Carlo Ceraso
Via gli occhiali a specchio per nascondere le fatiche della kermesse, Giorgio Ferrara è tornato ad inforcare gli occhiali da vista per tracciare il primo bilancio di questa edizione del Festival dei 2 Mondi, giunto alla fine della 55ma stagione. Per la verità il brogliaccio non servirebbe neanche, perché da leggere c’è ben poco, se non la sfilza di ringraziamenti a tutti gli sponsor e partner che restano al fianco della manifestazione menottiana e a quelli che, come Eni, fanno il loro esordio a Spoleto. Con gli opportuni distinguo, come il diplomatico Ferrara fa intuire usando tutta la propria diplomazia e parole consone alla situazione: perché gli sforzi sostenuti, ad esempio, dalla Fondazione CaRiSpo e dalla stessa Cassa (presente ieri al Teatro Nuovo quello che è diventato il principe dei mecenati, Dario Pompili) meritano di essere sottolineati rispetto a chi, come Bps e Scs, quest’anno hanno stretto la cinghia (in ultima fila hanno voluto prendere posto rispettivamente il vicepresidente vicario Zuccari e il presidente dei revisori Mallardo). E ancora Carla Fendi, i fratelli Monini, i mecenati del marchese Duccio Marignoli. La lista è lunga: “sono più di 70 i soggetti che ci sono stati vicini”. Parole di apprezzamento per il comune di Spoleto “a cominciare dal suo sindaco Daniele Benedetti”, per la regione Umbria “con la sua presidente Catiuscia Marini e l’assessore Fabrizio Bracco che ci seguono da vicino” e la provincia di Perugia.
I numeri – “con questa edizione” esordisce Ferrara “si chiude un ciclo durato 5 anni che sono serviti a risistemare le cose per rilanciare il Festival. Da oggi lavoreremo a consolidare questo successo. Abbiamo attivato una promozione più forte per tenere botta alla crisi, agli sponsor che ci hanno lasciato….i numeri ci danno ragione. In pratica abbiamo avuto 35mila presenze nei teatri per 650mila euro di incasso al botteghino, in linea con i numeri dell’edizione 2011”. Non proprio in linea, a rileggere le cronache, almeno sotto il profilo delle presenze (50mila nel 2011, l’incasso invec poco superiore con circa 700mila €). Ma c’è da dire che il Festival ha cambiato totalmente strategia, concentrando gli spettacoli da giovedì a domenica. Entusiasta anche dei dati registrati della comunicazione fatta tramite i social network: “più di 30mila accessi sul sito e più di 10mila ‘mi piace’ su Facebook” dice Ferrara che aggiunge “non chiedetemi però cosa significhi perché non so nulla di Fb…”.
A New York – il direttore artistico annuncia a sorpresa che la prossima manifestazione verrà annunciata il prossimo 30 ottobre a New York nel corso di un evento (An evening at Spoleto Festival previsto al Carnegie Hall). Un miracolo: mai infatti, nonostante più sollecitazioni, specie dei tour operator, il 2 Mondi era stato presentato con ben 8 mesi di anticipo. Qualche maligno ipotizza che Ferrara voglia così ‘ipotecare’ la prossima edizione senza eventuali lacci e laccetti del futuro presidente della Fondazione, carica che lascerà entro il 31 dicembre mantenendo fino al 2017 quella di direttore artistico. Buona forma vorrebbe che il Cda procedesse quindi con sollecitazione ad individuare il nuovo leader, almeno da condividere il programma della prossima stagione. La parola passa poi al sindaco Daniele Benedetti: “questa edizione è letteralmente volata via – dice il primo cittadino – sembra ieri che ci preoccupavamo per l’avvio della manifestazione. Siamo soddisfatti e come Comitato di gestione è nostra intenzione rimetterci subito al lavoro per la manifestazione n. 56”. E’ a questo punto che Ferrara saluta tutti e con fare sbrigativo guadagna il foyer. Che voglia sottrarsi alle domande? Pare proprio di no, visto che poi, nell’ingresso del Teatro Gian Carlo Menotti, si lascia intervistare.
Fendi in pole – c’è però tempo di fare una battuta con il sindaco circa la presidenza, rilanciata l’altro giorno da Mauro Luchetti di Aleteia Communication che ha proposto il nome di Carla Fendi. “E’ uno dei 5-6 nomi che sono al vaglio del Comitato – ci risponde il primo cittadino – ma non chiedetemi gli altri”. Proviamo lo stesso. Emmanuele Maria Emanuele della Fondazione Roma? “Non credo” risponde Benedetti “è sicuramente un nome autorevole, ma i recenti incarichi a cui è stato chiamato non credo che possano lasciagli tempo utile per occuparsi a pieno di un evento così particolare e complesso. Ora però non fatemi più altri nomi”.
Le Prime invendute – se Ferrara ha mantenuto la promessa di tornare a far produrre al Festival opere e spettacoli, il suo staff (in primis Nora Guazzotti) non ha mantenuto quella di riuscire a piazzarle neanche dentro i confini nazionali. E sì che il Gianni Schicci, Go go no eiko, Amelia al Ballo e il Giro di vite – queste ultime hanno rappresentato il debutto di Ferrara nelle vesti di regista di lirica – hanno ricevuto plausi dalla critica e dal pubblico che sono arrivati fino agli estremi del Pianeta. “Se facessi Rigoletto o la Traviata – risponde Ferrara – forse riusciremmo a trovare qualche interesse in più ma Spoleto deve fare cose rare, Opere che non vengono quasi mai rappresentate ed è inevitabile che, con la crisi che c’è, la via per venderle fuori è più difficile”. Peccato che la sua Madame Butterfly, magistralmente portata all’Opera di Roma lo scorso febbraio, sia già in procinto di spiccare il volo per Palermo e quindi diventare redditizia per la produzione.
