Spoleto

Festival, “Lu manone” di Monique consegna il pacco! | Ci sarà la sorpresa?

Poi non dite che non Vi si era detto! Comincia a serpeggiare tra le ombrose mura ciclopiche, piene di ramaccia, della città del Festival, l’idea che Monique Veaute, direttore artistico del Festival dei Due Mondi sia una formidabile “Situazionista”, specializzata in spiazzamenti programmatici, più che un classico direttore artistico di stampo menottiano.

Dicesi situazionismo:

Movimento politico e artistico di sinistra, sorto in Francia verso la fine degli anni ’50 del Novecento, che, richiamandosi al surrealismo e sulla base di una critica radicale della società dello spettacolo concepisce l’intervento politico come costruzione di situazioni, cioè di momenti di vita collettiva in cui, attraverso l’uso creativo di tutti i mezzi di espressione (musica, pittura, poesia, architettura, mezzi di comunicazione di massa, ecc.), possa realizzarsi una autentica e libera comunicazione tra le persone;

Il che rende nervoso tutto lo staff, Monique in testa perchè in ogni dove il DA rende onore e merito al fondatore del Due Mondi (tutto meno che situazionista) proclamando la fede imperitura, come si fosse tutti davanti al tabernacolo, oranti.

Insomma ce la mette tutta Monique Veaute a tenere integro il filo conduttore, ma poi gli scappa la frizione e salta fuori il colpo a metà tra dada, surrealismo, costruttivismo russo, con il pensiero politico legato al cosiddetto comunismo di sinistra, consiliarista – luxemburghista-spartachista.

Lu Manone e i galleristi

Campeggia da ieri sulla facciata del Teatro Caio Melisso, in Piazza Duomo (non un posto qualsiasi dunque) una installazione di natura alla “mo che vor dì questo”, dove appare una manona, anche ben curata, che regge qualcosa: presumibilmente un pacco bianco. Una sorta di consegna alla Glovo, ma non si sa se di cibo, o cosa altro. Una sorpresa, magari anche col fiocco. Manco a dirlo installazione subito ribattezzata (lo confessiamo è nostro il copyright) “Lu Manone”.

Essendo una comunicazione tutta visiva, senza nessun medium linguistico o musicale o tattile o, chessò, odorigeno, non rimane che attribuire la pensata festivaliera a qualche installazione situazionista alla moda di certi galleristi contemporanei tanto di moda.

Ne avemmo uno tra noi nei tempi passati meglio noto come il Signore degli anelli, al secolo Gianluca Marziani, quello delle bare d’artista. Tanto off da scatenare il massimo del tono grigio fumo, tanto caro alla ex Giunta de Augustinis che dopo una messa divinatoria con incenso oro e mirra si procurò di cambiare al vertice di Palazzo Collicola il colorato Marziani con il camerlengo Tonelli. Una sorta di messa bizantina, non c’è che dire.

Resta ora da capire se Monique sia in pole position come prossima gallerista del Festival o in realtà l’immaginazione superi anche il trip lisergico più audace mai immaginato, dando vita ad una nuova forma di metaverso artistico direttoriale in cui la luce divina supera ogni barriera. Inclusa quella del suono, suo malgrado, degli strilli di protesta della custode del Caio Melisso, dotata di abitazione all’interno del teatro che avrà una bella manona a coprire polvere, luce e vista per un mese intero (vedi foto). Sicuramente c’è anche lei dentro al pacco di Monique.

Le sciccherie ed i mugugni

Se si fa il conto dell’ultima sciccheria unita ai precendenti colpi da maestro del misunderstanding con la compagnia di Germaine Acogny & Malou Airaud per lo spettacolo di Pina Baush trasferito al Nuovo dal Teatro Romano a causa della metratura del palcoscenico, degli orari sovrapposti di molti spettacoli, dei ben 6 spettacoli nella data di apertura della manifestazione (un unicum ammucchiato mai visto) e delle vetrofanie per i commercianti con la data sbagliata (al posto di 24 giugno c’è il 4 giugno come data di inizio), ecco che il dubbio che Monique voglia spiazzare tutti in un happening situazionista e forse anche più spartachista che altro, coglie forte tutti gli osservatori cittadini.

Qualche mugugno si è già levato dalla politica, ma forse quello che maggiormente brucia è quello che proviene da area Fondazione CaRiSpoleto che in due occasioni ha messo i puntini sulle “i”.

La prima volta in occasione di una assemblea della Fondazione Festival quando il sindaco Sisti, presidente di diritto, ha provato a parlare di riforma dello statuto della Fondazione senza che tutti i soci ne avessero contezza e presa visione, suscitando un intervento secco e bruciante del Vicepresidente di Fondazione CaRiSpoleto (più di 200mila euro di contributo alla baracca, tanto per…), l’Avv. Paolo Feliziani che con fair play inglese ha subito chiesto di soprassedere se prima non si poteva visionare almeno la bozza del capolavoro. Una figuretta da costruttivismo russo d’antan.

A seguire una nota alla stampa locale dell’ex presidente della Fondazione, Sergio Zinni, avvocato pure lui, che annuncia “perplessità” su un paio di aspetti di non poco conto come le “collaborazioni” e gli spazi organizzativi e di spettacolo. Una stilettata degna del periodo dei “torbidi” Russi.

A chiudere la lista del mugugno c’è anche il lungo e dettagliatissimo comunicato stampa del centrodestra spoletino che sente odore di delocalizzazione, detto anche scippo, e che marca il territorio richiamando all’ordine il presidente della Fondazione Festival, il sindaco Andrea Sisti, insolitamente silenzioso sul tema.

Insomma pare proprio che il pacco sorpresa a certi ambienti non piaccia proprio! A meno che “Lu Manone” non consegni davvero altro…in quel caso come si dice “A caval donato…”, non si guarda sicuramente in bocca.

Ma a chi c’è in sella, magari, una occhiatina ogni tanto!


Aggiornamento: ecco di chi è l’idea dell’installazione artistica