Il miglior spettacolo della 65^ edizione del Festival dei Due Mondi? E’ presto detto: la tradizionale conferenza stampa finale di ieri pomeriggio, 10 luglio, tenuta presso l’aula del Consiglio Comunale del Comune di Spoleto
Palcoscenico adatto, protagonisti in splendida forma, e opera messa in scena definibile come uno dei grandi classici della letteratura festivaliera.
Con un pizzico di riadattamento concesso alla contemporaneità. Nella cartellina distribuita alla stampa un solo foglio (fronte-retro) in cui si condensano 17 giorni di Festival che, a ripensarci, solo nella prima giornata di inaugurazione lo scorso 24 giugno aveva messo in campo ben 6 spettacoli di inaugurazione. Una promessa di intensità che mantiene la sua natura anche nell’incontro finale con la stampa. Solo usando la tecnica della compressione, per ovvi motivi di spazio.
Nel foglio suddetto in appena una decina di righe si condensa tutto il cuore pulsante della manifestazione n°65 (biglietti e incasso al botteghino), dando poi spazio libero ( ma sempre nella lunghezza di un foglio, non sia mai) a tutto il contorno festivaliero fatto di artisti presenti, giovani presenti, stampa presente, social media presenti, ed infine un lungo capitolo (15/16 righe) dedicato alla sostenibilità ambientale della kermesse spoletina.
Intanto cominciamo col dire che abbiamo risparmiato 624 kg di CO2 ( ben 394 kg in più rispetto al 2021) che poco non è! Di sicuro interesse, per chi poi avrà voglia di scendere nei dettagli, anche tutta la descrizione delle operazioni virtuose per rimanere nel novero delle manifestazioni green o eco-friendly.
Ma andiamo per ordine
Tutto è cominciato con una ventina di minuti di ritardo, causa impegno del sindaco Andrea Sisti con una delegazione estera (San Marino pare) in visita a Palazzo comunale, mentre lo staff del Festival con in testa la Direttrice artistica Monique Veaute (assente Paola Macchi, Direttrice organizzativa per causa di forza maggiore) era presente alla Sala dello Spagna in perfetto orario.
Sindaco che si presenta alla conferenza stampa con tanto di fascia tricolore. Un tocco di ufficialità che non guasta in occasione dell’incontro fatidico sui grandi numeri della manifestazione.
Ma ovviamente sarà necessaria una ulteriore analisi per capire se realmente il pericolo pandemia ha giocato un ruolo fondamentale nel decremento della 65^ edizione.
Non indugiamo oltre sui dati riguardanti la stampa presente, i social media o il numero dei giovani coinvolti in forma di stage nella struttura organizzativa, perchè da soli occupano i 2/3 del foglio notizie e non vorremmo essere scambiati per adoratori di feticci.
Il miglior spettacolo del Festival non poteva però chiudersi senza almeno un paio di annunci di quelli che scoppiettano allegri, come il fuoco in inverno. Un indimenticato amico, quando vedeva affacciarsi alla porta del suo ufficio qualche politico, gli rivolgeva impietoso sempre la stessa domanda “Hai portato il fagiano?”. Come dire, che cadeau mi consegni oggi in cambio della mia attenzione?
Ed allora il sindaco Sisti, che ne sa sempre una più di Monique, annuncia che è intenzione della città candidare il Festival a Patrimonio mondiale UNESCO. Si diceva un tempo che un cavalierato e un titolo di dottore non si negava a nessuno. Se così fosse abbiamo buone prospettive perchè l’impresa dei nostri eroi riesca.
Ma l’annuncio forse più interessante è quello di una riforma dello Statuto della Fondazione Festival.
Lo Statuto è uno strumento fondamentale per una corretta ed equilibrata gestione della struttura festivaliera e, al netto dei compiti della Direzione artistica, tiene saldamente in mano tutta la parte organizzativa. Per capirci è tutto quanto attiene alla Direzione oggi guidata da Paola Macchi.