Le ombre – le recensioni della stampa specializzata danno ragione a Ferrara; i risultati del botteghino sembrano dimostrare che qui al Festival si fa quello che più piace al d.a. o ai suoi fedelissimi collaboratori. Un po’ come quel commerciante a cui piacciono le caramelle e apre un negozio solo di queste, dimentico magari che i clienti sarebbero disposti a spendere qualcosa in più anche per qualche buona cioccolata. Qualcosa comunque nel management dovrebbe esser cambiato anche perché in città, e da più parti, viene denunciato il fatto che sembra esser tornata, fra i collaboratori di Ferrara che più si interfacciano con le realtà cittadine, quella puzzetta sotto il naso tipica di chi viene più per ‘conquistare’ (e marcare il cartellino per non più di una quarantina di giorni l’anno) che per svolgere una mission. Che poi il 70% delle maestranze siano spoletine, come il Festival tiene a precisare, non attenua nulla se il Cda non comincerà a valutare un ricambio in certi posti di comando. La comunicazione continua a stentare (un flop l’ossessivo slogan ripetuto sui muri di Spoleto e non solo “Di 2 Mondi ce n’è uno”), idem il marketing e il merchandising. Gli accessori realizzati dal Festival non sono piaciuti e sono stati anche presentati male (concessi in vendita anche ad alcuni ristoratori) per non parlare del poster ufficiale: lo si può trovare in vendita a 15€ come a 30€. La differenza? Nessuna, neanche nella qualità della carta: quello più costoso è solo numerato e presentato in un tubo di cartone. Tanto che molti visitatori hanno chiesto di acquistare il manifesto del Concerto finale con il quale, indubbiamente, identificavano meglio la manifestazione. Pollice verso per la Card che avrebbe dovuto consentire di ottenere sconti solo per acquisti effettuati nei negozi: peccato però che qualcuno ha detto che poteva utilizzarla anche nei negozi del centro, sollevando così l’ira di alcuni commercianti che di quella promozione erano stati tenuti gelosamente all’oscuro
Gli oggetti cult – il ‘mercato’ non ha risposto però male a tutto. L’oggetto più trendy e ricercato è stato il ventaglio che Carla Fendi ha ideato, realizzato, prodotto e regalato in centinaia di pezzi. Un vero e proprio salva-vita in queste settimane di temperature infernali. Bene, anzi benissimo, a dimostrazione che dietro il lancio di un prodotto deve esserci uno studio capace di incontrare i favori di pubblico e clientela, gli accessori di Casa Menotti: la cover per l’Iphone e i gessetti profumati sono andati a ruba, anche fra chi voleva solo un ricordo della propria visita in città.
La battaglia dell’eleganza – un capitolo a parte meritano i protagonisti di questo festival che si sono messi in luce per la loro eleganza. Il duello a distanza continua fra il presidente Ferrara – in conferenza stampa si è presentato in giacca rosa, maglia blu, pantalone bianco e scarpe rosso cardinalizio di fattura inglese – e l’avvocato Salvatore Finocchi in giacca blu, camicia e pantaloni bianchi e un papillon rosso Dolce e Gabbana in tinta con le scarpe rosso papalino di manifattura italiana (Harris Firenze). Sarà che il pubblico è più locale, ma ad avere la meglio è Finocchi, anche se all’orizzonte si profila la new entry del regista Stefano Alleva che in piazza Duomo ha ricevuto i complimenti anche di un intenditore come Philippe Daverio.
Divorzio Sgarbi – l’uscita di scena di Vittorio Sgarbi sembra essersi fatta sentire anche sulla presenza delle televisioni, meno attente a questa edizione (resta salva quella della carta stampata grazie ai “servigi” del prode Marco Guerini cui gli si può contestare solo una massiccia presenza di collaboratori). La separazione voluta pressochè inspiegabilmente dal Festival si è definitivamente tramutata in divorzio. Il noto critico ha sbattuto la porta parlandone nella rubrica che cura per Il Giornale. Leggiamo: “Amara e cruda riflessione. Lo scandalo per la scultura con la fellatio a Spoleto ha anche un significato metaforico: dopo 4 anni la presenza di due Primitivi eterosessuali come Vittorio Sgarbi e Giorgio Ferrara ha definitivamente cambiato orientamento sessuale al Festival dei Due Mondi. Ed è questa forse la ragione della sua decadenza. Come per altri luoghi di grande richiamo culturale e turistico, il festival è stato egemonizzato da una libera cultura omosessuale, come un'isola felice, quasi in contrapposizione con le consuetudini tradizionalistiche del luogo. Omosessuali erano Menotti, Valli, Visconti, De Lullo, Schippers, Tirelli, Carandente, De Banfield, tutti scomparsi, e con loro lo spirito del festival. Resta, applaudita e temperata reliquia, Piero Tosi. Inseguendo lo spirito perduto cerca di apparire furbescamente omosessuale anche chi non lo è, come Gianluca Marziani; ma l'arrivo dei diversamente barbari, Ferrara e Sgarbi, a uccello teso, con la loro maschile gravità, ha portato all'ultimo paradosso: lo scandalo al festival, anche per il contrasto con il contesto, è la fellatio eterosessuale di un artista eterosessuale, Misha Mikhail Dolgopolov”. Secca la replica di Ferrara a TO®: “Le sue polemiche per fortuna non ci riguardano più, il suo mestiere è quello….io per fortuna ne faccio un altro”.
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