Da 6 anni le false religiose si sono letteralmente barricate nell'immobile di Trevi (Frosinone) di proprietà della Diocesi di Anagni-Alatri | Nel 2008 le stesse due donne si resero protagoniste di azioni "non consone alla vita monastica" nel convento di via Perugina
Nel 2008 a Gubbio, oggi a Trevi (Frosinone). Le finte suore colpiscono ancora e, dopo aver “sconvolto” la vita del Monastero di via Perugina 14 anni fa, sono tornate a far parlare di sé per essersi “segregate”, da ben 6 anni, nella casa parrocchiale della piccola frazione laziale.
Barricate nella casa parrocchiale di Trevi, nel Lazio
La spagnola Maria Soledad e la colombiana Alicia Maria non vogliono proprio saperne di uscire dall’immobile messo loro a disposizione (“temporaneamente”) “per pura carità cristiana”, dall’ex parroco di Trevi. La questione sarebbe però balzata solo di recente all’onore delle cronache con l’arrivo del nuovo sacerdote Don Pierluigi Nardi, che ha chiesto di rientrarne in possesso. Ma niente da fare, nonostante da tre mesi siano anche stati staccati luce e gas. Anzi, alle due sedicenti religiose si sarebbe aggiunta una terza inquilina abusiva, l’anziana madre di una delle due.
Il vescovo “Devono andarsene”
Sul caso sono arrivate anche le parole dure del Vescovo di Anagni-Alatri, mons. Vincenzo Loppa: “Mi sento in obbligo d’intervenire d’autorità, perché la casa parrocchiale, indebitamente occupata, ritorni in possesso della comunità cristiana di Trevi e venga utilizzata dal parroco. Se ciò risulterà di qualche difficoltà che possa giovarsi anche delle forze dell’ordine, prima di dover ricorrere alle autorità giudiziarie”. E a quanto pare, vista la resistenza a restituire quella casa, la vicenda finirà proprio in tribunale nelle prossime settimane.
La vicenda di Gubbio nel 2008
Le due finte suore, come detto, nel 2008 furono “protagoniste” anche a Gubbio, dove entrarono da novizie, con l’intenzione di prendere i voti, al monastero “Buon Gesù” delle Clarisse Cappuccine Sacramentarie. Le due, però, a causa dei loro comportamenti non proprio consoni furono addirittura giudicate dalla Curia come “non adeguate alla vita di clausura”, “non idonee” a intraprendere questa strada e persino considerate “pericolose per la vita religiosa” dal commissario pontificio. Fatto sta che, con la recente ribalta mediatica, si è anche appurato come entrambe non appartengano a nessun Ordine religioso (da qui l’appellativo “finte suore”) anche se da sempre indossano l’abito con il velo.
Il caos nel Monastero, la denuncia della badessa
A conferma degli atteggiamenti inadatti tenuti a Gubbio c’è la denuncia presentata dalla badessa e da altre due consorelle (oggi archiviata), dove si legge che Maria e Alicia avrebbero instaurato un clima di terrore all’interno del convento. Si parla addirittura di richieste di massaggi rivolte alle consorelle dopo presunti tormenti causati dal demonio, minacce di morte e addirittura un tentativo di incendio per rendere più “realistica” la persecuzione del maligno.
La fuga delle finte suore e la controdenuncia
Dopo la “fuga” dal convento eugubino nel 2009 le due finte suore avevano denunciato a sua volta le ex “colleghe” eugubine, per il “clima persecutorio” di quest’ultime nei loro confronti, per accusarle di un presunto furto di gioielli (appartenuti alla colombiana) per un valore di 1 milione di euro e di incontri clandestini all’interno del Monastero. Tutte accuse che, alla fine, risultarono infondate e, pochi anni dopo, archiviate.