In un periodo storico in cui investire sui mercati internazionali diventa sempre più complesso, cercare nuove formule per diversificare i risparmi personali è quasi una necessità; ciò vale sia per gli operatori professionali sia per i retailer. Con il passare del tempo, però, anche le soluzioni disponibili, per allocare il capitale, sono sempre più numerose, persino per chi non dispone di risorse finanziarie di una certa rilevanza. In tal senso un settore estremamente interessante per le opportunità offerte è quello delle startup, società il più delle volte di piccole dimensione, ma con potenzialità ancora inespresse, e quindi di grande prospettiva nel lungo termine.
I soggetti che sono in grado di investire in tali realtà in fase di lancio -prima della disponibilità della azioni sul mercato di riferimento– possono aspirare ovviamene ad ottenere rendimenti maggiori rispetto a coloro che devono attendere la quotazione, per questo motivo negli anni la nicchia dei fondi di venture capital è cresciuta significativamente, divenendo molto florida. In questo contesto, quindi, capire come investire in startup diventa importante per sfruttare al massimo le opportunità che queste realtà possono offrire.
Fino a non troppo tempo fa con il termine startup si indicavano piccole aziende appena costituite, gestite dai fondatori con soci, se presenti, pressoché irrilevanti; successivamente si è iniziato a far riferimento a tale categoria anche per le realtà con un business più strutturato, ma particolarmente innovativo.
Difatti oggi appartengono al segmento in questione sia società quotate sia società non quotate e queste ultime di solito sono quelle di dimensioni modeste. Investire in aziende che non sono presenti su un listino ufficiale è ovviamente meno semplice, difatti l’operatività è appannaggio quasi esclusivo di soggetti qualificati come quelli introdotti poc’anzi -i fondi di venture capital e gli Angel-, sebbene vi siano delle soluzioni ancora poco praticate dalle grandi platee , destinate ai retailer.
Crowfunding e startup non quotate
Il crowfunding è la forma di investimento più immediata per i piccoli risparmiatori: come si evince dal nome stesso, si tratta di una raccolta di fondi per finanziare il progetto su cui si intende puntare, al fine di entrare nel capitale di rischio dell’azienda. In Italia, tuttavia, questo tipo di operatività è poco diffusa, soprattutto perché non è regolamentata da un’autorità di vigilanza.
Al contrario la negoziazione di titoli quotati ha un ottimo seguito, proprio per la presenza di società in possesso dei requisiti previsti dalla normativa, per portare avanti l’attività di intermediazione. Fra i soggetti in questione, ad esempio, sono da annoverare i broker online, realtà che, grazie alle loro caratteristiche, possono offrire ai clienti servizi dagli elevati standard qualitativi a condizione parecchio vantaggiose. Gli utenti che utilizzano un canale di accesso al mercato così strutturato, oltre ad essere tutelati, hanno l’opportunità di gestire il rischio in modo ottimale, attraverso gli strumenti rilasciati sui trading tool.
Gli strumenti per investire su startup quotate
Le piattaforme dei broker online non prevedono alcun alcun canone per il loro impiego e sono attivabili con piccole somme di denaro; ciononostante sono equipaggiate con funzionalità avanzate: difatti, l’infrastruttura grafica, messa a disposizione per analizzare i prezzi delle azioni, è corredata da dispositivi come la leva finanziaria, lo short selling e gli ordini condizionati, per operare in tutti i contesti di mercato con un corretto money management.
Nel catalogo prodotti della maggior parte degli intermediari attivi sui circuiti over the counter, è possibile negoziare titoli appartenenti alla categoria delle startup con interessanti prospettive future. Solo per citarne alcuni, si ha l’opportunità di investire su Deliveroo, leader nel settore delle consegne a domicilio, o Coinbase, colosso operante nell’ambito delle tecnologie digitali, quotato sul Nasdaq.