Lo aveva promesso, e oggi, 15 luglio, alla attesa conferenza stampa finale a conclusione della 61^ edizione del Festival dei Due Mondi, il direttore artistico Giorgio Ferrara ha fatto consegnare a tutti i giornalisti presenti una cartellina con i numeri della manifestazione dal 2008, anno del suo insediamento alla direzione artistica, ad oggi, inclusi ovviamente anche i risultati di Spoleto61.
Una nutrita lista di dati che fotografano una storia di 10 anni di gestione e che Ferrara ha sintetizzato usando la metafora dei cicli quinquennali che a qualcuno hanno fatto venire in mente vecchi condottieri (o anche timonieri) che sui piani di lavoro spalmati in 5 anni, hanno costruito la loro fama storica e imperitura, nel bene e nel male. “I primi 5 anni abbiamo ricostruito il festival, poi per 5 anni lo abbiamo consolidato e ora avanti a vele spiegate”.
Ma a Spoleto bene e male si sono fusi, creando un equilibrio che pare soddisfi un pò tutti. Rimane qualche combattente ormai sconfitto dalla storia e a cui nessuno ha ancora detto che la guerra è finita, e che al momento risulterebbero irreperibili.
Giorgio Ferrara, nel momento di alzare il Gennaker e farsi trascinare a tutta birra dal vento, ricorda un curioso aneddoto di quando nel 2008 gli fu offerta la direzione artistica di Spoleto, “Era difficile entrare nel cuore degli spoletini dopo quello che c’era stato in precedenza. Quando me l’hanno proposto mi sono detto , ma sì è un mesetto di lavoro che cosa vuoi che sia. Ebbene è cambiata la mia vita! Non mi occupo d’altro per tutto l’anno da 10 anni. Molti mi dicevano, ‘ma tu sei matto, che vai a fare li. non si fa. E’ come un ristorante andato male’, e invece ce l’abbiamo fatta grazie anche al contributo della città, che con le sue durezze i suoi orgogli mi ha insegnato e indirizzato verso scelte importanti”.
Risparmiamo ai lettori la lunga lista dei dati letti dal direttore artistico, ma che sono facilmente consultabili nelle immagini che vi proponiamo a corredo dell’articolo.
Mediamente il bilancio della manifestazione si attesta sui 5 milioni di movimento di cui il 70% e destinato alla produzione artistica. Gli incassi nei 10 anni hanno superato abbondantemente i 7 milioni di euro e in Spoleto61 hanno confermato il trend delle ultime edizioni (al netto del 60esimo edizione speciale in tutti i sensi) con incassi sopra i 600mila euro.
Ferrara tiene molto a sottolineare poi che dei 2.220 collaboratori presenti al Festival, oltre il 70% sono residenti a Spoleto, tanto per zittire la solita solfa sul fatto che i soldi finiscono fuori dalle mura ciclopiche.
Ultima cifra significativa del decennio 2008-2018, quella delle sponsorizzazioni, a certificare l’attenzione del mondo economico verso il Festival come veicolo di immagine e pari a 13.466.000 inclusi il contributo dei Mecenati.
Una attenzione che nasce da scelte artistiche, che non sempre sono state condivise, ma che almeno da 4-5 edizioni a seguire hanno segnato il punto di svolta di cui parlava Ferrara, tali da poter lasciare andare la barca al “suo vento”.
Il sindaco Umberto De Augustinis, aprendo l’incontro odierno, aveva del resto detto con un certo compiacimento, “Lo spettacolo finale in piazza (l’oratorio su Giovanna D’Arco), questa opera così richiesta, ha provocato un vero e proprio assalto al botteghino, tutti vogliono esserci, tutti vogliono partecipare a questa chiusura che sarà particolarmente interessante sotto tutti i punti di vista”.
La citazione non è poi così peregrina, se è vero come è vero che negli ultmi 10 anni ci siamo dovuti sorbettare pensose discussioni e corsivi sbilenchi su cosa fosse giusto per il concerto finale e cosa no. La realtà supera sempre fatti e discussioni, sopratutto quando sono chiacchiere da 4 amici al bar, e le presenze immancabili in piazza Duomo con contorno di ressa per avere un biglietto, sono la migliore medicina per i malati di pressione arteriosa.
Il primo cittadino riconferma che, grazie anche al prezioso aiutino della Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, il comune sarà in grado di assicurare lo spettacolo dei fuochi d’artificio a mezzanotte, da sempre il più visto degli spettacoli del Festival. Ribadita anche la soddisfazione per le presenze qualificate in città.
De Augustinis però non rinuncia a far valere il peso che gli deriva dall’autorità di Presidente della Fondazione e annuncia l’intenzione di presentare la prossima edizione della manifestazione non più a Roma ma a Spoleto, intenzione su cui anche Ferrara concorda, ma con moderato entusiasmo. Una probabile prossima decisione che ha più il sapore dell’orgoglio locale, più che di effettiva smarcatura dal passato, Menotti incluso.
Ferrara poi ci mette del suo a solleticare la spoletinità e aggiunge “c’è un grande entusiasmo, una bella atmosfera, gli spoletini hanno aperto il loro duro cuore, quello morbido ce l’hanno tutti, e vedo un grande consenso intorno al Festival. Siamo anche usciti da certi schemi necessari alla ricostruzione. Se non ci fossero stati Bob Wilson, Luca Ronconi e via dicendo, forse non ce l’avremmo fatta a riprendere il primato tra i festival nazionali ed europei, grazie anche a l’idea del fondatore, Gian Carlo Menotti, di fare un Festival multidisciplinare.”
Nella coda della Conferenza stampa c’è tempo anche per sapere che l’idea di Ferrara per l’apertura del prossimo anno è quella di proseguire il progetto dell’opera contemporanea.
Questa sera inoltre è confermata la presenza al concerto finale del Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta.
Non resta che aspettare le rondini in piazza Duomo.
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Foto: Festival (M.L. Antonelli-Kim Mariani)