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Foligno e Trevi si incontrano per ricordale la Liberazione

Un 25 aprile un po’ speciale quello di quest’anno a Foligno, con la partecipazione di Enrico Angelini, il partigiano novantenne che qualche mese fà, armato di spazzola e solvente si adoperò per cancellare una svastica dipinta sui muri di un luogo simbolo della Resistenza, la cascina di Radicosa, tra Foligno e Trevi. Un momento commovente e sentito che ha visto la presenza dei sindaci delle due città, Nando Mismetti e Bernardino Sperandio.

Le celebrazioni hanno avuto spazio anche nelle rispettive piazze, di seguito il discorso tenuto a Foligno dal pirmo cittadino:

“Il 70° anniversario della Liberazione è segnato da una tragedia immane: la morte di centinaia di migranti nel Mediterraneo, durante l’ennesimo viaggio della speranza. Si parla di circa 850 persone e il primo pensiero, in questo giorno importante per il nostro Paese, va a questi uomini, donne, bambini inghiottiti dal mare, mentre fuggivano dalla guerra, dalla dittatura, dalla violenza alla ricerca di una vita migliore. “Uomini e donne come noi – come ha detto Papa Francesco – che cercavano la felicità”. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa tragedia sconvolgente, verso la quale la comunità internazionale deve agire con decisione per evitare che simili drammi possano ripetersi. Siamo di fronte a una nuova forma di schiavismo, con persone e organizzazioni criminali pronte ad arricchirsi sulle difficoltà, sulla miseria, sulla disperazione di milioni di uomini. Secondo l’Alto Commissario Onu per i Rifugiati, nel 2014 sono state 4.270 le persone morte nel Mediterraneo. Mentre dall’inizio del 2015, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, sono morti 1.750 migranti: un dato 30 volte più alto, rispetto allo stesso periodo del 2014. Di fronte a questa realtà, l’Europa e il mondo intero devono assumere tutte le iniziative necessarie per fermare questo dramma e creare le condizioni per cui queste persone possano vivere dignitosamente nei loro paesi. Noi siamo figli di chi ha conosciuto e combattuto la guerra, la dittatura e la violenza per costruire un Paese libero e giusto e abbiamo il dovere di adoperarci per combattere le nuove forme di violenza che oggi segnano il mondo. Il 25 aprile del 1945, l’Italia veniva liberata dall’occupazione nazifascista, riconquistando la libertà, la dignità e l’unità perdute dopo 20 anni di dittatura e 5 di guerra. Celebrare questa ricorrenza significa ricordare una pagina importante della nostra storia, riscoprire i principi su cui si fonda il nostro Paese, riflettere sul nostro futuro. Libertà e Democrazia sono i valori che meglio esprimono il senso di questo giorno di festa, che ha aperto le porte alla Repubblica e alla Costituzione democratica. Il primo pensiero di questa giornata va a quanti si unirono nella Resistenza per difendere l’onore dell’Italia e riconquistare l’unità, la libertà e l’indipendenza del nostro Paese. Mi riferisco ai protagonisti del processo di Liberazione: ai tanti giovani coraggiosi che scelsero di stare dalla parte giusta, a costo di pagare a caro prezzo quella decisione; ai militari delle forze armate che si schierarono eroicamente contro l’ex alleato nazista; alle migliaia di uomini e donne di diverse idee politiche e culturali che, per dare alle generazioni future il dono della libertà hanno combattuto contro l’oppressione della dittatura nazifascista, sono stati uccisi, torturati, reclusi tra mille sofferenze. Un contributo importante alla Resistenza e alla Liberazione fu dato dalle donne, il cui impegno è stato spesso messo in secondo piano, mentre hanno svolto un ruolo da protagonista nella lotta partigiana, sia nell’offrire assistenza sia nel combattere in prima persona la dittatura nazifascista. Un pensiero particolare, nell’anno del 70° anniversario dell’apertura dei cancelli del lager di Auschwitz, va ai deportati nei campi di concentramento nazisti, tra cui anche 24 giovani folignati che non fecero più ritorno. A tutti coloro che, in vari modi, parteciparono alla Liberazione dell’Italia va la nostra gratitudine, non solo per quanto hanno fatto per la Liberazione, ma anche per aver continuato a tenere vivi gli ideali che hanno animato la lotta per la democrazia. Non possono esserci dubbi sul ruolo e sul contributo dato dalla Resistenza alla liberazione del nostro Paese, alla realizzazione della Repubblica e della Democrazia. Come ha detto qualche giorno fa dal Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, “l’immagine della Resistenza si è finalmente ricomposta nella pluralità delle sue componenti: quella partigiana, quella militare, quella popolare. E in questa accezione più vera e unitaria, essa è diventata parte integrante del più generale recupero della nostra memoria storica e identità nazionale”. Anche la nostra Città ha dato tanto alla Liberazione, con una forte e ampia partecipazione popolare e con il sacrificio di tante vite: per questo, nel 1961, è stata insignita della Medaglia d’argento al valore civile. Alcuni dei protagonisti di quella mobilitazione per la libertà e la democrazia, sono qui con noi: cito per tutti il partigiano ENRICO ANGELINI che, a 90 anni, qualche settimana fa si è recato a RADICOSA, vicino Trevi, per cancellare con le sue mani la svastica apposta sul casolare che, durante la Resistenza, fu rifugio dei partigiani e centro di comando della Brigata Garibaldi. Un gesto simbolico, attraverso il quale ha voluto riaffermare e difendere gli ideali di pace, libertà e democrazia per i quali ha combattuto, dando una lezione a tutti noi, soprattutto alla politica che oggi, a volte, sembra dimenticare la responsabilità e l’impegno a cui è chiamata. Poco fa, per onorare la memoria di quegli uomini e quelle donne che come Enrico Angeli combatterono per la libertà e la democrazia, insieme al sindaco di Trevi e a rappresentanti di diverse Associazioni, ci siamo recati a RADICOSA per deporre una corona di alloro. Con ENRICO ANGELINI e altri PARTIGIANI provenienti da tutta Italia, il 16 aprile scorso abbiamo partecipato alla cerimonia organizzata nell’Aula della Camera dei Deputati, con il Parlamento in seduta comune, per ricordare il 70° anniversario della Liberazione. All’iniziativa è intervenuto anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha salutato e ringraziato i reduci della Resistenza. Noi, che apparteniamo a generazioni nate dopo la guerra, abbiamo il dovere di onorare chi tanti anni fa, con enormi sacrifici, ci ha donato libertà e democrazia. Abbiamo il dovere di fare memoria, ma soprattutto di fare in modo che quelle speranze non vengano deluse e che quelle conquiste non vengano compromesse. La libertà e la democrazia non sono diritti acquisiti per sempre, sono valori che vanno difesi e coltivati ogni giorno, per far sì che non siano mai messi discussione. Le conseguenze sociali della grave crisi economica che stiamo attraversando rappresentano un pericolo concreto per la tenuta dei principi e dei diritti sui cui si fonda il nostro Paese. Celebrare il 25 aprile vuol dire riaffermare i valori della Liberazione e della Resistenza, grazie ai quali è nata la Repubblica italiana, fondata su principi di libertà, di uguaglianza, di giustizia, di solidarietà, di pace, sanciti nella Costituzione e riaffermati dal progetto di integrazione promosso dall’Unione Europea subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Abbiamo il dovere di difendere e promuovere questi valori per fare non solo dell’Italia, ma anche dell’Europa, una realtà più giusta e accogliente. Il 25 aprile sia per tutti un giorno di speranza e di unità, da cui ripartire per costruire una città, un Paese e una comunità migliore”.