Per evitare l’arresto è arrivato a presentarsi come il “nipote di Manganelli”, il Capo della Polizia di Stato: un maldestro tentativo che non ha minimamente scoraggiato gli equipaggi del commissariato di Spoleto, intervenuti l’altra sera in Via Flaminia, presso il bar Rotini, dove un cliente cominciava a dare segni di squilibrio dovuti all’alcool e non solo. Sarà che la vicenda di Ruby, la falsa nipote del presidente egiziano Mubarak, può ancora illudere qualche mente di poterla far franca di fronte alla legge. Ma veniamo al fatto. Il cliente, non contento di aver già bevuto due superalcoolici, chiede al barista una terza consumazione. Al suo rifiuto l’energumeno, originario della Calabria ma residente da tempo a Gubbio e fidanzato con una spoletina, comincia ad inalberarsi. Di lì a poco, chiamati dal barista, giungono 2 agenti che chiedono al cliente i documenti. La reazione è devastante: l’uomo comincia a tirare calci e pugni (2 agenti sono finiti in ospedale con 10 giorni di prognosi ciascuno) fino a quando non arriva in aiuto un secondo equipaggio che finalmente riesce ad ammanettare il 35enne.
Lo show continua anche dentro la volante di cui distrugge tutto, anche la tappezzeria. Stesso comportamento nella cella di sicurezza dove viene rinchiuso in atteso della convalida del fermo. Nel frattempo urla frasi sconnesse: “sono il nipote di Manganelli”, “quando lo saprà il Campione (l’uomo si riferisce ad un atleta umbro di kick boxing, n.d.r.) ve la farà pagare” e così via.
Gli inquirenti, coordinati dal vice questore Francesca Peppicelli, consultano il terminale e scoprono che l’individuo sta usufruendo di un permesso di libera uscita da una struttura psichiatrica. Il magistrato di sorveglianza gliela ha concessa in virtù di una relazione medica che assicura che il calabrese è molto migliorato, si è reinserito e non rappresenta un pericolo per la società. Meno male…
Stamani il processo per direttissima: il magistrato ha convalidato l'arresto in carcere e rinviato l'udienza a lunedì prossimo.
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