E’ stato un attento cittadino a segnalarli per primo. Erano proprio resti di antichi muraglioni quelli che il Sig. Floriano Innocenzi ha fotografato in prossimità dei piloni del ponte di San Giacomo all’interno dell’alveo del Fiume Topino.
L’area fluviale rientra fra quelle che il Consorzio della Bonificazione Umbra sta indagando nell’ambito della progettazione preliminare per gli interventi di messa in sicurezza del centro urbano di Foligno dagli eventi di piena con tempi di ritorno cinquantennali .
Dopo un sopralluogo con i nostri tecnici, informa il Commissario straordinario dell’ente Ugo Giannantoni, abbiamo ritenuto di convocare subito un incontro fra i progettisti e l’archeologa incaricata della sorveglianza e di assistere il Consorzio nella progettazione di sistemazione idraulica del Topino in ambito urbano, per valutare congiuntamente tutte le azioni da intraprendere a seguito del ritrovamento archeologico segnalato.
Sin dall’avvio della progettazione, afferma il direttore Candia Marcucci, abbiamo ritenuto indispensabile farci coadiuvare da una esperta archeologa. Siamo infatti consapevoli che operando all’interno della città, in prossimità delle mura urbiche, vada usata ogni precauzione sia nell’opera di sondaggio propedeutica alla progettazione che nella previsione delle opere idrauliche necessarie.
Dall’incontro con la dottoressa Maria Romana Picuti e il Consorzio è emersa la necessità di procedere, non appena il livello idrico all’interno del fiume lo permetterà, al rilievo e alla documentazione fotografica per valutare la consistenza e datare i reperti resi ora visibili, ascrivibili forse al millequattrocento.
Nel trecento è infatti documentata l’esistenza della Porta di San Giacomo. Intorno al XV sec. il ponte venne dotato di un’isoletta bastionata detta “Rivellino”. Dopo la rovinosa piena del Topino del 1836, tocco all’ingegnere Rutili ridisegnare fondale e sponde del Topino, lavori poi eseguiti fra il 1844 e il 1856. Già abbattuto il “Rivellino”, nel 1926 si procede all’allargamento del ponte mentre nel 1927 viene abbattuta la porta San Giacomo e l’edificio daziario.
E’ una parte del tessuto urbano in ambito idarulico ricco di fascino e di storia – affermano dal Consorzio – assistiti dalla Dott.ssa Picuti, sentita la dottoressa Maria Laura Manca, responsabile di zona della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria, procederemo al più presto ad indagare mediante sondaggi e scavi esplorativi i reperti individuati per giungere al riconoscimento di natura archeologica.
Concerteremo con la Soprintendenza – continua Candia Marcucci – la tipologia degli interventi progettuali che possano soddisfare gli obiettivi di progetto e rispondere delle prescrizioni all’esecuzione degli stessi.
Il Consorzio si è reso disponibile ad inserire nella progettazione tutte quelle azioni per un’ ampia informativa sui ritrovamenti che verranno accertati, non ultimo quello di predisporre sul ponte di San Giacomo, ad opere ultimate e di comune accordo con l’Amministrazione comunale, apposita cartellonistica sulle conoscenze archeologiche acquisite nel corso dei lavori.
Infine, in accordo con la relazione archeologica preliminare acquisita dal Consorzio, è stato stabilito di applicare analogo criterio di intervento conoscitivo per i possibili ritrovamenti afferenti al ponte duecentesco di San Claudio o San Giovanni dell’Acqua a monte dell’attuale traversa idraulica sul F. Topino in prossimità di via Francesco Innamorati.