Economia & Lavoro

Fondi per l’agricoltura, l’Umbria attiva il moltiplicatore

C’è anche l’Umbria tra le cinque regioni che sabato 8 aprile al Vinitaly di Verona, la più grande fiera del settore vitivinicolo, firmeranno il protocollo d’intesa per  la creazione della prima piattaforma di garanzia comune sulle risorse pubblico-private. Un meccanismo che consentirà alle imprese del settore di moltiplicare di sei volte le risorse investite in un progetto. Nuova linfa, dunque, per le aziende che intendono qualificarsi ulteriormente e crescere, soprattutto nei mercati esteri, sfruttando anche le risorse europee (e pubbliche in generale) a disposizione.

Del resto, storicamente l’Umbria è una delle regioni che maggiormente ha saputo attrarre risorse da Bruxelles per la qualificazione del settore agricolo, che per la programmazione 2014-2020 ha a disposizione 876,5 milioni di leva pubblica – di cui 378 milioni legati al Feasr – con un incremento del 10,6 per cento rispetto alla precedente programmazione comunitaria.

Per il futuro, pesano le incertezze legate alla Brexit, visto che la Gran Bretagna, come l’Italia, è uno dei Paesi che versa nelle casse dell’Unione Europea più di quanto riceva.

Proprio in questi giorni le Regioni italiane sono impegnate nel confronto con il Governo nazionale in vista della prossima programmazione comunitaria dei fondi strutturali. Un confronto che vede l’Umbria protagonista, incaricata di redigere il documento con le osservazioni e le istanze delle Regioni italiane, di cui è capofila.

Venerdì 7 aprile si terrà a Roma il primo di una serie di confronti che andranno avanti, si prevede, sino a giugno.

Nel frattempo, il documento che la Regione Umbria sta stilando si base su quattro proposte principali. La prima riguarda l’orientamento dei risultati, con la richiesta della possibilità di costituire un fondo unico regionale (così da avere maggiore libertà di manovra nell’allocazione delle risorse all’interno di un territorio).

Altra importante richiesta va nella direzione di una maggiore semplificazione delle procedure (l’attuale regolamento delle politiche di coesione è di 200 pagine con oltre 500 note interpretative!), con l’assunzione del principio di proporzionalità, nei controlli, rispetto all’ammontare del progetto.

Le Regioni italiane, inoltre, chiedono un miglior collegamento tra i Piani nazionali ed i programmi operativi dei territori.

E soprattutto, è questa la richiesta più importante in questa fase, si chiede che la quota nazionale e regionale dei cofinanziamenti sia fuori dal Patto di stabilità interno. Richiesta, questa, che difficilmente sarà accolta in sede europea, ma che consentirebbe di liberare numerose risorse aggiuntive per l’economia umbra e delle altre regioni italiane.