Festival Spoleto, "Il Gabbiano" di Leonardo Lidi apprezzato dal pubblico del Caio Melisso - Tuttoggi.info

Festival Spoleto, “Il Gabbiano” di Leonardo Lidi apprezzato dal pubblico del Caio Melisso

Carlo Vantaggioli

Festival Spoleto, “Il Gabbiano” di Leonardo Lidi apprezzato dal pubblico del Caio Melisso

Ven, 08/07/2022 - 17:31

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Il palcoscenico nudo diventa il luogo delle prove di una piece, il momento in cui si legge il testo tutti insieme. Il testo a monte!

Dopo il successo ottenuto con La signorina Giulia, Leonardo Lidi torna al Festival dei Due Mondi con un altro grande classico del teatro moderno: Il gabbiano, capolavoro di Anton Čechov, nuova produzione dal Teatro Stabile dell’Umbria in collaborazione col Festival dei Due Mondi.

Il debutto ieri, 7 luglio, in un Teatro Caio Melisso stipato di pubblico.

Si legge nel programma di sala…

Capovolgendone il punto di vista, Lidi racconta la storia di un Gabbiano che viene ucciso per la mano vigliacca di un giovane in riva al lago. “Se il pennuto fosse ancora in vita, e soprattutto se potesse parlare» commenta il registaavrebbe tutto il diritto di chiedere al suo assassino, il giovane Kostantin, il perché di tanta ingiustificata cattiveria. E Kostantin, dall’alto del suo misero dolore, potrebbe balbettare qualcosa sulla sua infelicità, sul suo continuo fallimento, e su quanto non sia corrisposto dalla giovane Nina“.

Ispirato in questo suo ultimo lavoro dalle canzoni di Enzo Jannacci, in particolare da Ecco tutto qui, Leonardo Lidi ci mostra come l’amore, il «maledetto amore», sia alibi e distruttore in un mondo in cui la cattiveria «lascia sempre qualcuno a ballare con la scopa».

Il lago, sulle cui rive si consuma la tragedia, racchiude l’amore di personaggi distratti, nessun protagonista, gente che si annoia e che un po’ annoia anche noi, individui non troppo interessanti, vestiti con “pantaloni a scacchi e scarpe bucate”.

“Anton Čechovconclude Lidimi fa comprendere che alla fine non c’è niente da vincere e che nessuna situazione si può gestire fino in fondo, mi rassicura e mi abbraccia raccontandomi che il mordente è roba giovanilistica e che questa mania di controllo che tanto ci tranquillizza va mandata lentamente a quel paese”.

Quando il pubblico applaude…

Approfittiamo volentieri del testo e delle dichiarazioni consultabili nel programma di sala dello spettacolo per mettere a punto una operazione di raffronto tra la narrazione del regista Lidi e ciò che abbiamo potuto vedere sul palcoscenico del Caio Melisso.

Un contenitore completamente vuoto, e dunque lo spazio scenico disadorno da scena e da attrezzeria, fatta eccezione per pochissime cose indispensabili in un opera corale come Il Gabbiano, è il luogo dove si ritrovano gli attori nel difficile compito di essere, loro stessi, il tutto di una rappresentazione.

Il palcoscenico spogliato forse diventa il luogo delle prove di una piece, il momento in cui si legge il testo tutti insieme. Il testo a monte, che diventa la pietra di paragone, attraverso la riscrittura di Lidi. Sempre di testo si tratta!

Un approccio completamente diverso da quello visto lo scorso anno in La Signorina Giulia, dove la sola scena labirintica ci aveva fatto animare oltre il semplice “piacere” creando una condizione profondamente diversa.

Forse il caldo umido di ieri ci ha fatto un brutto scherzo ma alla fine la sensazione più acconcia a ciò che potevamo percepire in teatro era quella di chi ascolta la lettura di un testo alla radio. Piacevole senza dubbio, ma preferibilmente distesi su un divano magari con una bevanda fresca.

Poi, per carità, c’è anche chi propugna il teatro come sofferenza fisica, ma a noi piace sempre ricordare invece chi negava il suo essere attore per ribadire la sua natura profonda di poeta, affrontando il testo a monte come spazzatura. Il che non vuol dire che siamo inclini alla paccottiglia disturbante come quella vista ad esempio negli spettacoli di Teatro Musicale di questa 65^ edizione del Festival.

Insomma, ci aspettavamo la salvezza, dopo esserci sorbiti vari tentativi di drammaturgia “grandeur” e presuntuosa. E ci siamo rimasti male!

Ma in fondo è solo un problema nostro ed essendo “qui presenti assenti”, la cosa non ha peso ne consistenza.

Se il pubblico applaude, allora è tutto ciò che conta.

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