Categorie: Cronaca Foligno

Foligno perde per sempre un pezzo di storia / Chiusa definitivamente la tipografia Mancini e Valeri

Claudio Bianchini
Dopo oltre due lunghi secoli di ininterrotta attività, nel 2014 i macchinari dell’antica tipografia Mancini & Valeri resteranno fermi. Foligno perde così, per sempre, un pezzo della sua gloriosa storia legata all’arte della stampa. Non a caso infatti, nel 1412 la città venne scelta per stampare la prima edizione della Divina Commedia, il poema letterario più famoso del mondo.

Secolare tradizione – E in qualche modo la Mancini & Valeri sembrava quasi un opificio rinascimentale: produzione rigorosamente artigianale, clima da bottega familiare e grande passione per il lavoro, considerato soprattutto una missione anche da Palmiro Filippucci e Marco Ambrogioni, ultimi gestori della gloriosa attività. Negli anni ’80 la rilevarono insieme a Cesare Gabrielli, purtroppo prematuramente scomparso per un male incurabile. Un’impresa che nasce a metà ottocento in via Vignola come Tipografia degli orfanelli, dove bambini rimasti senza genitori andavano ad imparare un mestiere. Ad inizio novecento si trasforma in Tipografia Cooperativa con quattro soci, ma resteranno poi soltanto Mancini e Valeri. Siamo negli anni ’50 quando la ditta si stabilisce nei locali di via Gramsci, praticamente sotto il grande terrazzo di un palazzo nobiliare.

Cimeli storici – Qui, dal 1982 veniva stampata la Gazzetta di Foligno, uno dei settimanali più antichi d’Italia, che aveva praticamente stabilito lì la propria redazione. E sempre qui vennero realizzati i primi materiali promozionali della Giostra della Quintana. Sono ancora gelosamente i conservati caratteri in piombo, i cliché pubblicitari e i fregi artistici realizzati a mano persino in legno. Un patrimonio unico di altissimo valore, per non parlare dei macchinari. Fiore all’occhiello, la mitica Linotype modello americano, inventata negli Usa nel 1881 e capace di predisporre intere righe in piombo: ultimo macchinario utilizzato prima dell’avvento dei computer. Ancora a disposizione il torchio, il macchinario per togliere gli spigoli dai biglietti da visita e la pedalina, in tutto e per tutto uguale a quella utilizzata da Totò e Peppino per stampare le banconote false nel celebre film ‘La banda degli onesti’.

Pezzi da museo – Rari e preziosi cimeli che i proprietari chiedono ora di mettere a disposizione della città e che, fanno notare, sarebbero perfetti all’interno del Museo della stampa a Palazzetto Orfini in via Pertichetti. Un appello alle istituzioni pubbliche e private, affinché la tradizione tipografica folignate possa in qualche modo proseguire, scrivendo nuove pagine di storia.