Umbra Lucis. Ore 18.30 ad Umbertide – “Medico del dolore è per gli uomini il canto”: è un’iscrizione in greco su una lira da braccio del XVI secolo, ma anche il titolo del concerto dell’ensemble Umbra Lucis con la cantante Virginia Pattie Kerovpyan, pensato proprio per mettere in evidenza il potere curativo della musica, da sempre considerata rimedio e lenitivo contro le asprezze dell’esistenza. L’appuntamento è per stasera (giovedì 4 settembre) alle ore 18.30 nella Chiesa di San Francesco ad Umbertide, per l’undicesimo concerto del Festival delle Nazioni dedicato all’Armenia.
Il programma proposto dall’ensemble Umbra Lucis con la specialista di canto armeno Virginia Pattie Kerovpyan, vuole dare una testimonianza della funzione terapeutica della musica attraverso una silloge di brani di epoche e contesti diversi, che quella funzione hanno esercitato nei secoli. Diversi saranno gli esempi di musica armena, che testimoniano la profonda integrazione della musica di quella cultura con la quotidianità della vita sociale, con le consuetudini della vita religiosa e con l’efficacia risanatrice di una dimensione rituale che si è tramandata oralmente per secoli.
“La musica è da sempre considerata un rimedio contro le asprezze dell’esistenza e un lenitivo di alcune patologie psichiche – dichiara Stefano Lorenzetti, cembalista dell’ensemble –. Il suo effetto benefico si è irradiato sull’umano, come sul naturale, senza differenze di status, di età, o di genere; quasi che il suo potere terapeutico attivasse una dimensione ontologica e pre-culturale, come un dono concesso agli uomini cacciati dal Paradiso Terrestre. Le figure mitiche che hanno esercitato o subito questo potere sono innumerevoli: Apollo, medico e inventore della musica nonché padre del Dio della medicina Esculapio, allontana il male dagli esseri umani; re Saul viene distolto dai tormenti e dalla melanconia dal suono dell’arpa di David. Quest’ultimo rappresenta l’archetipo del potere salvifico della musica nel mondo cristianizzato; un potere che i manuali degli esorcisti ci rivelano essere così pervasivo da riuscire a scacciare persino il demonio”.
Umbra Lucis è composto da Arianna Lanci (soprano), Ugi Giani e Marco Ugo Giani e Marco Ferrari (flauti dolci, zurna e duduk), Fabrizio Lepri (viola da gamba e violoncello), Elisabetta Benfenati (chitarra barocca), Luca D’Amore (chitarrone, colascione e thar), Stefano Lorenzetti (cembalo), Massimiliano Dragoni (percussioni e dehol). Il concerto è promosso dal Festival delle Nazioni in collaborazione con il Centro Studi e documentazione della cultura armena di Venezia diretto da Minas Lourian.
Mario Brunello. Ore 21 a Città di Castello – Mario Brunello torna a Città di Castello (dopo la scorsa edizione dedicata all’Europa) con un concerto pensato appositamente per questa 47esima edizione del Festival. Alle ore 21, nella Chiesa di San Domenico a Città di Castello, la musica del violoncellista si intreccerà con la narrazione di Gabriella Caramore intorno alle voci che hanno dato spessore al silenzio che avvolge la storia dell’Armenia. Da quella dei “santi” Gregorio di Narek e Nerses di Lambron, “costruttori” di una spiritualità essenziale e aperta al mondo; a quella di Armin Wegner, testimone del genocidio armeno, che tentò di fermarne l’orrore; a quella di Vasilij Grossman, che proprio tra i campi di aride pietre vide fiorire la “bontà e una vita vissuta secondo verità”.
Nel programma musicale di Mario Brunello spiccano le prime esecuzioni assolute di due lavori di Vache Sharafyan: The dance of Cello e Cello Breath, pagine composte dall’autore armeno per questa occasione. Ai due brani di Sharafyan si affiancheranno la Suite n. 2 in re minore op. 131c di Max Reger, la Partita per violoncello solo op. 31 di Ahmed Adnan Saygun, compositore turco del ‘900, e alcuni canti armeni anonimi, trascritti per violoncello solo dallo stesso Brunello.
Mario Brunello è stato il primo artista italiano, nel 1986, a vincere il Concorso Ciaikovskij di Mosca che lo ha proiettato sulla scena internazionale. È invitato dalle più prestigiose orchestre, tra le quali la London Philharmonic, la Munich Philharmonic, la NHK Symphony di Tokyo, l’Accademia di Santa Cecilia; lavora con direttori quali Valery Gergiev, Sir Antonio Pappano, Yuri Temirkanov, Manfred Honeck, Ton Koopman, John Axelrod, Riccardo Muti, Seiji Ozawa. Brunello riserva ampio spazio a progetti che coinvolgono forme d’arte e saperi diversi, integrandoli con il repertorio tradizionale. Ha interagito con Uri Caine, Paolo Fresu, Marco Paolini, Gianmaria Testa, Margherita Hack, Moni Ovadia e Vinicio Capossela. L’ampia discografia include opere di Vivaldi, Bach, Beethoven, Brahms, Schubert, Franck, Haydn, Chopin, Janácˇek e Sollima. Suona il prezioso violoncello Maggini dei primi del Seicento appartenuto a Franco Rossi.