Cronaca

Folignati bloccati nel muro tra Usa e Messico: ecco il racconto

La comunità internazionale è scandalizzata per le dichiarazioni del neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha annunciato la costruzione di un muro tra l’America ed il Messico.

Ma forse non tutti sanno che un muro esiste già, ed è lungo oltre trenta chilometri, tra San Diego e Tijuana. Ci sono poi altri tratti blindatissimi con le stesse misure di un carcere militare di massima sicurezza. E già in passato la situazione era assolutamente terrificante.

Lo può testimoniare direttamente Alessandra Olivieri, folignate doc, titolare insieme al marito, di una nota ditta operante nel settore dei tartufi, attiva anche negli Usa.

“Lo ricordo come l’avventura più tragica della mia vita. Era il marzo del 2014 ed ero con la mia marito e mio figlio in California – racconta la Olivieri – un giorno io e marito decidemmo di fare un giro in auto a San Diego, e per colpa del navigatore ci ritrovammo lungo una strada a dieci corsie in senso unico verso il Messico. Non avevamo i passaporti, ma ci ritrovammo oltre confine e non potevamo tornare indietro se non passando attraverso il confine blindato dal muro. Una costruzione enorme – ricorda con emozione – fatta di mattoni, cemento e acciaio. Un muraglione talmente imponente che non si riusciva nemmeno a vedere l’orizzonte americano. Abbiamo vissuto scenari e scene da terzo mondo – fa sapere – con gente disperata, di una miseria mai vista. Ci hanno fatto passare attraverso quattro posti di controllo, con militari in assetto da guerra. La macchina ce l’hanno perquisita in una sorta di maxi hangar – prosegue – con gente nascosta dentro i sedili, dentro i cofani e tenuta sotto tiro coi mitra puntati alla testa. Anche noi siamo stati scortati da militari armati, un’odissea durata oltre due ore col rischio di essere spediti all’ambasciata americana e pagare una maxi multa di cinquemila euro a testa. Verso sera – ricorda la Olivieri – i nostri amici sono riusciti a raggiungerci con i passaporti, e sempre sotto strettissime misure di sicurezza siamo riusciti a tornare in America. Ma quel muro resta uno dei miei peggiori incubi”.