Con la curiosità e l’attesa delle grandi occasioni, è iniziata oggi ufficialmente l’era della direzione artistica di Monique Veaute al Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Se le anticipazioni dispensate in pillole nei mesi scorsi avevano fatto intuire qualcosa della nouvelle vague targata Veaute, ora invece siamo in presenza del sigillo ufficiale sull’edizione di Spoleto64 che è stata definita comunque come un “anno zero” dal punto di vista della programmazione.
Un esordio segnato dalla tempesta covid-19 e che ha costretto a elaborare gli ormai noti programma 1 e 2 e forse anche il 3. L’incertezza ha regnato sovrana fino a una settimana fa, salvo poi oggi iniziare a vedere qualche spiraglio di luce per il tradizionale periodo di svolgimento, ovvero giugno-luglio.
E’ lo stesso ministro Dario Franceschini, collegato da remoto a Roma a spiegarlo ai giornalisti intervenuti alla tradizionale conferenza stampa ( in sicurezza) con la quale si presenta la manifestazione internazionale legata alla città di Spoleto.
Dopo i saluti di rito, Franceschini specifica “colgo l’occasione della presenza di tanti giornalisti per rispondere alla domanda che mi viene fatta più frequentemente, ovvero la data delle riaperture. Ovviamente anche questo settore deve seguire le regole generali e gli andamenti delle curve pandemiche. Ma siamo pronti a riaprire cinema teatri e musei non appena le regioni dovessero rientrare nelle zone gialle. Per il momento siamo fermi alla data imposta del 30 aprile, ma stiamo lavorando con il CTS per valutare riaperture graduali con numeri maggiori di pubblico di quelli stabiliti ( 200 al chiuso e 400 all’aperto), soprattutto nel caso di manifestazioni come Spoleto, dove lo spettacolo dal vivo è sicuramente una situazione frequente, ovviamente con ulteriori regole di sicurezza, purchè dal vivo.”
A Spoleto intanto le novità, rispetto anche alla precedente gestione di Giorgio Ferrara sono evidenti, soprattutto in termini di comunicazione e di impostazione generale.
Non bastasse il sito web della manifestazione, completamente rivoluzionato graficamente e strutturalmente (ad opera di Marco Ferullo neo- responsabile comunicazione, stampa e musica), quello che salta agli occhi è lo scarso utilizzo per la comunicazione, del manifesto ufficiale (almeno fino ad ora).
Il manifesto ufficiale è opera di Daniel Buren, fra i massimi esponenti del panorama artistico internazionale. Un’immagine che richiama le celebri strisce verticali, cifra stilistica dell’artista, che furono protagoniste a Spoleto già nel 1980, in occasione del progetto “Incontri 1980: 20 interventi di artisti contemporanei a Spoleto” per cui Buren tinse a strisce bianco/rosa le scalinate della cittadina umbra.
Daniel Buren, inoltre, nel 2022 sarà fra gli artisti ospiti di Spoleto65 con un’installazione “in situ” per il foyer del Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti, commissionata dal Festival dei Due Mondi.
L’opzione alternativa al manifesto è indirizzata all’uso copioso di una grafica cangiante, anche nel colore, a tratti fluo o optical a piacere, e che tanta curiosità e discussioni sta suscitando dopo le prime apparizioni sui social.
Quello che non potrà mai cambiare invece è lo schema multidisciplinare che inventò il M° Gian Carlo Menotti nel 1956 e che è stata la certezza assoluta di tutte le edizioni del Festival. Potevano cambiare i tecnici, gli artisti, i politici , qualunque cosa, tranne lo schema multidisciplinare.
Ed è su questo che Monique Veaute si aggrappa per la costruzione di un programma ”ispirato alla parte musicale di Gian Carlo Menotti ma anche alla parte della prosa lasciata da Giorgio Ferrara”, riconoscendo dunque ad entrambi una specificità settoriale (nota ai più naturalmente) che è un vero patrimonio di esperienza creativa da non disperdere.
Spoleto64 in cifre dimostra di essere ancora una realtà indubitabile della cultura internazionale: 60spettacoli in prima italiana, 500 artisti, 5 prime assolute, 13 paesi interessati e 15 luoghi coinvolti.
Media partner ufficiale del Festival sarà ancora una volta la RAI che trasmetterà in diretta il concerto finale in Piazza Duomo e diretto dal M° Antonio Pappano, sul canale culturale di Rai5.
Filo conduttore di Spoleto64 saranno le celebrazioni di Dante Alighieri e Igor Strawinskij
Al netto di quanto già anticipato e sul ruolo delle due grandi orchestre coinvolte in residenza, la Budapest Festival Orchestra diretta da Ivan Fischer e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, entrambe coinvolte in un ricchissimo programma dal vivo e ovviamente nel concerto inaugurale e di chiusura, la vera novità che appare contingente alle necessità di sicurezza pandemica, è la formula del Digital Stage e nel caso di specie Digital Stage Opera.
