Grande successo per il reading del bravissimo attore del testo di Giovanni Tomasi di Lampedusa | Riflessione sul teatro di lettura
Luca Zingaretti è uno splendido attore. E non solo perchè la sua notorietà si fonda su una intepretazione iconica come quella del Commissario Montalbano televisivo, ma perchè i suoi multiformi registri vocali e la sua straordinaria capacità tecnica ne fanno una delle macchine attoriali più interessanti nel panorama italiano.
Detto questo, è opportuno fare una riflessione su che tipo di teatro possa essere un reading di testi squisitamente letterari, come appunto La Sirena di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. andata in scena ieri sera, 29 agosto, al Teatro Romano per Spoleto63.
Riflessione sul teatro di lettura
Tanto più, poi, se nella produzione dello scrittore siciliano (non sterminata), La Sirena rappresenta solo una piccola parte, pubblicata postuma.
Indubbiamente il testo ha delle peculiarità di sintassi, e descrittive che ne fanno uno scritto di grande fascino.
Più volte però abbiamo espresso i nostri dubbi su una simile forma di spettacolo, o meglio, messa in scena, dove di fatto lo spettatore delega all’attore di turno la costruzione del proprio immaginario che si sarebbe dovuto creare invece al momento della eventuale lettura personale.
Per spiegarci meglio, Luca Zingaretti, pur nella sua eccezionale capacità attoriale, legge il testo secondo una sua visione delle cose. Una sua drammaturgia.
Anche fosse una descrizione, come ad esempio quella del profumo del rosmarino che si trova sui Nebrodi, il sapore del miele di Melilli, o la straordinaria attenzione nel mangiare Ricci di mare da parte del Senatore La Ciura, l’attore scolpisce con la sua tecnica vocale su punti precisi della scrittura per trasmettere una emozione, un immaginario appunto, che è solo quella dello stesso interprete.
Difficile pensare che possa essere la stessa sensazione per tutti gli spettatori presenti che potrebbero leggere lo stesso testo creandosi una propria immagine e una propria sensibilità, legata peraltro a molti fattori collaterali quali il tempo, le circostanze, la salute, lo stato di benessere, la propria conoscenza culturale o molto altro.
Dunque ci si ritrova a teatro per osservare le straordinarie capacità di un attore, con il rischio che ci si soffermi più su Zingaretti e si ponga per contro meno attenzione al testo di Tomasi di Lampedusa, o viceversa.
Il “morto orale”
Rischiando di essere maledetti per la continua citazione, l’operazione vista al Teatro Romano (già più volte nel corso della programmazione del Due Mondi firmato Giorgio Ferrara) è quella che potrebbe così essere riassunta : “Voce come ri-animazione (rigor-mortis) del morto orale che è lo scritto”(Carmelo Bene).
Si potrebbe arrivare all’assurdo di una presenza a teatro del pubblico che non produca nulla nello spettatore in termini di epifanie alla James Joyce, perchè estraneo del tutto ad un testo, ma che invece dia seppur minime scosse animiche solo per le piroette vocali dell’attore-lettore.
E detto questo, però, è evidente in Luca Zingaretti una straordinaria capacità modulativa ed interpretativa che ha decisamente coinvolto il pubblico del Teatro Romano e che ha riempito tutti i posti disponibili secondo i criteri di sicurezza per la pandemia.
Applausi e molti “bravo” indirizzati ai protagonisti della bella serata.
Splendide anche le musiche eseguite dal vivo dal M° Fabio Ceccarelli e scritte da Germano Mazzocchetti.
Inutile interrogarsi su quanto sia dovuto al successo televisivo o alla conoscenza di ciò che si andava a vedere. Ci rinunciamo.
Foto:Tuttoggi.info