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Festival Spoleto, Ricordando Indro Montanelli al Chiostro di San Nicolo'

Di “contorno” allo spettacolo “Io e… Indro Montanelli”, basato sui testi dello stesso giornalista elaborati per il teatro da Ernesto Galli della Loggia e in scena questo weekend al Festival dei 2Mondi, stamattina il festival spoletino si è ritrovato nel Teatro di San Nicolò per il convegno-salotto “Ricordando Indro Montanelli”. L'omaggio alla figura di Montanelli è uno dei temi che ha riscosso più risonanza in questa 55esima edizione del Festival dei 2Mondi, con lo spettacolo ideato da Galli della Loggia, una delle firme più note del Corsera, che per quattro decenni è stata la testata del più famoso giornalista d'Italia. Mentre “Io e… Montanelli”, in scena da venerdì a domenica, è uno spettacolo dedicato ai testi e ai pensieri di Indro Montanelli, il convegno di oggi – promosso dalla Fondazione Corriere della Sera – ha tentato di esplorare il “Montanelli uomo” prima che giornalista e intellettuale.

Intorno a un tavolo – Alle 11 circa, intorno a un tavolo rosso allestito nel teatro di San Nicolò hanno preso posto lo stesso Galli della Loggia, in veste di moderatore del dibattito, insieme all'ambasciatore Sergio Romano, a Paolo Granzotto, ai tempi vicedirettore de “Il Giornale” fondato da Montanelli, e Tiziana Abate, ex collega al Corsera e biografa di Montanelli nel libro “Soltanto un giornalista”.

Il dibattito ha preso le mosse di fronte ad una platea piena solo per un terzo – un centinaio di persone in sala, tra cui Giorgio Ferrara e Carla Fendi- e ha tentato di affrontare l'argomento Montanelli nel suo aspetto umano, dando un taglio biografico e molto aneddotico al celebre personaggio, uno dei protagonisti indiscussi della storia del Novecento in Italia. Operazione a dire il vero riuscita solo in parte, nel corso di un'ora e mezzo di dibattito che ha avuto il demerito di non spiccare troppo il volo, senza trovare momenti davvero avvincenti o gettare nuove luci sul lato umano dell'icona del giornalismo italiano.

La vita privata – Forse non poteva essere altrimenti, se è vero quanto affermato nel corso dell'incontro dalla Abate: “In verità Montanelli aveva una vita privata ridottissima”, ha raccontato la giornalista e biografa. Basti pensare che “per anni ha vissuto in un residence, lonano dalla moglie. Ma se entravi, sembrava che vi avesse messo piede solo il giorno prima, tanto era un posto poco vissuto”. “Fu sposato tre volte, – hanno aggiunto i relatori – 'ogni volta, solo per cavalleria', sosteneva lui stesso”. Pochi altri spiragli interessanti sono emersi sulla vita privata di Montanelli, tenuta forse troppo al riparo dal dibattito dai vari interventi. Ad emergere solo velatamente la personalità del celebre giornalista, afflitto “sin dall'età di otto anni e per tutta la vita da periodi ciclici di forte depressione”, di cui però “non ha mai fatto mistero, come non faceva mistero quando fu avanti con l'età della paura del decadimento fisico”, racconta la Abate.

Impegno intellettuale – Al di là della poco convincente narrazione per anedotti, la figura di Montanelli che si staglia nel dibattito è quella di un uomo che ha fatto corrispondere la propria vita all'impegno di giornalista e intellettuale. “Era un'intera generazione che riteneva che l'uomo di lettere dovesse avere un impegno”, ha spiegato efficacemente Romano. “Intellettuali, giornalisti,alla ricerca di una causa che potesse qualificarli civilmente e moralmente. E Montanelli ne faceva parte, come dimostrò nelle fasi della sua vita”.

Ecco spiegati in questa chiave di lettura i passaggi cruciali della vita/carriera di Montanelli. Prima “un fascismo giovane, frondista”, spiega ancora Romano. “Poi il tentativo di uscire dalla 'guerra resistente'. Poi, negli anni successivi, la denuncia dell'antifascismo ipocrita”. Fino a quando negli anni '70 -raccontano i relatori- non divenne la bandiera di quella che chiamava la “maggioranza silenziosa”, la grande fascia borghese di pololazione dell'epoca che non voleva riconoscersi né negli ideali fascisti né in quelli comunisti. Una fetta rilevante di popolazione italiana che voleva nuovi punti di riferimento, che trovarono in Indro Montanelli al Corriere prima e nell'avventura de Il Giornale dopo.

Francesco de Augustinis

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