Ovvero la proiezione in teatro di uno spettacolo d’opera, realizzato in tutto e per tutto come se dovesse andare in scena dal vivo, ma registrato e offerto come un film. E’ quanto accadrà con la Jeanne d’Arc au Boucher di Arthur Honegger con la regia di Romeo Castellucci, vecchia conoscenza festivaliera, al Teatro Nuovo e con la prima mondiale dell’opera Inferno, scritta dalla compositrice italiana Lucia Ronchetti su commissione dell’Oper und Schauspiel Frankfurt e tratta da La Divina Commedia di Dante Alighieri, a San Simone.
Il vero colpo “gobbo” invece Monique Veaute lo piazza allargando sensibilmente il ventaglio della offerta musicale dimostrando di non avere remore o legami con vecchi rituali ossequiosi al fondatore e coinvolgendo (l’ha detto e lo ha fatto) in forma organica il vecchio marpione del jazz umbro, Carlo Pagnotta e la sua Umbria Jazz. Due straordinari appuntamenti con Brad Mehldau in piano solo (Piazza Duomo) e con il Fred Hersch Trio (Teatro Romano) con i quali la Veaute segna il confine tra il prima e il dopo del settore musica al Festival.
Come se non bastasse, la direttrice artistica del Due Mondi riprende la lezione della scelta pop-indie alla Giorgio Ferrara (vedi Mahmood) e porta nel tempio del Festival anche Colapesce e Dimartino. Urla, strepiti e pugni sul petto, attesi entro 24 ore.
E per marcare definitivamente il territorio, arriva a Spoleto anche la musica elettronica di Francesco Tristano, con un programma imperniato su musiche di J.S.Bach e grande sfoggio di tastierone elettrificate. L’unica consolazione per i disperati del classicismo che fu è che Tristano ha studiato alla Julliard School, fucina di talenti carissima a Menotti che vi pescava infatti a piene mani.
Non mancheranno però anche delle scelte oculate come il concerto pianistico della giovanissima Marie Ange Nguci e la straordinaria partecipazione al Festival di uno dei più vecchi e blasonati sodalizi artistici umbri, ricercatori ed esecutori di musica medievale, L’Ensemble Micrologus, con un programma intitolato La musica di Dante. Da non perdere.
Come da non perdere è l’Oedipus diretto da Pascal Rophè con l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia che vede un cast di voci di primissimo piano: Anna Caterina Antonacci, Mikhail Petrenko, John Irvin, Andrea Mastroni e Allan Clayton.
Se per tradizione a Spoleto non arrivavano mai più di 3 compagnie di danza in 3 weekend, con Monique Veaute la faccenda diventa a dir poco abbondante.
Sono esattamente il doppio i titoli offerti al pubblico festivaliero, cominciando con lo spettacolo clou già dal primo weekend: Folia dell’osannato Mourad Merzouki.
A seguire, Muyte Maker di Flora Detraz, il surreale Coin Operated di Jonas& Lander, la grande tradizione con Le Lac des Cygnes del Ballet Preljocaj e per finire, due film.
Il primo su Pina Baush e lo spettacolo The Rite of Spring (stoppato dalla pandemia, ecco il perchè della forma digitale come nell’opera) e Sacre del Circa Ensemble, gruppo di danzatori-coreografi circensi australiano che non potendo spostarsi in tournee opta per la forma del digital stage.
Non tragga in inganno la forma dell’offerta digitale, magari vista come un ripiego, perchè il contenuto degli spettacoli è di assoluto interesse.
Non manca nulla nella programmazione teatrale di Spoleto64, anche se all’inizio gli addetti ai lavori erano stati tratti in inganno da una presunta voglia di pesante smarcatura dal suo predecessore. Monique Veaute invece porta a Spoleto tutte proposte interessanti e senza nessuna stanchezza culturale
Senza elencare tutto il programma ci limitiamo a segnalare il gradito ritorno a Spoleto con un lavoro originale, di Lucia Calamaro con Darwin inconsolabile. I debutti di Leonardo Lidi con La Signorina Giulia e di Liv Ferracchiati con La tragedia è finita, Platonov.
Da non perdere The American Moth del regista e coreografo Alan Lucien Oyen che ha anche mandato un suo contributo alla conferenza stampa di oggi. Da segnalare nel cast la presenza della celebre attrice Liv Ullmann.
Non mancheranno i consueti incontri di approfondimento su temi attuali e culturali, ormai una tradizione al Festival. Avremo dunque un appuntamento con Festival RAI per il sociale, la sempre attesa programmazione di La MaMa Spoleto Open, l’immancabile progetto Accademia European Young Theatre, Spoleto64 per Dante Alighieri.
