Pensavamo che le operazioni alla “Neri Marcorè” – Natale 2022, strappate lì, all’ultimo minuto di fretta e furia, fossero solo una eventualità dettata dal casinismo di chi alla fine non gliene frega molto di cosa accade fuori dalle 3 canoniche settimane di Festival tra giugno e luglio. E invece sembra proprio che il metodo “quello che caccia casa” stia trovando un suo perché! Si irrobustisce la retorica della scelta e soprattutto si rafforza la pervicacia di fare le cose a rovescio.
Ma andiamo per gradi.
Manco avere un cervello a scartamento ridotto può giustificare l’opzione di piazzare un concerto di Gospel a Spoleto, per quanto importante possa essere l’ensemble dei Dream Gospel Voices, il 16 dicembre, a distanza di sicurezza con il programmone di Umbria Jazz Winter ad Orvieto, che festeggiando il 30ennale della manifestazione le spara grosse un bel po’. Incluso il gruppone Virginia State Gospel Choir che va in scena (Teatro Mancinelli e Duomo) sia il 30 dicembre che il primo giorno del 2024 in un doppio appuntamento. Ovvio che Orvieto si succhierà la più importante percentuale di traffico turistico di quel periodo.
Uno pensa, tra sé e sé: il Festival è una grande manifestazione internazionale che di sicuro proporrà qualcosa che altri non hanno, almeno a ridosso delle date cruciali (24-25 dicembre o magari 29-30-31), così da creare anche il famoso fenomeno “evento trainante” per una città che vive in questo momento il periodo più povero della sua immagine culturale e sociale. E, invece, come se fosse il martellone di Thor, la dirigenza Festival picchia duro sul morbido e infila una data insulsa, sicuramente l’unica libera del gruppone delle Voices che, come verificato, girano l’Italia in lungo e in largo in più serate canterine. Un evento esclusivissimo (nella tristezza), nemmeno non avessimo avuto tutto il tempo di pensare a qualcosa di diverso, sin dalla già menzionata operazione Marcorè.
Ci bruciamo anche il jolly di gestire in combutta con Sir Charles Pagnotta un evento magari combinato insieme, proprio perchè ricorre il 30ennale. Figurati se il Patron non ci passava qualche dritta. Ma noi no! Dritti e duri verso la solita abbuffata per il popolo bue, che tra biglietti omaggio, inviti e amenità varie riempirà il teatro per far gridare al successone. Uno spettacolo alla Panem et Circenses per placare la folla che abitualmente adora vedere il leone che sbrana gli schiavi.
Noi giornalisti di campagna – anche altrimenti definiti “il mio amico nemico” – solennemente affermiamo che ci sentiamo schiaffeggiati in pubblico per questo genere di scelte. E’ più che un sospetto il fatto che questa operazione denoti una sorta di sbadataggine poco inconsapevole, e molto paraventa, di trattare un territorio utilizzando un marchio di grande prestigio nella maniera più impropria possibile.
Dopo più di 60 anni di Festival dei Due Mondi, ci sono persone in questa città che riconoscono la bufala quando gli viene sbattuta in faccia e che da molto tempo – ancor prima del compianto sindaco Fabrizio Cardarelli che ottenne da Giorgio Ferrara lo spettacolo a Natale e Pasqua (con Menotti non se ne parlava nemmeno in aramaico) – suggeriscono che la proposta migliore dopo le canoniche date estive sia il cosiddetto “Festivalino” di 3-4 giorni con 3 generi definiti, danza, teatro e musica.
Non è complicatissimo, vista la presenza fissa sul territorio di enti come il Lirico Sperimentale per la musica, il Teatro Stabile dell’Umbria e magari qualche compagnia di giro per la danza. Una occasione di poter vendere un prodotto attraente e confezionato in proprio per un pubblico anche esterno al territorio, che possa un giorno raccontare di aver vissuto un weekend di Natale o Capodanno luminoso e piacevolissimo a Spoleto, con il Festival in versione invernale. Certo ci mancano la neve e le bancarelle con il Vin Brulè e le paccottiglie nataliere, ma possiamo sempre rimediare. Ma gli sganassoni gospelari, anche no!
Tutto questo bailamme arriva a ridosso della prima riunione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Festival che prende finalmente vita dopo le recenti nomine. Ovviamente questa nuova formazione, come si dice, non ha potuto toccare palla sulla faccenda Gospel a metà dicembre. Ma potrebbe benissimo cominciare a valutare tutta una serie di alternative a certe scemenze che vanno pagate con i soldi pubblici.
Si legge nel post di Facebook che annuncia l’evento: “Una serata speciale che inaugura le festività natalizie nel segno del grande fervore emotivo tipico del genere, da ‘Oh Happy Day’ a ‘Amazing Grace’ passando dai grandi classici del repertorio”. E uno che passa per caso da Facebook dirà, senz’altro, “come posso non essere presente a questo concertone con i fiocchi, dove posso anche cantare Oh Happy Day e udite udite, in anticipo rispetto a tutte le altre feste in giro?”.
Scommettiamo che se avessimo organizzato una bella corale dei pompieri, del genere di quella famosa con Terence Hill e Bud Spencer, avremmo avuto lo stesso successo al solo costo magari di una bella porchettata con tutti i partecipanti? E poi potevamo sempre pubblicizzarla come la primizia prenatalizia di Don Matteo. Che però non recita messa, ma la canta, in incognito!
E a Capodanno, tutti a ballare con il M° Canello ! Un grande classico. Ritmo, ritmo, con un ora di anticipo alla mezzanotte. Ce lo meritiamo!