Con Stefano Bollani, uno dei migliori talenti del jazz mondiale, domenica 4 maggio 2008 al Teatro Nuovo alle ore 18,00, si chiude il sipario sulla XII edizione del Festival Pianistico di Spoleto.
Inserito nel cartellone del Festival Pianistico organizzato dalla Musici Artis Umbria e realizzato con il patrocinio e il sostegno del Comune di Spoleto, Regione dell'Umbria, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, il supporto della Fondazione “Francesca, Valentina e Luigi Antonini”, Lions Club e numerosi privati, Stefano Bollani sarà per la prima volta a Spoleto con il suo concerto Piano solo.
Figura originale e piena di carisma, artista bizzarro che si muove con agilità e ironia fra radici classiche, standard jazzistici, canzone leggera e creazioni originali., Stefano Bollani e un personaggio autentico che, pur bazzicando ecletticamente ambiti diversi, non escluso il pop, è jazzista fin nel midollo: improvvisatore superbo dalla torrenziale inventiva, virtuoso senza affettazione, ovunque vada, Stefano Bollani si trova sempre a suo agio, e il risultato non cambia: sold out, critica entusiasta e pubblico divertito. Si è detto di lui: “Ci si può presentare a una qualsiasi delle esibizioni di Stefano Bollani con le più affilate armi della critica e della polemica, ma alla fine si rimane sempre coinvolti dalla profusione di bravura, simpatia, tecnica e ironia che Bollani sprigiona a ogni concerto”.
Stefano Bollani, che ha ottenuto da poco l'Hans Koller European Jazz Prize come “musicista dell'anno 2007″, nel concerto Piano solo propone un repertorio in cui si dimostra pianista formidabile nell'intrecciare le complesse linee del basso – suonate con rara agilità – con le brillanti soluzioni melodiche della mano destra, come pure a trasmettere attraverso piccoli grappoli di note umori ed atmosfere densissimi. Un concerto, quindi, in cui la musica riesce ad esprimersi totalmente in cerca di diverse ispirazioni come una summa di tutte le più entusiasmanti esperienze pianistiche degli ultimi cent'anni, dal ragtime a Prokofiev.
STEFANO BOLLANI. All'età di sei anni comincia a studiare pianoforte. Esordisce professionalmente a quindici anni. Dopo il diploma di conservatorio conseguito a Firenze nel 1993 e una breve esperienza come turnista nel mondo della musica pop (con Raf e Jovanotti, fra gli altri) si afferma nel jazz, collaborando con grandissimi musicisti (Richard Galliano, Gato Barbieri, Pat Metheny, Michel Portal, Phil Woods, Lee Konitz, Han Bennink, Paolo Fresu, Miroslav Vitous, Aldo Romano, Toninho Horta, John Abercrombie, Kenny Wheeler, Greg Osby, Martial Solal…) sui palchi piú prestigiosi del mondo (da Umbria Jazz al festival di Montreal, dalla Town Hall di New York alla Scala di Milano). Fra le tappe della sua carriera, fondamentale è la collaborazione iniziata nel 1996 – e da allora mai interrotta – con il suo mentore Enrico Rava, al fianco del quale tiene centinaia di concerti e incide ben dodici dischi; il più recente, Tati, ECM 2005, in trio con Paul Motian alla batteria, e' stato nominato disco dell' anno dall' Academie du jazz francese. Il referendum dei giornalisti della rivista specializzata Musica jazz lo proclama miglior nuovo talento del 1998; in quel periodo, mentre guida il proprio gruppo, L'Orchestra del Titanic, si lancia nella realizzazione di un ambizioso disco-spettacolo in omaggio alla musica leggera italiana degli anni '30-'40 (Abbassa la tua radio con Peppe Servillo, Irene Grandi, Marco Parente, Elio delle storie tese e tanti altri cantanti e musicisti).Nel 2003 a Napoli riceve il Premio Carosone; l'anno successivo la rivista giapponese “Swing journal” gli conferisce il premio New star award riservato ai talenti emergenti stranieri, per la prima volta assegnato a un musicista non americano. Per la label giapponese Venus records pubblica cinque