Capitolo a parte per il prestigioso appuntamento con la Fondazione Carla Fendi
La Fondazione presenta per Spoleto64 Festival dei Due Mondi Art & Science Into Spoleto, Sol LeWitt/Anna Mahler un progetto che esplora una realtà del territorio poco conosciuta. L’attenzione è rivolta ai due artisti, vissuti dagli anni ’60 agli anni ’80 a Spoleto, che hanno tratto dalla città fonte di ispirazione per le loro opere.
Sol LeWitt è stato uno dei massimi esponenti del minimalismo e Anna Mahler, la figlia di Gustav e Alma Mahler Schindler, una scultrice erede del gene creativo. Entrambi hanno soggiornato a Spoleto per lunghi periodi nelle loro case e hanno lasciato qui testimonianze della loro creatività. La stessa creatività che oggi viene portata avanti sul territorio da Mahler & LeWitt Studios: residenze create già da alcuni anni dalle eredi Marina Mahler e Caroll LeWitt, destinate ad ospitare artisti provenienti da tutto il mondo, e che la Fondazione Carla Fendi apre per la prima volta al pubblico nel percorso Exploring Art.
Arte ma anche Scienza. In linea con il nuovo interesse a questo settore che la Fondazione Carla Fendi sviluppa da alcune stagioni, si evidenzia il legame tra Arte e Scienza. Due culture allo specchio, messe in relazione nell’ambito della perfomance illustrativa dell’intero progetto ospitata domenica 27 giugno presso il Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi, il più antico teatro della città restaurato negli anni dalla Fondazione.
Monique Veaute ha ripristinato una tradizione che negli ultimi anni della direzione Ferrara era andata in disuso: quella dell’incontro con i protagonisti del Festival durante il corso della manifestazione.
Luogo d’elezione il Museo Diocesano di Spoleto dove sarà ricco di occasioni il programma di confronto con personaggi come Mourad Merzouki, Alan Lucien Oyen, Ivan Fisher, Antonio Pappano, Liv Ferracchiati, Leonardo Lidi, Lucia Calamaro, Francesco Tristano e molti altri ancora.
In chiusura della conferenza stampa, da registrare anche gli interventi istituzionali come quello del Presidente pro tempore della Fondazione Festival, il Commissario prefettizio Tiziana Tombesi che con una certa emozione non ha però nascosto l’entusiasmo per l’avvio del progetto Festival. “Mai nel mio passato recente avrei pensato di essere oggi qui e partecipare a questa esplosione di esperienze, volontà di riscatto, di visione per il futuro. E la prospettiva di futuro che ci ha dato la direttrice artistica Monique Veaute è una iniezione di ottimismo”.
“Lo splendido programma del 64esimo Festival dei due mondi di Spoleto sarà, tra le tante cose, anche il Festival della speranza, della capacità di andare, di superare ostacoli e difficoltà”. Lo ha detto l’assessore regionale alla cultura, Paola Agabiti, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della edizione 2021 del Festival dei Due Mondi.
“Il Festival – ha proseguito l’assessore – rappresenta per l’Umbria uno dei momenti culturali più qualificanti che questa edizione raccoglie e rilancia in una dimensione sostenibile e ambiziosa, nata e programmata in un periodo emergenziale ma con lo sguardo rivolto al futuro. E’ con questo spirito che la Regione Umbria ha cercato di sostenere sin dall’inizio della pandemia il mondo dell’arte e della cultura, che trova perfetta rispondenza nella visione che ispira le proposte artistiche di quest’anno”.
“Stiamo tutti vivendo una delle fasi più difficili della storia europea e mondiale. Nonostante gli sforzi, a tutti i livelli, è innegabile che le comunità locali siano state chiamate a sacrifici e rinunce, a partire dalla contrazione di spazi ed occasioni di socializzazione e condivisione. In questo quadro – ha sottolineato l’assessore – uno dei settori maggiormente penalizzati è stato proprio quello della cultura, insieme alle filiere del turismo, dell’istruzione, dello sport, del commercio. Ma in tutti questi mesi è stata proprio la cultura a fornirci forza e visione attraverso i tanti artisti che hanno dato vita a raccolte fondi e a iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, o le tantissime rappresentazioni digitali che hanno consentito a milioni di persone di poter continuare a fruire di uno degli ingredienti fondamentali della nostra vita: la cultura. Il Covid cambia alcuni scenari, modificando strutturalmente prassi e consuetudini del passato. Una dinamica che deve spingerci ad interpretare il presente con nuove consapevolezze. Tra queste, la constatazione che da soli siamo tutti più vulnerabili; insieme tutti più forti. Da qui – ha concluso Agabiti – il mio ringraziamento a quanti si sono impegnati per la piena riuscita del Festival”.
(Articolo modificato alle 23,55)