Di riforma dello statuto si è parlato più volte anche in precedenza, ma mai come ora si è arrivati ad un passo dal realizzare la nuova “carta” fondamentale del Festival. Non va dimenticato che lo Statuto attuale ha permesso un lungo periodo di stabilità della manifestazione dopo le disavventure precedenti al 2008.
Se non compete alla stampa valutare l’opportunità o meno di dare corso ad una simile variazione, sono invece interessanti, nel novero delle notizie da dare al lettore, le motivazioni. Ed è per questo che Tuttoggi.info chiede al sindaco Sisti di dettagliare meglio cosa intende per riforma dello Statuto.
“Da quando è stato fatto lo Statuto ad oggi sono cambiate un po’ di cose direi. Si tratta di un adeguamento tecnico e di una riorganizzazione dello stesso perchè è un po’ confuso. Lo Statuto poi ha come scopo principale, quello di fare la manifestazione. Non c’è però un radicamento sulla città. Stiamo ragionando con tutti i soci ed il Ministero della Cultura a proposito di questo. Se qualcuno viene in inverno in città nessuno si rende conto che questa è la città del Festival. Qual’è la sede? Per fare questo dobbiamo fare in modo che lo Statuto contempli la possibilità che le risorse, distinte dal budget che serve per realizzare la manifestazione, siano alimentate con risorse aggiuntive come quelle che sono presenti in questo momento per causa della pandemia, per adeguare la visibilità del Festival sul territorio. La ricerca e tutto il materiale che c’è in giro, va riunito, va fatto un museo permanente ed una casa dove si accolgono gli artisti e non soltanto durante lo svolgimento della manifestazione.“
Riassumendo dunque, l’obbiettivo di una riforma dovrebbe portare alla realizzazione di un Museo stabile del Festival e alla gestione o realizzazione di una “casa degli artisti”, che sia anche sede ufficiale della Fondazione.
E pensare che ci eravamo fatti l’idea che magari si parlasse di nuovi organismi tecnici , tipo la nomina di un Direttore Generale che andasse a costituire un sistema più efficace di bilanciamento (pesi e contrappesi) tra direzione artistica e struttura organizzativa. O che magari si definisse meglio tutta una serie di questioni relative al personale amministrativo e tecnico.
Ma ne sapremo di più quando il progetto di riforma sarà discusso ufficialmente in Fondazione
Monique Veaute, molto parca nelle sue dichiarazioni in conferenza, “Sono molto contenta perchè gli artisti sono contenti e le loro produzioni sono andate bene”, annuncia invece che nel 2023 tornerà in scena l’Opera lirica. Nessuna indiscrezione prima che il progetto sia discusso in CdA della Fondazione.
Per quanto ci riguarda, avendo già la conferma che i protagonisti del Teatro Musicale di quest’anno (la nuova forma di opera lirica secondo il Direttore artistico), torneranno nella prossima edizione che prenderà avvio il 23 giugno per finire il 9 luglio, ci auguriamo per contro che si tratti di una semplicissima Opera della tradizione, anche minore, ma con meno presunzione del Teatro Musicale visto quest’anno.
Al termine cadeau per tutti, miele di produzione italiana, magliette, borse di tessuti naturali e borracce di alluminio riciclato.
Sulla sostenibilità ambientale il Festival ha le idee chiare.
La curiosità finale riguarda invece il manifesto ufficiale di Spoleto65. L’opera dell’artista Anselm Kiefer è scomparsa di scena da tutte le occasioni ufficiali della manifestazione, introvabile e quando reperibile sempre ammantata di mistero. Al dunque, sembrerebbe che ci siano stati problemi o incomprensioni nella definizione dei rapporti tra autore e Festival al punto di non avere i diritti sull’opera. Di più al momento non se ne sa, tranne il fatto che questo manifesto rischia di diventare un vero oggetto di culto, come tutte le opere che hanno gestazioni travagliate.
Se confermato saremmo “avanti” anche in questo.