Con il vicino “pensionamento” del vescovo di Città di Castello mons. Domenico Cancian – che il prossimo 6 aprile terminerà il proprio episcopato (iniziato nel 2007) per raggiunti limiti di età (75 anni) – esiste l’ipotesi concreta che, con un nuovo presule, la Diocesi tifernate possa essere accorpata a quella di Gubbio nell’ambito della relativa riforma avviata da Papa Francesco.
Questo probabile scenario, sottolineano in una interrogazione Roberto Marinelli e Silvia Norgiolini (Lista civica Marinelli Sindaco), “sarebbe l’ennesimo atto di svilimento dell’immagine del Comune tifernate, e del ruolo chiave che questo, il quarto dell’Umbria, dovrebbe rivestire all’interno della Regione e non solo”.
Proprio per questo i due consiglieri di opposizione chiedono di sapere “quali siano le possibilità e i margini di intervento del Comune di Città di Castello per chiedere che monsignor Domenico Cancian, vescovo amato da tutta la Comunità, possa proseguire il proprio episcopato e se sussista davvero il rischio di accorpamento delle due Diocesi”.
Va ricordato che secondo il Motu proprio del 2018 “Imparare a congedarsi”, pubblicato da Papa Francesco, all’arrivo dell’età limite dei 75 anni i vescovi non cesseranno ipso facto dal loro ufficio ma dovranno presentare rinuncia al Pontefice, che a sua volta deciderà eventuali proroghe “solo per motivi legati al bene comune ecclesiale”.
Per quanto riguarda l’accorpamento delle due Diocesi non sarebbe un fatto inedito: nel febbraio 1972, infatti, Cesare Pagani fu consacrato da papa Paolo VI vescovo di Città di Castello e Gubbio. Dopo 10 anni, nel 1982, le due diocesi tornarono però distinte, con quella tifernate che passò nelle mani di mons. Carlo Urru.