezia, realizzando l'opera con pasta di vetro. Nel 1961 – continua De Chirico – Cagli deve restaurare la fontana dopo i bombardamenti, utilizzando questa volta l'opera dei mosaicisti romani che utilizzavano tessere lapidee. Nel 1995 c'è stato il restauro che ha determinato le difficoltà che ci sono oggi nell'intervenire sugli elementi della fontana”.
Un intervento pilota – “Questo restauro – continua De Chirico – sarà portato al salone internazionale del restauro di Ferrara, per la sua unicità. Porteremo metodi innovativi di intervento, primo tra tutti quello della sinergia tra i vari enti che hanno contribuito al restauro. Il cantiere sarà un laboratorio didattico a cielo aperto, dove verrà spiegato a cittadini, turisti, studenti, cosa e come si sta facendo”.
Questioni tecnice – Come ha spiegato De Chirico, prima di decidere come intervenire sui mosaici sono stati fatti 4 tipi di rilievi: 1 rilievo stratigrafico delle malte; 2 rilievo attacchi biogeni; 3 rilievo dello stato delle tessere; 4 rilievo del quadro fessurativo.
I risultati di questi studi scientifici sono arrivati circa 10 giorni fa e hanno evidenziato come l'intervento del 1995 sia stato veramente disastroso, unitamente al fatto che la fontana non è stata adeguatamente seguita da una manutenzione appropriata.
Il problema più grave è quello relativo al dislivello che si è creato tra i vari strati per l'errato uso di prodotti acidi che hanno danneggiato le tessere, determinando distacchi e fessurazioni della struttura sottostante, sottoposta a iniezioni di sutura che hanno avuto il solo effetto di peggiorare la situazione.
La mappatura delle malte ha rivelato un aspetto fondamentale: ci sono 3 livelli di malte, quello originario e gli altri 2 serviti agli impianti successivi. Il problema è che le malte sono di materiali del tutto eterogenei.
La soluzione – la sovrintendenza ha deciso dunque di intervenire a fondo, rimuovendo le tessere del mosaico per sistemare prima il fondo. Si andrà dunque a risolvere il problema alla radice, evitando i pasticci del 1995. “Posso dire solo che procederemo rimuovendo il mosaico – ha concluso De Chirico – per poi decidere in modo condiviso con gli altri soggetti come affrontare le successive tappe. L'importante è che dopo il restuauro segua un'adeguata manutenzione del monumento per evitare il degrado nel quale si trova oggi”.
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Le foto sono di Edy Mostarda ©