Dieci anni di “Parco Alexander Langer” e trent’anni di Fiera delle Utopie Concrete. Cadranno due ricorrenze importanti quest’anno a Città di Castello, dal 13 al 16 settembre, in occasione dell’edizione 2018 del laboratorio permanente per l’elaborazione e la trasmissione di esperienze, soluzioni e conoscenze di sostenibilità ecologica dell’economia e della società. Proprio nella giornata inaugurale della manifestazione, l’ideatore della Fiera delle Utopie concrete, il pacifista e ambientalista altoatesino Alexander Langer, sarà ricordato nel parco cittadino che gli è stato intitolato nel 2008, con un omaggio da parte del gruppo teatrale MEDEM, con musiche eseguite dalla Scuola Comunale Giacomo Puccini.
“Sono passati 3 decenni anni da quando in un felice incontro tra il sindaco tifernate di allora, Giuseppe Pannacci, e Langer, quest’ultimo propose un’iniziativa eco-culturale a Città di Castello per presentare esperienze e soluzioni di conversione ecologica dell’economia e della società a un pubblico europeo di persone di buona volontà ecologica. Nell’idea e nelle parole di Langer – ricorda Karl-Ludwig Schibel, coordinatore della Fiera delle Utopie Concrete – si doveva trattare di una ‘specie di pellegrinaggio europeo, qualcosa come una Santiago de Compostela in chiave ecologica’, che avrebbe portato in Altotevere ogni anno persone, gruppi, imprese alternative, ricercatori e iniziative ecologisti o sensibili al tema e per scambiare esperienze, progetti e conoscenza”.
Conversione ecologica “Modello Altotevere”. La Fiera delle Utopie Concrete rinnova la sfida
Anche quest’anno, durante le quattro giornate della manifestazione, avranno luogo seminari e dibattiti, installazioni interattive, laboratori multidisciplinari, stazioni di lavoro, performance artistiche e spettacoli. “Quando partì il primo ciclo, sugli elementi classici, Acqua, Terra, Fuoco, Aria, l’iniziativa non aveva uguali in Europa e neanche oltre. Le Utopie Concrete – prosegue Schibel – erano avanti per il loro tempo. Oggi, nel secolo del caos climatico, la questione del degrado dell’intero pianeta si pone con un’ineludibile urgenza, mentre le soluzioni sembrano più distanti in un mondo politico ed economico che continua a seguire delle logiche distruttive”. Che bilancio si può trarre da questi primi trent’anni? “Sarebbe ingenuo voler costruire delle semplici catene di causa – effetto dalle esperienze e soluzioni presentate negli appuntamenti annuali ai progetti realizzati nel territorio altotiberino. La sfida – conclude il coordinatore – è un’altra. Le Utopie Concrete hanno scelto un orientamento che si potrebbe chiamare ‘localismo cosmopolita’, cioè rendere esplicito come la trasformazione verso l’era solare potrebbe presentarsi in un territorio circoscritto di mille chilometri quadrati e ottantamila persone. Un territorio in cui si è fermata la perdita della biodiversità, la cementificazione del suolo, il degrado dello spazio pubblico, dove diminuisce l’uso dei pesticidi, aumenta la produzione di energie da fonti rinnovabili, come anche la mobilità in bicicletta e a piedi, dove i giovani trovano opportunità di lavoro e di vita paragonabili a quelle dei genitori per poter continuare di far parte e dare il loro contributo alla comunità valtiberina”