dischi alla testa del suo abituale trio, con Ares Tavolazzi al basso e Walter Paoli alla batteria. Particolarmente fuori dai canoni risultano alcuni suoi lavori come La gnosi delle fanfole, nel quale mette in musica le surreali poesie di Fosco Maraini insieme al cantautore Massimo Altomare (1998); Cantata dei pastori immobili, oratorio musicale per quattro voci, narratore e pianoforte, realizzato su testi di David Riondino (2004); il disco di canzoni scandinave Gleda (Stunt records, 2005), realizzato in Danimarca in compagnia di Jesper Bodilsen al basso e Morten Lund alla batteria. E' produttore artistico e arrangiatore di un disco del cantautore Bobo Rondelli (Disperati intellettuali ubriaconi, Arroyo), grazie al quale ha vinto il premio Ciampi ed e' stato segnalato al premio Tenco. Per la prestigiosa etichetta francese Label Bleu realizza 4 dischi: un omaggio allo scrittore Raymond Queneau, registrato in trio con Scott Colley e Clarence Penn (Les fleures bleues, 2002), un disco in completa solitudine (Smat smat, 2003, segnalato dalla rivista inglese “Mojo” come uno dei migliori dieci dischi jazz dell'anno), un disco per trio jazz e orchestra sinfonica con Paolo Silvestri ad arrangiare e dirigere l' Orchestra Regionale Toscana(Concertone, 2004), un doppio album (I visionari, 2006) col suo nuovo quintetto piu' Mark Feldman, Paolo Fresu e Petra Magoni come ospiti. Collabora con numerosi artisti in ambito teatrale, dalla Banda Osiris (nello spettacolo Guarda che luna!, 2002-2004, insieme a Rava, Gianmaria Testa e altri e in Primo piano, 2005-2006), fino a Marco Baliani, Giorgio Gallione e il Teatro dell'Archivolto, Ivano Marescotti, Maurizio Crozza e Lella Costa, per la quale firma le musiche di due spettacoli, Alice: una meraviglia di paese e Amleto.
In ambito classico, si esibisce come solista con orchestre sinfoniche come l'Orchestra Regionale Toscana, la Filarmonica del Regio di Torino, la Verdi di Milano, la Santa Cecilia di Roma con direttori come Jan Latham-Koenig (con cui ha appena inciso il Concert Champetre di Poulenc per l'etichetta inglese AVIE records), Cristopher Franklyn e James Conlon. Nel 2005 e' ospite fisso nel programma televisivo di RaiUno Meno siamo meglio stiamo, di e con Renzo Arbore. E' ideatore e conduttore, insieme a David Riondino, della trasmissione musicale Dottor Djembe', andata in onda su Radiotre nella stagione 2006/07 (Premio Microfono d' argento 2007). Nel 2006 per la rivista Musica jazz è il musicista italiano dell' anno; e il disco dell' anno e' il suo Piano solo, uscito per la ECM. Nello stesso anno l' editore Baldini e Castoldi Dalai ha dato alle stampe il suo romanzo La sindrome di Brontolo. Dal 2005 e' direttore artistico della rassegna Vivere jazz festival, che si svolge ogni anno a Fiesole (Firenze). Il referendum dei giornalisti della rivista americana Downbeat nel 2007 lo vede ottavo fra i nuovi talenti del jazz mondiale e terzo fra i giovani pianisti. I critici della rivista Allaboutjazz di New York lo votano fra i 5 musicisti più importanti del 2007, accanto a mostri sacri come Ornette Coleman e Sonny Rollins. Nel dicembre dello stesso anno a Vienna gli viene consegnato l'European Jazz Prize, premio della critica europea, come miglior musicista europeo dell' anno. Va fiero della copertina che gli ha dedicato il settimanale Topolino, rivista di cui e' stato ufficialmente nominato “Ambasciatore”. Il suo ultimo lavoro e' uscito in edicola allegato a L' espresso il 7 dicembre 2007. Si tratta di una incursione nella musica popolare brasiliana, Bollani carioca, un disco registrato a Rio de Janeiro con importanti musicisti del luogo. Insieme a loro si e' esibito in varie citta' del Brasile ed e' stato il secondo musicista a suonare un pianoforte a coda in una favela di Rio, il 1 dicembre 2007. Il primo era stato Antonio Carlos Jobim.