Entusiasmo alle stelle per Carlo Verdone che ha fatto registrare sabato sera il secondo tutto esaurito agli Amici della Musica di Foligno. Auditorium San Domenico gremitissimo – si sono dovute aggiungere sedie sul palco – per un appuntamento che ha visto il grande mattatore della commedia italiana rispondere senza veli alle domande del giornalista di Avvenire Massimiliano Castellani e dello storico del cinema Eusebio Ciccotti.
Un ritratto inedito, a tratti esilarante, altri intimo e un po’ malinconico. Con un ciak speciale, quello delle immagini di alcuni dei suoi più celebri film tra cui “Io e mia sorella” (1978) e le scene girate alla stazione di Spoleto e poi Foligno. E qui il primo backstage in cui arte e privato hanno cominciato ad incrociarsi: “È stato un film faticoso. A guardare le scene della stazione ancora mi sorprendo. Ero stanchissimo, dormivo quasi niente, a Foligno abbiamo girato di notte, tremavo dalla stanchezza.” Un inizio entusiasmante per il via di “Pezzi Unici. Celebri personaggi si raccontano” – gli Amici replicheranno il format – con un Verdone in vena di confidenze, generoso di racconti, di riflessioni sulla contemporaneità, punteggiato di gustosi retroscena della sua carriera e vita.
E ovviamente la musica, una vera passione a partire dall’infanzia. “Ero un ragazzo strano, avevo momenti di grande euforia e altri di grande malinconia”, in una casa frequentata da straordinari personaggi del mondo intellettuale e anche musicale. La mamma diplomata al conservatorio di Santa Cecilia che ospitava vere e proprie celebrità come il compositore e direttore d’orchestra Bernstein. Un papà storico e critico cinematografico, senese, a cui Verdone deve la passione per la batteria.
“Forse proprio al suono coinvolgente dei tamburi del Palio devo questo mio amore per le percussioni. Perché le passioni, e i valori più profondi nascono in famiglia. Poi è chiaro, devi maturare le tue sensibilità. Io da bambino avrei voluto fare il dottore, il pediatra o il medico di base. Ma facevo imitazioni e fu mia madre a pensare che forse avevo un talento per la recitazione”.
E molte le parole rivolta ai ragazzi seduti ai due lati sul palco. “Ho sempre messo lo stupore alla base della vita e questo dà linfa a quel che faccio. Vado avanti perché amo la gente. Il segreto del mio lavoro che ritrae la contemporaneità, quella delle persone comuni, è amare il prossimo ed esserne curiosi.”
Molti i flashback, con uno sguardo lungo sul passato e sul futuro. “Non viviamo un periodo felicissimo. Diverso era il tempo della mia infanzia e adolescenza. Era un’Italia in bianco e nero, ma c’era molta più poesia, era l’Italia che cresceva, che guardava avanti con molta energia, era l’Italia dell’autostrada del sole. Stiamo un po’ perdendo la nostra identità. Un percorso ineluttabile, ma che oggi è troppo velocizzato.”
E sempre più si è fatto largo il Verdone uomo, regista e attore di successo, ma che non ha tralasciato le fragilità e forse un cruccio: “Ho sempre affrontato il mio lavoro con paura, non voglio far perdere il produttore, far fare brutte figure agli attori. A volte avrei dovuto avere più coraggio. Vado ad una velocità ridotta rispetto a quello che potrei dare. Anche in film non comici, ma non so se il mio pubblico mi seguirebbe”. Fino alle battute finali prima del concerto dedicato alle colonne sonore di Rota e Morricone. Perché proprio Morricone ha composto le musiche del suo primo film. “Ennio Morricone è stato un grande regalo di Sergio Leone. Fu lui ad accompagnarmici al mio debutto. Ho avuto un ingresso nel cinema con un compositore straordinario.” E qui l’assalto dei fan, tra autografi, selfie e abbracci, in attesa di un “Concerto da Oscar”.
Seduto in platea Verdone ha lasciato poi il palco al concerto. Una piacevolissima chiusura del cerchio con le coinvolgenti musiche da film di Morricone e Rota affidate ad un quartetto classico jazz di musicisti di primissimo piano: Giuseppe Nova flauto Rino Vernizzi pianoforte e fagotto, Giorgio Boffa contrabbasso, Lorenzo Arese batteria. Per una serata da oscar e pure un sacco bella!